VIDEO 8 marzo, l’appello: In caso di violenza chiamate il 1522. A Latina segnali sottovalutati

08/03/2018 di

Per combattere la violenza sulle donne non servono altre leggi majhbn una rivoluzione culturale, più centri antiviolenza e maggiore specializzazione degli operatori che entrano in contatto con una donna che denuncia, dai medici alle forze dell’ordine, per evitare pericolose sottovalutazioni, come talvolta accade.

A parlarne, in un’intervista dall’ANSA nel centro antiviolenza Maree a Roma, è l’avvocato penalista Rita Mone, dell’Associazione Differenza Donna. In Italia ci sono buone leggi per contrastare la violenza sulle donne, come la legge sul femminicidio del 2013, e i provvedimenti cautelari per allontanare un uomo violento si possono prendere subito: è così che tante donne si sono salvate.

«Quello che noi dobbiamo pretendere – dice l’avvocato – è la specializzazione degli operatori che entrano in contatto con le vittime. Non possiamo più accettare che il destino di una donna vittima di violenza dipenda dalle persone che incontra sul suo cammino». Spesso una donna deve giustificarsi, portare prove, non sempre è creduta. «Capita perfino – spiega l’avvocato – in sede di denuncia o in tribunale che alla donna venga chiesto ‘che cosa abbia fatto per provocare quella reazione?’». In Italia sono circa 9 milioni le donne molestate o maltrattate, oltre 100 quelle uccise ogni anno. «Sappiamo – afferma la psicologa del centro Maree, Loredana De Rosa – che le denunce sono solo la punta dell’iceberg e pure sono tantissime. Sicuramente il numero dei centri antiviolenza e delle case rifugio andrebbe incrementato».

Cosa è accaduto a Latina, teatro dell’ultima strage? «Non è stata data la giusta attenzione alla richiesta di aiuto di quella donna – prosegue l’avvocato Mone -. Lei aveva fatto tutto ciò che poteva fare. È mancata la risposta delle istituzioni».

Poi c’è la testimonianza di chi ce l’ha fatta. Suvada, una donna montenegrina, ha subito e sopportato per 13 lunghi anni atroci violenze di suo marito, italiano. Fin quando ha trovato la forza di scappare di casa con i tre figli, di 3, 8 e 10 anni. È stata accolta con il nucleo familiare nel centro Maree dove è stata aiutata a ritrovare serenità e poi un lavoro. Oggi Suvada è tornata a nuova vita e vuole essere felice.

Per questo dice alle altre donne: «Non subite maltrattamenti, chiamate il 1522 o il centro antiviolenza più vicino a voi. Reagite».