AIELLI: PDL, LA SCISSIONE E’ FATTA

30/04/2010 di

di ALESSANDRO AIELLI *

La scissione è ormai fatta (“mai più con loro” hanno detto in conferenza stampa gli ex di AN rivolgendosi agli ex forzisti del PDL che hanno provocato il commissariamento). Ora, con questo impegno,  debbono dimostrare di avere davvero a cuore gli interessi della città e che alla base della apprezzabile presa di distanza non ci sono esclusivamente le così dette logiche di potere, ma questioni più profonde e meritevoli che investono il destino della nostra città e della provincia.

     Se questo accade c’è la possibilità di ergere una larga alleanza per contrastare, innanzitutto, le mire “colonizzatrici” che puntano a fare di Latina una colonia della Fondi fazzoniana.

     Noi crediamo che  si debbano affrontare e sciogliere, non solo con loro, ma con tutte  le forze che si riconoscono antagoniste al berlusconismo leghista del PDL, dei nodi fondamentali, politici e programmatici,  in vista della costruzione di un’alleanza omogenea ed ampia per le comunali di Latina (sulla quale anche il PD dovrebbe ragionare).     

     Abbiamo individuato tre punti su cui occorre confrontarsi e fare chiarezza.

     Innanzitutto occorre riportare l’asse della politica provinciale sul capoluogo, come è giusto che sia: Latina non può farsi dettare la linea dalle spinte  colonizzatrici provenienti Fondi o (addirittura) da Cisterna, è Latina che deve tornare a dettare la linea. Latina deve riappropriarsi del  ruolo che le compete di capoluogo di provincia e  di seconda città del Lazio dopo Roma.

     Questo è il primo punto politico fondamentale da condividere all’interno di una larga alleanza, probabilmente, l’origine  di tutti i guasti  della politica non solo comunale ma anche provinciale, ed anche la causa del nostro punto di debolezza in ambito regionale.

      Occorre poi prendere atto che è necessario   realizzare un nuovo Piano Regolatore Generale, perché per bloccare le mire “colonizzatrici” occorre innanzitutto rimettere un argine al fiume degli interessi che  scorrono verso l’edilizia, dunque occorre ripristinare “la regola” del PRG che porta a costruire un’idea di  città differente, non basata sulle speculazioni ma su una forma di città che riscopra il legame con il territorio e con chi lo abita.

      Infine le forze politiche che vogliono veramente essere protagoniste di un  nuovo rinascimento della nostra città (Pennacchi, giustamente con l’enfasi del romanziere acuto la definisce “nuova bonifica”), ora debbono avere la capacità di fare un passo indietro e di intuire che non è questo  il momento delle “candidature di bandiera”: la bandiera ora diventa  la difesa di un nostro modello di città, che sia la città di tutti e non delle speculazioni. Dunque no a candidature “di apparato”, ma individuare una candidatura che sia ampiamente rappresentativa  della città e non di questa o di quella parte politica. Se oggi non si capisce questo e il PD presenta una propria candidatura di bandiera per rivendicare il  primato effimero dell’identità ideologica, se la componente ex AN dovesse fare lo stesso e se anche noi, per forza di cose, dovessimo essere costretti a fare la medesima cosa, avremmo perso una grande occasione di cambiamento e finiremmo per fare il gioco dell’avversario che, in una conta tra candidature di bandiera, si può prevedere che avrà la meglio appropriandosi della città.

      * Consigliere Capogruppo di Alleanza per L’Italia