CROCIFISSO A SCUOLA E CAMICIE NERE

09/12/2009 di

Gentile redazione,

La recente Sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sul crocifisso nelle scuole ha certamente destato l’attenzione di gran parte degli italiani.

Come è naturale che sia per un argomento di tale complessità si sono registrate diverse vedute anche trasversali: la palma della più strampalata però è stata riportata sulla prima pagina di uno dei quotidiani più noti nella provincia, Latina Oggi.

Secondo l’editoriale anonimo di sabato 5 dicembre titolato "la croce della dignità", i giudici di Strasburgo -che lo sconosciuto scrittore chiama con quel rispetto che appartiene solo ai grandi "paludati ermellini di Strasburgo"- non riusciranno a cancellare un simbolo unificante per gli italiani.
Bene, dirà qualcuno, si può essere d’accordo, da millenni il simbolo cristiano si sforza di essere, con gli alti e bassi storici che tutti conosciamo, un riferimento per l’umanità intera verso la carità, la fratellanza, la pietà.

Per l’editorialista del quotidiano invece la croce viene a trovare la sua massima espressione nei legionari "che cantavano incamiciati di nero prima di lanciarsi in battaglia". Con un crescendo di stupore si legge che il simbolo cristiano, poi, sarebbe rappresentativo delle gesta sempre delle camicie nere sul fronte di guerra greco-albanese del ’41. Anche i mitici "Battaglioni M" -si legge- avrebbero avuto "la croce nel cuore" allorchè "mostrarono al mondo intero il senso di una identità … all’epopea dell’ardimento, della gloria, dell’onore". Ma è una vera ossessione quella di Latina Oggi per le camicie nere.: sono infatti ancora i camiciati ad avere il primato quando morirono "inneggiando alla croce" respingendo i soldati titini o quando infransero ad Ardea i migliori battaglioni britanni sbarcati ad Anzio.
Nella prima pagina del noto quotidiano abbiamo così scoperto l’identità dei nuovi martiri: le camicie nere, naturalmente.

Ma sul serio si può fare leva su tali accostamenti guerreschi per indurci a pensare che "la sentenza colpisce al cuore il primo diritto di un popolo di identificarsi nella croce" e che per tale motivo gli italiani definiti ancora oggi "vincitori e vinti", debbano tenere esposto il crocifisso nelle scuole? Cioè gli studenti, nel vedere la croce affissa al muro dell’aula, dovrebbero riflettere sulle "memorabili" imprese delle camicie nere? O invece piuttosto che un editoriale da prima pagina, dovremmo considerarlo un pietoso accostamento di un signore perso nella notte dei tempi, quasi fossimo rimasti a 100 anni fa o alle guerre sante?

A chi con un esaltazione così commovente per guerra, ardore, e onore, non ha avuto nemmeno il coraggio di mettere una sigletta a piè di tale sconclusionato articolo, proponiamo un vecchio ma ancora efficace modo di dire: sveglia, la guerra è finita!

Questo nostalgico e quantomeno bizzarro accostamento tra guerra e croce, mi pare invece sia da considerarsi fortemente offensivo per cristiani e non.

Considerato che tali "considerazioni" sono arrivate alla lettura di migliaia di persone, sarebbe quantomeno interessante un chiarimento sul significato del simbolo cristiano da parte della più alta autorità spirituale del territorio, che forse ne capisce un po’ di più di tale argomento, il Vescovo di Latina, a cui la presente viene inviata per conoscenza.

Massimo de Simone