CROCEFISSO IN AULA, UN’INSEGNANTE SCRIVE AL SINDACO DI PRIVERNO

14/11/2009 di



Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta al Sindaco del Comune di Priverno.

 

Le scrivo come libera cittadina di questo Comune. Incidentalmente sono anche insegnante, ma preferisco esporre le mie argomentazioni fuori dal contesto lavorativo, in maniera del tutto personale ed assumendomi la piena responsabilità di quanto scriverò.

Ho appena letto l’ordinanza con la quale lei impone l’affissione del Crocefisso nelle aule scolastiche e precisa che ai trasgressori verrà comminata una ammenda di 500 euro. In quello stesso comunicato avverte che saranno effettuati dei controlli affinché nessuno evada a questo obbligo. Sono sdegnata sia per i modi che per la sostanza del comunicato e non intendo stare zitta di fronte ad un atto formale così rigido e irriguardoso della libertà individuale e collettiva. Avrei accolto diversamente l’invito o la raccomandazione di un Sindaco che avesse chiesto alle istituzioni scolastiche e ai suoi componenti di avviare una analisi approfondita della questione, ma questo provvedimento ha il sapore di una prevaricazione inaccettabile.

Mi pare una presa di posizione politica nei confronti della Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo più che un atto di vera e profonda convinzione religiosa. Lei fa leva sul sentimento popolare e troverà larghi consensi cavalcando l’onda dell’emotività, ma ha perso l’occasione per essere il Sindaco di tutti, quello che sulle differenze di vedute sa aprire e condurre un dialogo costruttivo.

Per inciso, qui non si tratta di avere o meno il Crocefisso appeso alla parete. I regolamenti del 1924 e del 1927 che Lei cita gli attribuiscono la funzione di puro e semplice arredo scolastico, alla stregua di banchi, sedie, armadi e lavagne. Se Lei invece venisse nelle nostre scuole constaterebbe che è lì, muto testimone dei nostri sforzi quotidiani. Mi piace pensare che Cristo non sia racchiuso in un simulacro di gesso, ma che ci guardi benevolo mentre insegniamo ai nostri alunni i valori che Egli ci ha trasmesso: l’uguaglianza, la fratellanza, il rispetto per gli altri, l’attenzione ai problemi altrui, la solidarietà, l’ascolto empatico e, soprattutto, la libertà di essere e agire.

Ed è per questo che Le rivolgo questa lettera. Se deve avviare una guerra santa non la faccia nel Suo nome. Non credo gradirebbe. Chiudo con la citazione del vice parroco dei Santi Pietro e Paolo di Catania, don Salvatore Resca: “ La croce non si appende alle pareti; i cristiani sanno che si carica sulle proprie spalle per incamminarsi con essa dietro Gesù Cristo.  Il Crocifisso è il simbolo della fede. Non è un simbolo culturale o un collante di identità etniche e nazionali. Ridurlo a questo vuol dire depauperarlo, svuotarlo, impoverirlo di significato; ed è quello che è esattamente avvenuto: abbiamo aule scolastiche e aule di tribunali piene di crocifissi appesi al muro e vuote di cristiani, veri ed autentici”.

Ci pensi Sindaco. Nella sua posizione di primo cittadino Lei deve essere un esempio di tolleranza e apertura mentale, di disponibilità e ascolto partecipato. Perché, allora, umiliare tutti noi con un ordine tassativo che ci impone un’obbedienza muta?

In fede

Anna Maria Scampone