Arsenico nell’acqua, le accuse di “Latina Città Trasparente”

29/11/2010 di

Gentile direttore,

la politica provinciale ci ha abituati ad incongruenze ed incoerenze, ma è
dovere dei cittadini liberi, onesti, lavoratori, evidenziarle e denunciarle,
pena diventarne colpevoli complici.

A proposito delle vicende dell’acqua all’arsenico, in quanto componenti della
comunità locale non possiamo che esprimere preoccupazioni sapendo che Latina,
Aprilia, Sabaudia, Cisterna, Cori, Priverno, Sermoneta, Sezze e Pontinia,
compaiono nell’elenco dei 128 comuni della penisola che superano i livelli di
legge fissati dalla UE in quanto a percentuali di arsenico nell’acqua.

Preoccupazioni serie, visto che gli alti limiti di questa sostanza possono
favorire l’insorgenza di gravi malattie come il tumore e che comunque l’UE
pretende ora l’attivazione di ordinanze per rendere non potabile l’acqua.

E’ un problema serio, serissimo, che non ammette strumentalizzazioni di natura
politica da parte di nessuno.

Comprensibile che l’aspirante candidato sindaco Fabrizio Cirilli non abbia
resistito alla tentazione di cavalcare la tigre, ma altrettanto inevitabile
considerare che colui che denuncia “una vergognosa superficialità” in tema di
informazione e gestione del servizio, non consideri che lanciando strali contro
la classe politica, oltre che contro il gestore, di fatto accusa se stesso di
altrettanta superficialità quando non di incapacità di gestire politicamente ed
amministrativamente un territorio.

Va ricordato che contestualmente al verbale di consegna all’Ato e all’ente
gestore Acqualatina degli impianti idrici (acquedotto, fogne, depurazione) e
del servizio (bollette, ecc.),  conseguente ad un obbligo di legge (la legge 5
gennaio 1994 ha obbligato gli Enti che gestiscono impianti a scopo irriguo a
costituirsi in Ambiti Territoriali),  il Comune di Latina pretese la firma di
un Protocollo d’Intesa a garanzia dei livelli occupazionali e a tutela dell’
ambiente (risanamento igienico-sanitario dei corpi idrici e della fascia
costiera attraverso l’estensione, l’adeguamento e la qualificazione del sistema
fognario e depurativo).

Che Acqualatina non abbia rispettato quel protocollo, è nei fatti. Così come
sono storia (riscontrabile su datati articoli di stampa), le battaglie condotte
in assoluta solitudine dal sindaco Vincenzo Zaccheo che arrivò, il 4 giugno
2005, all’ultimatum contro il gestore, annunciando  – anche di fronte al
progressivo aumento della tariffa, l’avvio “di una riflessione profonda sul
ruolo da assumere e su eventuali diverse modalità di gestione del servizio da
mettere in campo per il futuro”.

Mai una presa di posizione, all’epoca, né da parte dell’allora consigliere
regionale Fabrizio Cirilli, né da parte del suo gruppo di riferimento in aula
consiliare.

Ecco perché appare ridicolo, oggi, sentir parlare di carenze, insufficienze,
latitanze della politica.

Ed ancor più ridicolo è riflettere sulla circostanza che tale posizione venga
espressa solo ora che a presidere Acqualatina non è più il sen. Fazzone,
sponsor – come si sa – di quella lista Fazzorilli che dovrebbe portare quest’
ultimo alla carica di sindaco di Latina.

Se si è giunti alla situazione che oggi l’UE denuncia, lo si deve anche a chi,
in questi anni, ha avallato senza riserve l’operato del gestore, determinando
una situazione che ci pone ai limiti della vivibilità.

Altro che carenze e latitanze, dunque.

Le colpe sono di chi troppo a lungo si è dimenticato di questa città e di
quello che ha fatto e non ha fatto, pretendendo peraltro oggi candidature e
posti in sole che rischierebbero di fare di Latina una succursale di centri di
potere insediati nel sud pontino.

Davide Valenza (presidente di Latina Città Trasparente)