Rifiuti, l’inchiesta ora guarda ai politici

16/01/2014 di

Accelera e si allarga l’inchiesta sui rifiuti che a Roma ha portato all’arresto di sette persone tra manager, dirigenti regionali e il patron di Malagrotta Manlio Cerroni, il re delle discariche nel Lazio. Dopo i primi interrogatori la Procura di Roma ha intenzione di allargare il raggio degli accertamenti che prenderanno nuovo vigore dalle audizioni. Si tratta di scandagliare più di 40 anni di storia della gestione dei rifiuti e dei tantissimi rapporti che Cerroni ha avuto con molti politici e le varie giunte di ogni colore che si sono succedute in Campidoglio e alla Regione Lazio.

Cerroni si è definito «un esperto in materia di rifiuti», uno da cui tutti andavano, «i politici mi cercavano», ha riferito. E su questo aspetto punterà in particolare la memoria che la difesa di Cerroni depositerà nei prossimi giorni per dimostrare che il re delle discariche «era cercato» e non «cercava» i politici, dunque non operava «pressioni» ma era «pressato».

Fatto sta che Cerroni per decenni ha operato in una sorta di regime di monopolio perchè la maggior parte delle discariche e degli impianti a Roma e nel Lazio facevano parte del suo impero di società dedicate al settore. Ed è per questo che i prossimi step d’indagine cercheranno di accertare la correttezza dei meccanismi che portarono a continue proroghe e autorizzazioni per i siti gestiti direttamente o indirettamente da Cerroni. Insomma al vaglio dei pm il livello politico ma anche quello burocratico che hanno portato ad atti tutti a favore del ras delle discariche.

L’unico politico per ora indagato per falso e abuso di ufficio è l’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo per avere firmato l’autorizzazione del termovalorizzatore di Albano. Ma secondo l’accusa gli arrestati a vario titolo avrebbero operato pressioni sistematiche sui vari esponenti politici sia in Regione che in Campidoglio per ottenere le varie autorizzazioni. Non è escluso dunque che alcuni di loro, ovvero i politici oggetto del pressing, verranno sentiti. Prima di Cerroni, oggi è stato interrogato a Bruno Landi, ex presidente della Regione Lazio raggiunto anch’egli da un provvedimento di custodia cautelare. Landi fu il primo tassello della fortuna imprenditoriale di Cerroni e divenne poi una sorta di braccio destro.

Oggi, intanto, si completerà il primo giro di interrogatori. Davanti al gip sfileranno Luca Fegatelli, già dirigente dell’Area Rifiuti della Regione Lazio, e Raniero De Filippis, responsabile del Dipartimento del territorio della Regione Lazio. Il primo è indicato nell’ordinanza come una sorta di «referente politico» di Cerroni. E per l’accusa avrebbe più volte tentato di inquinare le prove. Ma i pm non si fermano solo al ciclo dei rifiuti vero e proprio ma indagano anche all’inquietante episodio del furto della prima richiesta d’arresto per Cerroni e gli altri sei. La sparizione avvenne dall’ufficio del gip e il magistrato se ne accorse solo a luglio. Ieri sul fatto si è espressa anche il ministro Cancellieri: «vediamo prima di conoscere meglio la vicenda» ha detto il guardasigilli facendo intendere che per ora non è stato avviato nessun accertamento in merito.

CERRONI INTERROGATO. «Io non sono a capo di nessuna associazione a delinquere: erano i politici a cercare me. Ho salvato Roma e mi dovrebbero far una statua». Manlio Cerroni non si è risparmiato davanti al gip e nel corso dell’interrogatorio di garanzia l’87enne patron di Malagrotta in maniera lucida e diretta ha raccontato, dal suo punto di vista, quel sistema Malagrotta che, a suo dire, «ha evitato a Roma di finire in emergenza». Per oltre tre ore Manlio Cerroni, il «supremo» gestore del ciclo rifiuti per decenni nel Lazio e nella capitale e uomo chiave nell’indagine romana, ha risposto a tutte le domande poste dal gip nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia. Dal giorno della sua laurea all’ascesa a dominus del sistema di smaltimento nella Capitale e nel Lazio. Un discorso «sui massimi sistemi» in tema di rifiuti in cui si è ritagliato, a più riprese, il ruolo di salvatore della patria. «Io ho salvato Roma dal caos rifiuti, in questa materia sono l’oracolo», ha affermato davanti al gip Massimo Battistini e a pm Alberto Galanti. L’imprenditore si è spinto a dire che dovrebbe essere costruito un monumento in suo onore «per quello che in questi anni ho fatto».