PROTESTA PASTORI IN MILLE A ROMA, PARTE TAVOLO OPERATIVO

07/09/2010 di

Dalla Sardegna la protesta di chi con la pastorizia non riesce più a sbarcare il lunario – tra latte e carni deprezzate e pecorino Romano in eccedenza sul mercato – sbarca davanti al ministero delle politiche agricole. Oggi un migliaio di pastori aderenti a Coldiretti hanno organizzato un sit-in davanti al Mipaaf, lamentando la crisi del settore e la concorrenza sleale portata dallo stesso Stato italiano, proprietario attraverso la Simest, secondo la denuncia dell’organizzazione agricola, di una industria che in Romania, con latte romeno e ungherese, produce formaggi di pecora ‘spacciatì come Made in Italy. Ma la Simest ha precisa all’ANSA che «Sulla fabbrica romena Lactitalia da noi partecipata sono state dette delle inesattezze, soprattutto non produciamo prodotti a marchio ‘made in Italy»’.«Ci sorprendono queste notizie – aggiunge Simest – e comunque stiamo approfondendo con i Fratelli Pinna, nostri partner industriali, i contorni di questa vicenda che ci sembra un equivoco in quanto configurerebbe un’azione contro i propri prodotti italiani, ovvero contro se stessa». «Sarebbe opportuno a questo punto che, non tanto la Simest, ma chi la controlla ci spiegasse in dettaglio – controreplica Coldiretti – in quali altre imprese è coinvolta nel mondo nella produzione di finto Made in Italy, alimentare e non, che fa concorrenza sleale alle imprese italiane». Mentre i fischietti e gli striscioni di Coldiretti animano via XX Settembre, nel dicastero dell’agricoltura si decide nella riunione predisposta con le organizzazioni agricole e i rappresentanti delle Regioni di dare le prime risposte all’emergenza. Giovedì – come rende noto l’assessore all’agricoltura della Regione Sardegna Andrea Prato – partirà un tavolo operativo che, sotto la regia del ministero e la partecipazione delle tre Regioni maggiormente interessate dal problema – Sardegna, Lazio e Toscana – metterà a punto entro dieci giorni una piattaforma unitaria di azioni. Il ministero attiverà anche una Commissione che, dopo la denuncia di Coldiretti, farà luce su eventuali aziende che producano ‘italian sounding’. La stessa Coldiretti evidenzia come ci sia stato un calo del 10% nell’export di pecorino nei primi cinque mesi dell’anno, dovuto anche alla diffusione sui mercati esteri di prodotti di imitazione che sfruttano impropriamente l’immagine del Made in Italy. Un fenomeno – precisa Coldiretti – che sta facendo sentire i suoi effetti anche sul mercato nazionale dove si registra invece il preoccupante aumento delle importazioni di prodotti a basso costo e qualità da spacciare come italiani, che sono addirittura quintuplicate (+403%) rispetto al 2009. Intanto i rappresentanti della filiera seduti oggi al tavolo ministeriale hanno già definito una piattaforma unitaria di richieste dove, tra le altre cose, si chiede un intervento di ritiro dal mercato del pecorino romano per smaltire gli stock prodotto, la ristrutturazione del debito delle imprese, il ripristino della fiscalizzazione degli oneri previdenziali per le zone montane e svantaggiate, la reintroduzione del bonus gasolio per le serre, miglior accesso al credito, informazioni sulle dinamiche di mercato, anticipazione dei pagamenti comunitari (Pac) e tempestività nei pagamenti delle indennità compensative del Psr.