COSSIGA: L’ULTIMO SALUTO PRIMA DEL RITORNO IN SARDEGNA
Come lui aveva disposto, con esequie celebrate in forma prettamente privata, Roma ha dato il suo ultimo saluto al presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga. Alle 7:20 di un fresco mattino d’estate, il carro funebre ha attraversato una ancora deserta via del Corso prima di fermarsi davanti alla chiesa di San Carlo. Ad attenderlo, i figli di Cossiga, Giuseppe, in abito grigio scuro, e Anna Maria, vestita di nero. Attorno a loro alcuni parenti, i collaboratori storici, gli uomini della scorta del presidente emerito e pochi amici intimi. Don Claudio Papa, prete sempre vicino alla famiglia negli ultimi nove giorni del ricovero in ospedale, ha officiato una cerimonia molto intima, accompagnata solo dalla musica di un organo. Ai piedi dell’altare il feretro, coperto dal tricolore e dalla bandiera sarda dei quattro Mori. Ai lati due vasi di rose rosse a gambo lungo e un cero bianco. Seduti al primo banco, l’uno di fianco all’altro, Giuseppe e Anna Maria, visibilmente commossi. «Leggo la vita del presidente Cossiga come motivo per vivere il Vangelo e testimoniarlo in tempi e circostanze difficili», ha detto nella sua omelia don Papa. Il sacerdote ha ricordato la profonda fede di Cossiga e la sua consapevolezza della «responsabilità verso la propria vita ma anche verso la società civile». Seduti tra i banchi annuivano commossi l’onorevole Enzo Carra, che poco prima aveva letto la seconda lettura, e Fedelissimi di una lunga carriera politica, tra cui il capo di Gabinetto Alfredo Masala e Paolo Naccarato, sottosegretario nell’ultimo governo Prodi. Per l’ultimo saluto a Cossiga Naccarato indossava una cravatta blu scuro, con il disegno stilizzato di quattro gatti dorati: l’aveva disegnata lo stesso presidente nel 1997, dopo aver dato vita all’esperienza politica che aveva battezzato dei «quattro gatti», appunto. Al termine della cerimonia durata 45 minuti, ricevuta la benedizione di don Papa, nel silenzio che lo aveva accompagnato all’ingresso il feretro di Cossiga è stato portato fuori della chiesa. Ad attenderlo quattro motociclette dei carabinieri, pronte a scortare il piccolo corteo funebre verso l’aeroporto di Ciampino. Da lì il presidente merito della Repubblica ha lasciato per l’ultima volta Roma, teatro di una lunga carriera politica, per andare a ricevere l’ultimo saluto dalla sua terra sarda, cui era sempre rimasto orgogliosamente legato.