SMOG, A ROMA RECORD DI MORTI PER PM10

24/06/2010 di

Con 1.508 morti all’anno è Roma la città italiana a detenere il triste primato di decessi per l’inquinamento dell’aria dovuto alle polveri sottili. È quanto emerge da una ricerca di Nomisma, presentata in occasione del convegno Vert dedicato al trasporto sostenibile. Il rapporto riporta i dati sui valori medi di concentrazione di polveri sottili nel triennio 2006-2008 delle prime 15 città italiane.

Un inquinamento, quello delle polveri sottili provocate dalla combustione dei motori, che costano 3,8 milioni di euro, in base al numero dei ricoveri attribuibili al pm10 e costi relativi a terapie adottate in contesti extra-ospedalieri (spese per farmaci, riabilitazioni). Per questo il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha annunciato che «il ministero sta valutando un piano per le auto elettriche. Per le grandi città l’elettrico è la soluzione». Il ministro pensa ai taxi e sul piano elettrificazione «il ministero ha avviato questo tipo di confronto». Per Roma, comunque, «il problema è la congestione da traffico e non un inquinamento come la Pianura Padana». Al record di decessi di Roma seguono quelle di Milano (906) e Torino (813). Pronta la replica del Campidoglio, per bocca del presidente della Commissione Ambiente Andrea De Priamo: «I dati che l’indagine di Nomisma ha reso noti sono riferiti al triennio 2006-2008 e bocciano senza appello le politiche ambientali del centrosinistra. Da quando si è insediata l’amministrazione Alemanno la situazione è nettamente migliorata e attualmente tutte le centraline fanno registrare un numero di sforamenti di Pm10 assolutamente inferiore rispetto al passato». Per De Priamo «i numeri sono chiari e riportano nel 2009 il 47% dei superamenti in meno rispetto al 2007. Un trend in costante miglioramento confermato anche dal primo semestre del 2010. Dall’1 gennaio al 21 giugno 2010 infatti i superamenti di tutte le centraline sono stati 154. Nello stesso periodo del 2008 si era arrivati a 282 superamenti mentre nel 2007 (1 gennaio-21 giugno) si era toccata quota 416 sforamenti», anche se «siamo consapevoli di avere ancora molta strada da percorrere».