Elezioni a Roma, sfida Marino-Alemanno. Flop dei grillini

28/05/2013 di

La sfida era annunciata. Gianni Alemanno e Ignazio Marino vanno al ballottaggio in una Roma che ha perso metà dell’elettorato: il chirurgo e la sua coalizione al 43% staccano il sindaco uscente che si attesta al 31%. Ma ora entrambi sanno che per vincere devono conquistare l’elettorato disperso. Quei tantissimi romani in fuga dalle urne, spaventati o stanchi da troppa o poca politica.

Persino in fuga dall’antipolitica di M5S che crolla nella capitale arrivando al 14% dopo il 27,7% delle politiche. E che non premia pienamente neanche una novità civica e di territorio come il movimento di Alfio Marchini, imprenditore romanissimo, che si ferma al 7,9%. Anche un voto di nicchia come quello per la sinistra di Sandro Medici si blocca all’1,7%. La vittoria per il futuro sindaco di Roma si giocherà su quelle tantissime schede inutilizzate che giacciono nei seggi romani disertati da molti. Perchè, come osserva Gianni Alemanno, «nessuno vuole essere sindaco del 50% dei romani». Lo sa bene l’esperto e navigato sindaco uscente che riconoscendo come «la partita è ancora aperta» indica anche il campo di gara «dove combattere fino alla fine».

«Bisogna portare al voto metà dei romani, bisogna capire il perchè dell’ astensionismo soprattutto dei giovani», dice parlando dal suo comitato e primo tra i candidati a rompere il ghiaccio. Ignazio Marino invece parla tardi, molto tardi. Fa un discorso pragmatico, di politica realissima. Parla di «buche, senza casa, senza lavoro». Ringrazia chi «ha votato». E sentenzia «la città vuole cambiare, la corsa però non è finita». Poi fa un indiretto appello agli elettori dell’M5S «abbiamo temi in comune», e un complimento ad Alfio Marchini che ha ottenuto «un risultato rispettabile».

Un Marino in versione politica forse anche per la presenza accanto a lui del Pd. Dopo una campagna elettorale senza, oggi il partito c’è. E precede le poche parole di Marino. È un Pd col volto vincente di Nicola Zingaretti e quello pacato di Enrico Gasbarra, segretario regionale. Si complimentano per gli ottimi risultati, «anche del Pd che le proiezioni danno al 26%», sottolinea il segretario regionale. Perchè il candidato Marino, reduce da una campagna elettorale con un Pd polverizzato a livello nazionale e decapitato nella segreteria cittadina, ha fatto di necessità virtù e forse il risultato, dice più di un fedele del chirurgo, lo ha strappato per il suo smarcarsi dal partito che non c’è. Gugliemo Epifani si complimenta per il risultato e in serata, al comitato, arriva anche Nichi Vendola. Alemanno invece dopo una tiepida investitura ha potuto contare su tutta la coalizione, Fdi e La Destra di Storace comprese. E soprattutto Berlusconi. Ora che tenta il bis l’ondata di astensionismo più che un elemento negativo potrebbe essere un’occasione. Ha fatto una campagna elettorale paradossalmente in salita il sindaco, a combattere con Parentopoli e inchieste. Ora spera. «Il ballottaggio non è il secondo tempo di una partita ma un match totalmente diverso -riflette- Su Rutelli nel 2008 ho vinto per 84mila voti, ora da Marino mi separano 124mila preferenze».

La rimonta, spiega, è possibile. I due outsider Marcello De Vito e Alfio Marchini si guardano attorno. Marcello De Vito ammette il calo di M5S pur considerandolo «non vistoso». Non accusa nessuno, tanto meno Beppe Grillo, «non avrei preso più voti se fosse stato più presente», ma sottolinea «il movimento non è lui». E annuncia che i pentastellati faranno opposizione. Dunque per ora nessuna indicazione di voto. «Io personalmente non votero», dice ma poi apre un flebile spiraglio: «non escludo comunque una consultazione on line». Chi canta vittoria, ma l’avrebbe cantata comunque perchè «abbiamo ucciso il consociativismo», è Alfio Marchini, l’imprenditore dal senso civico, che sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi, migliori di quelli che hanno ‘arredatò Roma nella sua campagna elettorale col cuore-tormentone, giudica il risultato ottenuto «straordinario: un popolo si è messo in marcia». Non parla di endorsement l’accorto Marchini ma, precisa, «non farò il vice di nessuno ma faremo una grande attenzione ai programmi e ai valori».