Morta Carla Verbano, una vita aspettando giustizia per il figlio ucciso

06/06/2012 di

È morta a 88 anni dopo averne passati 32 a chiedere giustizia per suo figlio, ucciso poco più che adolescente da killer ancora sconosciuti in uno dei feroci delitti degli anni di piombo a Roma. Carla Zappelli Verbano era malata da molto tempo, ma non aveva mai smesso di pretendere la verità su Valerio, assassinato a pochi giorni dal suo diciannovesimo compleanno, il 22 febbraio 1980.

Militante comunista, il ragazzo venne sorpreso nella casa di Monte Sacro da tre uomini armati che spacciandosi per amici erano entrati in sua assenza e avevano immobilizzato i genitori. Al rientro Verbano fu aggredito, riuscì a disarmare uno degli assalitori, ma mentre cercava di fuggire dalla finestra venne colpito alle spalle con una pistola con il silenziatore. Morì durante il trasporto in ospedale. Un omicidio su cui non è ancora stata fatta luce. Verbano aveva realizzato un dossier su alcuni militanti del quartiere appartenenti ai Nuclei armati rivoluzionari (Nar), gruppo terroristico di estrema destra attivo in quegli anni. Un possibile movente.

Le indagini si indirizzarono soprattutto in quegli ambienti – dopo una prima rivendicazione dall’estrema sinistra, ritenuta inattendibile -, ma tutti gli indiziati vennero alla fine assolti. Nel febbraio 2011, però, a 31 anni dal delitto, la procura di Roma che aveva riaperto le indagini iscrisse due nomi nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario. Due uomini sulla cinquantina con un passato da simpatizzanti di Terza Posizione – altro gruppo neofascista – e dei Nar. I due sarebbero stati identificati dopo un’attenta rilettura del fascicolo processuale e poi anche identificati da alcuni testimoni sulla base di foto segnaletiche dell’epoca. Si sarebbe trattato di una sanguinosa vendetta politica, come ce ne furono molte in quel periodo.

Carla Verbano ricominciò a sperare di poter conoscere il nome degli assassini del figlio, ma non ha fatto in tempo. Ogni anno l’anniversario dell’omicidio, in via Monte Bianco, è stata occasione di commemorazioni soprattutto da parte della sinistra, non senza polemiche e contestazioni negli ultimi anni per la presenza di esponenti della giunta di centrodestra. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha espresso profondo dispiacere per la morte di Carla Verbano e ha auspicato che tutti continuino »a lottare per ottenere verità e giustizia per tutti quei ragazzi« uccisi negli anni di piombo.

Cordoglio è stato espresso anche dal governatore del Lazio Renata Polverini e dal presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti. »Se n’è andata senza che su quel giorno sia stata fatta luce, siano state accertate le responsabilità, siano state raggiunte quella verità e quella giustizia per le quali si è sempre battuta«, ha detto l’ex sindaco della capitale Walter Veltroni, sotto il quale nel 2006 venne intitolata una strada a Verbano. Nel 2008 la madre di Verbano abbracciò in pubblico davanti a Veltroni Giampaolo Mattei, fratello di Stefano e Virgilio, figli di un segretario di sezione del Msi morti nel rogo appiccato nella loro casa di Primavalle da estremisti di sinistra nel 1973. »Se ne va un’amica, insieme abbiamo condiviso le nostre vicende giudiziarie ma anche un sostegno personale reciproco, in un rapporto fatto di grande rispetto«, così l’ha ricordata Mattei.