Piano Casa, ritirate le dimissioni del Pdl

27/10/2011 di

Tornano in Giunta i dieci assessori Pdl dimissionari, e partirà un tavolo di confronto politico permanente tra la Regione Lazio e il Pdl nazionale per seguire il ‘sistema Laziò. Si è conclusa così, dopo due giorni di fuoco e quattro ore di confronto a porte chiuse tra Renata Polverini e i vertici del Pdl a via dell’Umiltà, la ‘crisi del Piano casà. Lo scontro tra la governatrice del Lazio e il governo era scoppiato dopo che il CdM, su impulso del responsabile dei Beni culturali Giancarlo Galan, aveva impugnato una parte del provvedimento urbanistico.

Per protesta, 10 assessori del Lazio su 15, quelli del Pdl, avevano riconsegnato le deleghe a Polverini, che aveva chiesto un incontro con lo stato maggiore del partito. Che oggi, da Verdini a La Russa, da Gasparri a Cicchitto, era al completo, insieme con i coordinatori regionali e provinciali. Ma è stato lo stesso segretario Angelino Alfano a ribadire agli assessori la «piena fiducia» e a chiedere nel corso dell’incontro che ritornassero a «riprendere l’ottimo lavoro fin qui svolto nella giunta regionale».

«Alfano – ha affermato Polverini – ha riconosciuto che c’è un ‘sistema Laziò importante che sta lavorando bene intorno alla Giunta, e che il Piano casa è uno dei punti qualificanti non soltanto dell’ azione della Regione ma anche di quella del governo Berlusconi». Intanto però, mentre la legge regionale come sottolinea l’assessorato è pienamente in vigore, l’impugnativa prosegue il suo iter. «Sarà mia cura – ha spiegato Polverini – confrontarmi con il ministro Fitto, e in sede istituzionale cercheremo di capire se c’è ancora una soluzione. Se così non è, noi ribadiremo la nostra posizione e ci difenderemo davanti alla Consulta». Ma Galan tiene il punto: nel testo, sostiene in un’intervista ad Affaritaliani.it, «il Lazio ha messo dentro darsene e impianti sciistici. Io non rispondo agli attacchi personali. La reazione del Pdl? Forse c’è dell’altro, ma io non posso far finta di niente se un presidente di Regione è prepotente, e invece lavorare se non lo è. Li avevo già avvertiti a luglio: sarà la Consulta a decidere sulla legittimità».

Se dunque la partita della Corte resta aperta, la questione politica sembra essersi per il momento ricomposta: «Il vertice di oggi ha rafforzato la Polverini» ha detto il vicecoordinatore laziale Pdl Alfredo Pallone, e la stessa Polverini, che ieri aveva sparato sul governo definendolo ‘ostilè, oggi ha apprezzato le risposte di Alfano: «Le dimissioni degli assessori – ha ribadito – sono state un atto forte ed efficace, e il tavolo servirà anche a evitare che si possano ripetere situazioni come quelle che abbiamo subito quest’anno». Ma i malumori non si placano, a partire dal leader dell’Udc Pierferdinando Casini, centrista come l’assessore all’ Urbanistica del Lazio Luciano Ciocchetti: «Il governo non ama Roma, è a trazione leghista: la Regione Lazio è stata lasciata sola con se stessa e la Polverini ne deve prendere atto prima che sia troppo tardi». Per l’opposizione la vicenda è stata «una farsa annunciata» (Luigi Nieri, Sel), «una montagna che partorisce un topolino, perchè l’incostituzionalità del Piano resta» (Vincenzo Maruccio, Idv). «Voleva essere una tragedia epica – il giudizio del capogruppo Pd Esterino Montino – si è rivelata una farsetta di modestissimo conio, finita con un buffetto sulle guance e un ‘siete bravì. La crisi continua e il Lazio resta ostaggio delle guerre interne al Pdl».