Nubifragio a Roma, senza manutenzione disastro prevedibile

20/10/2011 di

«È ormai acquisito che l’elevata vulnerabilità dei territori fortemente antropizzati, anche a seguito di eventi meteorici non particolarmente intensi, è da imputare in primo luogo a contesti urbanistici di particolare criticità, oltre alla mancata manutenzione del reticolo idrografico urbano e secondario»: la Protezione Civile aveva ampiamente segnalato i rischi connessi alle prime piogge autunnali, chiedendo a Regioni e Comuni di attuare una serie di interventi per «prevedere, prevenire e fronteggiare con la maggiore efficacia possibile situazioni di emergenza».

E nella giornata di ieri il Dipartimento aveva diffuso a Regioni e Prefetture un avviso di condizioni meteo avverse che prevedeva «dalle prime ore» delle giornata «precipitazioni sparse, anche a carattere di rovescio o temporale localmente anche di forte intensità» sulle regioni del nord est e del centro. «Fenomeni accompagnati da frequente attività elettrica e forti raffiche di vento con intensità fino a burrasca». Indicazioni che, guardando quando accaduto a Roma, sembrano essere rimaste lettera morta. La circolare del capo Dipartimento Franco Gabrielli porta la data del 14 ottobre, venerdì scorso, ed è indirizzata, tra l’altro, ai presidenti di Regione, ai prefetti, all’Anci, all’Uncem e all’Upi. «Indicazioni operative per prevedere, prevenire e fronteggiare eventuali situazioni di emergenza connesse a fenomeni idrogeologi e idraulici» è il titolo del documento nel quale si sottolinea subito che «gli eventi degli ultimi anni hanno purtroppo confermato come lo stato di rischio idrogeologico e idraulico del territorio italiano appaia accresciuto in maniera consistente, sia in relazione alla pericolità determinata dalla maggiore frequenza ed intensità degli eventi estremi, sia in conseguenza dell’inadeguatezza delle risorse economiche destinate alla realizzazione di interventi strutturali di prevenzione e mitigazione del rischio, oltre che alla mai invertita tendenza all’incremento di aree urbanizzate». Per questi motivi Gabrielli invitava Regioni e Comuni ad «assumere» una serie di indicazioni operative per «rafforzare la filiera istituzionale del coordinamento operativo». In primo luogo la Protezione Civile chiedeva che le Regioni attuassero «un’attenta e continua attività di monitoraggio e sorveglianza» sull’evoluzione dei fenomeni meteo-idrologici previsti. Dal canto loro i comuni avrebbero dovuto, in maniera «non derogabile», individuare «con scrupolo le criticità esistenti e le possibili aree a rischio» e, di conseguenza, procedere «ad aggiornare i piani di emergenza, stabilendo le azioni da porre in essere per fronteggiare sia gli eventi in atto previsti che quelli talvolta non prevedibili».

Particolare attenzione il Dipartimento la dedicava ai «presidi territoriali» che ogni amministrazione deve attivare sul territorio per fornire «adeguate e capillari modalità di informazione alla popolazione». Una responsabilta «diretta dei Sindaci», scrive Gabrielli sottolineando che è fondamentale che i cittadini siano «preventivamente ragguagliati sia in ordine alla natura dei rischi che per quanto riguarda le norme di comportamento da seguire» durante alluvioni e nubifragi. E quali sono questi comportamenti? «Evitare – è scritto nella circolare – l’attraversamento e lo stazionamento prossimo ai corsi d’acqua in piena e lungo le coste esposte alle mareggiate, nonchè l’utilizzo di scantinati e aree seminterrate». L’anziano a Castel Porziano è morto in un seminterrato.