Fiamme alla stazione Tiburtina, corto circuito o dolo?

24/07/2011 di

Fiamme in una sala della stazione Tiburtina, quella che controlla la circolazione dei treni, piena di cavi elettrici, alle 4 di notte e in pieno week end. Forse un corto circuito. O l’ipotesi, ritenuta meno probabile dai vigili del fuoco, di un incendio provocato da qualcos’altro. Rete Ferroviaria Italiana infatti ha istituito una «commissione d’inchiesta»: tra le possibili cause, spiega, non è esclusa la manomissione o asportazione «di cavi o di collegamenti in rame o alluminio che provocano anomali funzionamenti degli impianti, anche in tempi differiti rispetto al momento del danneggiamento».

Un’ipotesi che potrebbe far pensare a una pratica molto diffusa a Roma e che ha già creato problemi, in passato, alla circolazione dei treni: quella dei furti di rame fatti prevalentemente da nomadi. Ma in questo caso potrebbe esserci stata la mano di qualcun altro. Si indaga, quindi, a tutto campo sulle cause del rogo divampato all’interno delle strutture cantieristiche della stazione di Roma Tiburtina, destinata a diventare il principale scalo romano e snodo della linea ‘Tav’ dell’alta velocità.

La procura di Roma indagherà sul caso e il fascicolo sarà aperto nelle prossime ore, quando arriverà a piazzale Clodio una prima informativa dei vigili del fuoco sull’accaduto. Domato l’incendio, restano alcuni interrogativi da chiarire. Nessuna esplosione è stata avvertita dalla decina di tecnici che erano di turno quando si sono sviluppate le fiamme; gli stessi che hanno poi allertato i vigili del fuoco alla vista del fumo che fuoriusciva dalle cabine elettriche. Nessuna informazione dagli apparati e dai sistemi lasciava prevedere un corto circuito, secondo quanto reso noto dalle Ferrovie dello Stato. Quando è scoppiato l’incendio non sarebbe scattato alcun allarme automatico. Non si esclude che il fuoco possa essere partito dal basso. Quantomeno, fanno notare i ferrovieri della rivista ‘Ancora In Marcià, le ordinarie misure di prevenzione antincendio nella stazione Tiburtina «sono insufficienti». In queste ore i pompieri, secondo i quali comunque «al 90% sembra un classico incendio generato da cause elettriche», ispezioneranno la struttura. Seppure ridotto, resta il sospetto che l’incendio possa essere stato provocato da qualcuno. Alla domanda se l’ipotesi di un incendio doloso si possa collegare alle proteste contro la Tav, il responsabile della polizia giudiziaria della Polfer del Lazio, Marco Napoli, oggi ha risposto: «il clima è sotto gli occhi di tutti. Noi abbiamo predisposto servizi nelle stazioni maggiori e anche in quelle minori. La vigilanza è stata rafforzata come in altri momenti storici». Il dirigente ha però sottolineato che non è possibile nè escludere nè confermare l’ipotesi dolosa. Una ipotesi potrebbe anche essere quella di una mano della criminalità che ha firmato, a quanto sembra, l’azione che due settimane fa ha fatto ritrovare un razzo senza innesco lungo la linea Tav Roma-Napoli, in Ciociaria. Anche se la questura di Frosinone esclude collegamenti diretti tra i due episodi. Gli investigatori, dunque, non hanno per ora elementi che possano far pensare ad un’origine dolosa del rogo, pur non escludendo nessuna pista. L’esito delle indagini è atteso con molta apprensione, visto che la stazione di Roma Tiburtina è destinata a diventare il principale scalo romano e snodo dell’ alta velocità. Per questo il sospetto di un ruolo del movimento ‘No Tav’ nel rogo ha subito fatto il giro del web e delle tv. Ma le reazioni degli attivisti si sono subito fatte sentire. Su Twitter e su Facebook sono cominciati a circolare anche i post di replica. «Vergogna» è una delle espressioni più adoperate e alcuni osservano che si tratta di un evidente tentativo di «criminalizzare il movimento».