Usura a Roma, tra le vittime anche Marco Baldini

14/07/2011 di

Sapeva come gestire le sue vittime. Mai aggressivo, quasi accomodante nei modi. La sua forza risiedeva anche nel suo passato: il biglietto da visita di ex membro della Banda della Magliana bastava ad incutere timore e rispetto dai suoi «clienti». Clienti tra i quali comparivano commercianti, imprenditori, anche ex carabinieri e vip come Marco Baldini, ‘spallà di Fiorello, indebitato per gioco d’azzardo e scommesse.

Giuseppe De Tomasi, alias Sergione, era a capo di un gruppo criminale composto esclusivamente dai suoi familiari dedito all’usura, all’estorsione e al riciclaggio. Oggi per lui si sono riaperte le porte del carcere, raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Roma, Tommaso Picazio.

Soldi prestati a strozzo, l’accusa mossa dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo che è giunto a scoprire l’attività illecita di Sergione grazie ad un’altra inchiesta da lui condotta, quella del sequestro di Emanuela Orlandi. Sergione e il figlio, Carlo Alberto (arrestato anche lui oggi), vennero ascoltati in Procura alcuni mesi fa in quanto, in base ad una perizia fonica, risultano essere coinvolti nella vicenda di quasi trent’anni fa. Giuseppe De Tomasi sarebbe infatti il «Mario» che , il 28 giugno ’83, sei giorni dopo la scomparsa di Emanuela telefonò a casa della famiglia della ragazza. Carlo Alberto sarebbe la persona che nel 2005 chiamò alla trasmissione «Chi l’ha visto» affermando che nella basilica di Sant’Apollinare era sepolto Enrico De Pedis, detto Renatino.

Vicende lontane nel tempo com’è lontana l’amicizia che lega Sergione con Roberto Simmi, padre di Flavio ammazzato il 5 luglio scorso in strada a Prati. Nell’operazione, denominata «Luna nel Pozzo», sono finiti in manette anche la moglie di «Sergione», Anna Maria Rossi, la figlia Arianna, la consuocera, il genero e l’ex fidanzata del figlio. Una struttura «familiare» in cui tutti avevano un ruolo preciso: dai semplici «autisti» agli esattori, destinati a riscuote le somme dalle vittime. Una holding familiare, una sorta di gruppo criminale tra congiunti basato su un imponente giro di usura e la gestione di sale da gioco. Questo aveva creato Giuseppe De Tomasi, il boss della Banda della Magliana arrestato stamani a Roma con a sua famiglia. «Familiare» anche il nascondiglio di parte del tesoro della banda: un cuscino dove sono stati trovati 30 mila euro. «In quell’occasione ci è sembrato strano – hanno spiegato gli inquirenti – il fatto che De Tomasi non mollasse mai il cuscino, anche quando si è accasciato per un malore». La banda imponeva tassi usurai che raggiungevano anche il 5% mensili. Il figlio di Sergione, Carlo Alberto, gestiva tre sale da gioco a Roma che ora sono state poste sotto sequestro.

«I giocatori d’azzardo per fare fronte ai debiti si rivolgevano all’uomo per chiedere prestiti» ha aggiunto Rizzi. In totale sono circa 54 le perquisizioni effettuate e in particolare una, ancora in corso, presso l’abitazione della figlia di De Tomasi, Arianna, dove gli inquirenti sospettano sia nascosto il «tesoro» della banda. I conti correnti sequestrati sono 21, dieci gli immobili tra cui anche delle villette in costruzione. Le forze dell’ordine hanno posto sigilli anche a 10 autovetture e sequestrati le quote azionarie di 10 societ….

Tra le vittime anche un nome noto, quello di Marco Baldini, conduttore radiofonico e storica spalla di Fiorello nei suoi show. In totale Baldini ha ricevuto da Sergione circa trentamila euro, prestiti dovuti alla sua ossessione per il gioco e in particolare per le corse ippiche. Un pensionato Sergione per Baldini, «un signore di una certa età che poteva prestarmi dei soldi», «con me lui non si è mai comportato male o da malavitoso», ha aggiunto Baldini. Nelle rete dei prestiti a tassi da capogiro, secondo quanto emerso dall’ordinanza, anche due ex carabinieri, alcuni imprenditori, un medico legale (indebitato per circa 50mila euro e ritenuto poco collaborativo dagli inquirenti) e alcuni commercianti del settore carni tra cui un venditore ambulante di porchetta nella zona di piazza Navona, finito nei guai per un debito di 70mila euro.

L’INTERVISTA A BALDINI – «Non ho mai subito pressioni psicologiche da Sergione e non sono mai stato minacciato da lui. Semmai sono stato io a causargli qualche problema pagando in ritardo gli assegni». Marco Baldini, spalla storica di Fiorello. non ci sta a passare per vittima di usura. «In passato lo sono stato, nella mia vita a Milano, ma a Roma no», precisa e parlando di Giuseppe De Tomasi, alias Sergione, ex boss della Banda della Magliana, arrestato oggi a Roma in un maxiblitz contro l’usura sottolinea che «con me si è comportato sempre bene». Perchè per Baldini De Tomasi «era solo un pensionato, sono venuto a sapere chi era un anno fa, quando gli inquirenti mi hanno interrogato la prima volta». «Me lo presentò un comune amico. Conosco Sergio come un pensionato, un signore di una certa età che poteva prestarmi dei soldi. Non sta a me dire se sia o meno una brava persona ma con me lui non si è mai comportato male o da malavitoso. Mi sono rivolto a Sergio qualche volta – racconta ancora Baldini – per chiedergli dei soldi che poi gli ho restituito con assegni insieme alle sole spese previste dalla legge. Non mi ha mai chiesto denaro in più e quando ho avuto bisogno mi ha sempre aiutato. Non sono vittima di usura». Un rapporto lineare quello di Baldini con ‘Sergionè che lo showman riassume così: «Era conveniente comportarsi bene semplicemente perchè così avrei potuto chiedergli ancora una mano se ne avessi avuto bisogno». Una volta, racconta ancora Baldini, «Sergio mi chiese un piacere, non come una cosa dovuta ma come semplice cortesia: voleva proporre una nipotina ‘bellissima e che sa cantarè ai provini per ‘Chi ha incastrato Peter Pan?’. Me lo chiese come un qualunque nonno che parla della nipotina. Chiamai un autore tv che conosco ma mi disse che il cast era già stato fatto ed era chiuso. Allora richiamai Sergio e lui mi disse ‘Non importà. Tutto qui». Un’altra volta, racconta ancora Baldini, «Sergio voleva che gli dessi una mano a trovare uno studio di registrazione per incidere un disco da regalare ai parenti in occasione di un compleanno. Mi stavo interessando, poi mi chiamò e mi disse che non se ne sarebbe fatto più niente perchè lui non stava bene». Insomma nessuna storia di usura e meno che mai di debiti contratti al gioco. Tutte cose che appartengono al passato. «Dal ’90 al ’92 ho subito pressioni serie da usurai a Milano, che mi hanno fatto anche scavare una fossa, come ho raccontato in un libro autobiografico, ‘Il giocatorè, e in un film -racconta Baldini e aggiunge perentorio- Ma questo è successo nella mia vita a Milano non da quando vivo a Roma».