Viterbo, uccide moglie e figlio di 4 anni e si suicida

10/03/2011 di

Si è alzato, ha afferrato un grosso martello, una piccozza, è entrato in camera di letto e, con estrema violenza, ha colpito ripetutamente la moglie e il figlioletto di 4 anni e mezzo che erano ancora nel letto matrimoniale. Poi ha impugnato un coltello, si è tagliato le vene dei polsi e, mentre il sangue scorreva, si è sdraiato vicino ai loro cadaveri e si è inferto il colpo di grazia tagliandosi la gola. Questa la ricostruzione compiuta dalle forze dell’ordine della strage familiare avvenuta questa mattina tra le 7,30 e le 7,45 ad Acqupendente, in provincia di Viterbo. Una strage che ha lasciato un paese intero senza parole. A compierla è stato Imo Seri, 40 anni, titolare di un bar-pizzeria nel centro del paese. Un’attività florida, che svolgeva insieme alla moglie Tamara Sperandini, 37 anni. I due stavano insieme da oltre 20 anni. Si erano conosciuti sui banchi di scuola. Dal loro matrimonio era nato un solo figlio, Francesco, che solo l’altro ieri avevano accompagnato insieme ad assistere alla sfilata dei gruppi mascherati del carnevale della cittadina. All’origine della tragedia ci sarebbe una relazione extraconiugale dell’uomo con una parente della moglie. La donna avrebbe scoperto che il marito la tradiva, lo avrebbe affrontato e minacciato di lasciarlo e di non fargli più vedere il figlio se non l’avesse subito interrotta. La storia tra i due sarebbe però continuata e addirittura intensificata, tanto che le discussioni tra moglie e marito si sarebbero fatte sempre più frequenti. Secondo gli investigatori la coppia potrebbe aver avuto l’ennesima lite ieri sera o, addirittura, questa mattina. Lite dalla quale potrebbe essere scaturito il raptus omicida. A scoprire i tre cadaveri in un lago di sangue è stato il cognato di Seri, che si era recato nella loro abitazione a chiamarli perchè alle 7,45 non erano ancora arrivati al bar. Ha fatto squillare il telefono, ha suonato il citofono, ha bussato. Ma non ha ottenuto nessuna risposta. Così, con l’aiuto di due operai che stavano lavorando l vicino, ha infranto una finestra ed è entrato. Subito dopo sono risuonate le sue urla di disperazione. Mentre nella villetta erano in corso i rilievi di carabinieri di polizia, è arrivata la madre di Tamara. «Mi hanno portato via Francesco. Perchè? Perchè Š avvenuta questa tragedia?» ha urlato disperata. Poi ha ricordato di aver visto il nipotino domenica scorsa. «Mi aveva raccontato ciò che avrebbe fatto per carnevale» ha detto tra i singhiozzi. Con il passare delle ore, davanti all’abitazione si è radunata una piccola folla di amici e conoscenti. Tutti ricordano Tamara e Imo come una coppia unita, apparentemente serena e senza alcun problema economico. Oltre alla villetta in cui vivevano, si stavano costruendo un’altra casa, più grande. Poco prima delle 14, i tre cadaveri sono stati trasportati nell’obitorio del paese, in attesa dell’esecuzione delle autopsie disposte dalla procura della Repubblica di Viterbo, previste per le prossime 24-48 ore. Ma secondo gli investigatori il movente e la dinamica della strage sono chiari: si è trattato di un duplice omicidio-suicidio nato da contrasti per motivi di gelosia.