Cassino, muore di infarto dopo 8 ore di attesa al pronto soccorso

05/02/2011 di

Un dolore persistente al petto, al braccio, alla gamba. Respirare diventa all’improvviso faticoso. Sono i sintomi di una donna arrivata ieri a Cassino, al pronto soccorso, portata dai suoi figli. Silvana Fionda, 56 anni, non sopravvive alla giornata: muore di infarto in serata. E oggi la famiglia denuncia: «otto ore di attesa al pronto soccorso, cercando di convincere i medici a fare qualcosa. Loro dicevano solo: è ansia». Il primario che ha visitato la donna si difende: la paziente è stata subito visitata, e monitorata per tutto il tempo. Non era «attesa», erano «ore di trattamento». Adesso indagano la Procura e il Parlamento. Le voci delle figlie di Silvana e di suo marito Guido sono attraversate dalla rabbia. Il dolore li attende domani. La malasanità? «Quello che uccide oggi è l’incompetenza dei medici, che non sanno fare il loro lavoro», dicono. Raccontano la storia di una famiglia che ha subito molti lutti: uno di questi portò a una prima denuncia della famiglia a carico dello stesso ospedale, il Santa Scolastica. «Non hanno capito niente – dice Giovanna, la seconda figlia – Lei, invece, pur essendo una donna semplice, un sospetto lo aveva avuto. E ha chiesto ai medici: ‘Non è che ho un infarto?’ Loro lo hanno escluso, continuando a ripeterci per tutto il tempo che era solo ansia. Poi hanno liquidato un infarto come se fosse una lombosciatalgia. Devono pagarla adesso. Due anni fa hanno ammazzato mio marito, nello stesso ospedale». Il coniuge della donna aveva all’epoca 29 anni, era affetto da una sclerosi a placche, secondo la vedova, sarebbe stato curato male. Graziano Picitto morì il 26 maggio del 2009. Tre mesi prima, il 3 febbraio, era morto l’altro genero, Mario Migliaccio, in un incidente sul lavoro: schiacciato da un montacarichi in un cantiere di Cesenatico. Silvana, «una donna forte dal carattere bellissimo», casalinga di Cassino, arriva dunque in ospedale ieri, dopo essersi sentita improvvisamente male. «Non aveva avuto la forza di chiamarmi – racconta il marito, Guido – mi ha avvertito il nipotino. L’abbiamo portata in 6-7 minuti al pronto soccorso». «Dopo otto ore in pronto soccorso, alle 19 l’abbiamo portata in Ortopedia – continua il racconto Giovanna – Il posto letto in Medicina interna non c’era. Ma mamma avrebbe avuto bisogno di un cardiologo». «In ascensore si è sentita male. Quando siamo usciti è caduta a terra. Non c’erano medici: è rimasta sul pavimento per 10 minuti. Io ho urlato come una dannata, ho bussato a tutte le porte. Per l’arrivo di un medico ce ne sono voluti almeno altrettanti». Il primario si difende e fornisce un’altra versione dei fatti: «Ha atteso soltanto due minuti ieri: l’ho visitata e monitorata io personalmente. Non è stata otto ore in attesa, ma in trattamento e in osservazione. È arrivata alle 12.31 in pronto soccorso ed è stata visitata da me alle 12.33. Quindi, è stata sottoposta agli esami del sangue e a un elettrocardiogramma, alle 12.34», continua. Secondo il primario, «i parametri vitali erano nella norma». «Alle 19 abbiamo fatto nuove indagini – conclude – Poi la situazione e precipitata drammaticamente, improvvisamente, incalcolabilmente intorno alle 21. È stata soccorsa subito dal rianimatore. Ma non c’è stato niente da fare, nella vita si muore».