Elezioni, la Lega sfonda nel Lazio: prima in tutte le province

27/05/2019 di

Nel Lazio la Lega ha sfondato: è prima in tutte le province, a partire da quella di Roma (3 punti sopra al Pd). Nelle altre quattro non c’è stata partita: il Carroccio è ovunque attorno o sopra il 40. Cambia solo il secondo classificato, che nelle due province nord è il Pd (attorno al 19%, con il M5s al 16) mentre nel sud del Lazio è il M5s: in Ciociaria i pentastellati sono al 18,5 con il Pd al 16, mentre a Latina il M5s è al 16,3, con i dem sotto al 15%.

LA CAPITALE. A Roma il Pd, in netta ascesa al 30,6%, mantiene e consolida la roccaforte della Capitale, ma la Lega c’è: si laurea di slancio con il 25,8 secondo partito, dilaga in periferia, e strappa il primato regionale con il 32,6. Terzo con distacco il M5s, dal 2016 alla guida del Campidoglio, che scende al 17,6 e cala quasi ovunque, anche dove il suo consenso sembrava più radicato, e all’indomani del voto europeo, i dirigenti locali del Carroccio già parlano di «doppio avviso di sfratto».

In primis per la sindaca pentastellata Virginia Raggi («presenteremo il programma di governo per la città»), ma anche al segretario dem e governatore del Lazio Nicola Zingaretti, rieletto poco più di un anno fa.

Matteo Salvini, da parte sua sembra però richiamare alla prudenza: per Roma, dice, «vediamo di preparare risposte adeguate» mentre per il Lazio «mai mi sarei aspettato che la Lega fosse il primo partito: è qualcosa che mi dice che dobbiamo lavorare tanto». Ogni cosa a suo tempo, sembra dire insomma il vicepremier, ma mai come oggi ciò che era impensabile sembra un obiettivo possibile. Magari con la sponda ‘sovranistà di FdI che si propone esplicitamente come partner privilegiato «quando Raggi si dimetterà»: insieme a FI, la riflessione dei meloniani, il centrodestra ha i numeri per una coalizione vincente.

Ma prende coraggio anche il Pd capitolino: «La giunta Raggi è al capolinea» affermano i dem locali e contro la Lega serve «una alternativa programmatica» e «una coalizione ampia». «Facciamo tesoro della sconfitta, ma non molliamo» la replica del capogruppo capitolino del M5s. Se si comparano i dati con quelli di altre grandi città, filtra poi da una riunione di maggioranza, «l’effetto Raggi è positivo».

Si punta a dare uno sprint all’azione amministrativa, puntando ai risultati. E tra le prime novità potrebbe esserci quella dell’arrivo dell’ assessore all’Ambiente, per affrontare un tema spinoso come quello dei rifiuti. Se non fosse rieletto in Ue un’ipotesi sarebbe quella dell’ambientalista romano Dario Tamburrano. Roma resta comunque un osso duro: il Pd col suo 30,6 cresce di circa 8 punti rispetto alle Regionali 2018 (prese il 22,5) con picchi ben oltre il 40% nei quartieri più centrali.

Ma è la Lega a registrare la crescita maggiore: alle Regionali prese l’8,5%, ora sfiora addirittura il 25,8, trainata da periferie come Centocelle o Tor Bella Monaca, in cui è primo partito. Salviniani primi persino a Ostia, considerato feudo blindato dei pentastellati, sintomo questo, più di tanti altri, del netto calo generale del Movimento che si ferma al 17,58% contro il 22% delle Regionali 2018. Di fatto, consenso dimezzato rispetto alle Comunali che elessero Virginia Raggi, quando il M5s prese il 35,3%. A seguire ci sono i FdI che con l’8,7% tengono botta ma rispetto al 2018 cedono quasi un punto; più drastica la caduta di Forza Italia, che alle Regionali superava il 12,2% e che ora alle Europee deve accontentarsi del 5,6; 4% per +Europa, mentre La Sinistra non tocca il 3.

L’estrema destra di Casapound, pur dopo mesi di forte esposizione mediatica, è allo 0,42%, meno del Partito Animalista. Man mano che ci si allarga dalla Capitale verso il Lazio, però, è il Pd a perdere terreno a favore della Lega, che è di gran lunga oggi il primo partito della Regione con il 32,66% – un boom clamoroso rispetto al 10% delle Regionali del 4 marzo 2018 – seguita dal Pd al 23,79% (cresce: era al 21,25 quando Zingaretti fu eletto al secondo mandato). Il M5s non arriva al 18%, contro il 22 dell’anno scorso.