Elezioni, Zingaretti vince nel Lazio ma la maggioranza è debole

05/03/2018 di
zingaretti

Nicola Zingaretti vince alla Regione Lazio ma i numeri non sono così rassicuranti per il leader dell’ampia coalizione che comprende anche LeU. Una vittoria sudata, partita in discesa ma finita in salita, con una Roberta Lombardi insidiosa e uno Stefano Parisi in rimonta che tentano fino al’ultimo di erodere il bottino di voti del governatore.

Secondo l’ultima proiezione Opinio Italia per la Rai Zingaretti ha il 34%, Stefano Parisi il 30,6%, Roberta Lombardi segue al 27,1%. In fondo Sergio Pirozzi al 4,5%.

Insomma le proiezioni consegnano Zingaretti al secondo mandato, una vittoria importante nella tempesta che travolge il partito di Renzi e, scostandosi dal dibattito nazionale, si avvale dell’apporto anche di Leu, oltre che di Insieme, +Europa, Lista Civica Nicola Zingaretti e Centro Solidale per Zingaretti.

Del resto il partito di Pietro Grasso ha scelto di sostenere Zingaretti perché con il suo programma garantiva «una svolta a sinistra». Fuori dalla coalizione invece la lista Civica Popolare di Beatrice Lorenzin, che ha appoggiato la corsa dell’ex veltroniano Jean-Léonard Touadi.

L’unico rischio per Zingaretti bis è quello di una maggioranza debole in consiglio, questo almeno sembrano per ora disegnare i dati. Parisi e Lombardi hanno inseguito il governatore fino all’ultimo. Roberta Lombardi, candidata pentastellata ferma al 27,1%, nonostante il M5s si laurei primo partito della regione un pò ovunque. Parisi si attesta al 30,6 %, in crescita nelle ultime settimane sull’onda nazionale.

La sua rimonta ha sofferto certamente dell’erosione a destra firmata Sergio Pirozzi, il sindaco di Amatrice irremovibile nella sua corsa solitaria. Ma del resto Zingaretti vince ovunque, a Roma in particolare, ma anche nella terra di Pirozzi, Accumuli e Amatrice, zone che portano i segni del terremoto.

Ora Zingaretti si ritrova solo, nel panorama nazionale, a rappresentare un centrosinistra vincente, in una formula estesa – non-renziana – che alla luce delle dimissioni del segretario apre, secondo molti osservatori, una partita che potrebbe spingere il neo-governatore-bis verso le porte del Nazareno. Il successo di Zingaretti, oltre che dal lavoro amministrativo degli ultimi 5 anni – in particolare l’uscita dal commissariamento sanitario, il rinnovo delle flotte gomma e ferro per i pendolari, il risanamento finanziario – nasce infatti dalla ampia coalizione che è riuscito a coagulare attorno a sé.

In particolare l’accoppiata Pd-LeU – non riuscita in Lombardia – è stata dirimente; poi i radicali di +Europa, i socialisti-verdi di Insieme e due liste civiche che hanno fatto la differenza: quella omonima del presidente (che include anche pezzi degli ex-Pisapia e Sel) e il Centro solidale, di forte impronta cattolico-sociale. La sinistra ampia e unita che riesce a vincere. Ora nel Pd più di uno scommette che è da qui, dalla ridotta del Lazio e del suo governatore, che bisognerà ripartire.

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