Ragazza incinta di 22 anni perde il figlio in ospedale, presentata una denuncia ai carabinieri

01/09/2017 di
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Presunto caso di malasanità denunciato da una donna incinta che ha perso il bambino. La donna doveva partorire tra meno di un mese, ma lunedì notte non ha più sentito muoversi nel grembo il suo piccolo ed è corsa all’ospedale. Qui però le infermiere non le hanno saputo dare una risposta e solo cinque ore dopo si è presentato un medico, il suo ginecologo: per comunicarle che il suo bambino era morto. E ha dovuto pure chiamare la polizia per sollecitare il tragico parto.

I fatti sono stati denunciati ai carabinieri giovedì 31 agosto ai carabinieri di Cassino da G. M., una ventiduenne di Aquino che il 26 settembre – questa la data presunta – doveva dare alla luce il suo primogenito, ma che lunedì 28 agosto ha vissuto il dramma della perdita del feto nell’ospedale cittadino.

“Eppure la gravidanza – si legge in una nota diffusa dallo Studio 3A che si occupa della difesa dei diritti – giunta quasi al termine (alla 34^ settimana e sei giorni) era stata sin lì regolare: l’ultima ecografia a cui la paziente si era sottoposta il 9 agosto, presso lo studio privato del suo ginecologo, che peraltro lavora nello stesso ospedale di Cassino, non aveva rilevato problemi.
Nella notte tra domenica e lunedì, però, la giovane puerpera non sente più i movimenti del figlio e così decide di andare al Pronto Soccorso assieme al suo compagno e papà del bimbo per un controllo. Vi giunge poco dopo le 2: riferisce nell’esposto di essere rimasta per circa 15 minuti in attesa di essere ricevuta e di averne atteso altri dieci prima di essere destinata al reparto di Ostetricia e Ginecologia, dove arriva tra le 2.30 e le 2.45.

Qui però – sempre secondo la versione della donna – non è disponibile nessun medico: il ginecologo di guardia – così le spiegano – è impegnato in un’urgenza. La ventiduenne viene presa in cura da due infermiere, che effettuano il tracciato e l’ecografia, salvo però risponderle che dagli esami non si riesce a distinguere il battito cardiaco della mamma da quello del feto. Sempre più angosciata, G. M. chiede di essere visitata da un medico e invia nel cuore della notte anche un sms al suo ginecologo di fiducia per richiederne l’intervento tempestivo. Quest’ultimo arriva in sala di monitoraggio alle 8. Il medico la sottopone a un’altra ecografia effettuando il tracciato e le rivela la più terribile delle verità: il cuore del piccolo Liam, così si sarebbe dovuto chiamare il bimbo, non batte più. Aggiungendo anche che, data l’assenza di vitalità del feto, deve partorire subito.

Il calvario descritto dalla giovane, però, non è finito. Disperata per l’incomprensibile perdita del proprio figlio primogenito, viene anche lasciata a lungo in stanza senza alcuna informazione, mentre sua madre, che è con lei, si rivolge al più vicino comando di polizia per segnalare l’accaduto e per richiedere l’intervento delle forze dell’ordine, che effettivamente si presentano all’ospedale di Cassino, perché si possa effettuare l’autopsia e capire cosa sia successo. Finalmente, dopo le 9, il suo ginecologo torna nella sua stanza per comunicarle che procederanno con un parto indotto, ma nonostante la somministrazione dei farmaci appositi, e in più dosi, la dilatazione non aumenta e intanto alla paziente sale anche la febbre. Solo alle 21.30 circa, di fronte alle reiterate richieste da parte di G. M., il ginecologo decide di procedere con il cesareo d’urgenza che alle 22.15 dà alla luce un bambino morto: le infermiere riferiranno che il piccolo, deceduto verosimilmente per asfissia, aveva un doppio giro di cordone ombelicale avvolto attorno al collo”.

I genitori, per fare piena luce sui fatti, attraverso la consulente personale, Avv. Simona Longo, si sono affidati a Studio 3A, società specializzata nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, e che segue anche molti casi di mala sanità. I legali hanno depositato un esposto indirizzato alla Procura di Cassino, nel quale si chiede all’autorità giudiziaria di disporre gli opportuni accertamenti per verificare eventuali profili di responsabilità penali da parte dei medici che hanno preso in cura la paziente e della struttura ospedaliera, nonché il sequestro di tutte le cartelle cliniche e l’esame autoptico sul corpicino del piccolo Liam, che si trova nell’obitorio dell’ospedale di Cassino.

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