Le ultime parole di Caiazza prima del suicidio: Non volevo uccidere il gioielliere

Aveva molti precedenti per rapina, reati legati alla droga e anche un’accusa di violenza sessuale dalla quale fu assolto. Ma Ludovico Caiazza, di Formia, nella sua vita tormentata e sbandata, segnata pesantemente dalla droga, non aveva mai ucciso.
E forse quella rapina di via dei Gracchi finita con un morto lo aveva segnato. Forse per questo ieri sera ha deciso di uccidersi impiccandosi con un lenzuolo nella cella di Regina Coeli dove si trovava perché accusato dell’omicidio dell’orafo Giancarlo Nocchia.
Nelle ore di detenzione nel carcere romano Caiazza, a chi lo aveva visto, come lo psicologo, era apparso «agitato e preoccupato». «Non volevo ucciderlo, non pensavo che quella coltellata avesse potuto ammazzarlo», avrebbe detto disperato Caiazza già in cella. Incredulo che la coltellata alla coscia inferta a Nocchia lo avesse potuto uccidere. E increduli oggi sono anche i suoi familiari, sgomenti per l’accaduto anche se ormai abituati alla vita sbandata di quel figlio e fratello con tanti guai con la giustizia, che era ospite paziente fisso del Sert e che aveva tentato, invano, anche la carta di San Patrignano. Ad avvisare i parenti di Caiazza una telefonata nel cuore della notte: a comunicare la tragica notizia la compagna del 32enne con cui conviveva da tempo in un appartamento al Trullo, alla periferia della Capitale. «C’è poco da dire – taglia corto un parente – Siamo addolorati e increduli. Dobbiamo ancora realizzare quello che è successo. Da lui non ci saremmo mai aspettati qualcosa di simile».
I genitori e i fratelli sono chiusi nel dolore nella loro casa di Formia. Sabato a Latina è finita la latitanza del 32enne di origini napoletane, fermato dai carabinieri su un treno diretto nella Capitale. Caiazza è stato poi trasferito nel carcere di Regina Coeli dove nella tarda serata di ieri gli agenti della polizia penitenziaria l’hanno trovato morto in cella impiccato con un lenzuolo. Era in attesa dell’interrogatorio che ci sarebbe dovuto essere probabilmente oggi.
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