DROGA, IL BLITZ CHE HA SGOMINATO LA GANG

08/05/2007 di
di GIOVANNI DEL GIACCIO  *

Hanno
continuato a scambiarsi informazioni e a “trattare” partite di droga
fino a domenica pomeriggio, a poche ore dal blitz che li avrebbe
portati in carcere. Un gruppo specializzato nell’acquisto di cocaina e
hashish dall’estero, in particolare dall’Argentina, per piazzare poi
gli stupefacenti sul mercato pontino e romano e nella provincia di
Nuoro, con base operativa presso la “Lazial frigo” all’interno del
mercato ortofrutticolo di Fondi.

 


I carabinieri seguivano il gruppo
da settembre del 2005, da quando l’attività di spaccio si era
particolarmente intensificata in prossimità di alcuni esercizi pubblici
a Latina, Terracina, Fondi e Gaeta. C’era droga “fresca” ed era tanta,
a gestire il traffico c’erano personaggi che si stavano facendo sempre
più strada ma che non potevano avere una così ampia disponibilità di
soldi e di droga.
 
Da quel momento, con il coordinamento del
procuratore Giuseppe Mancini e del sostituto Giancarlo Ciani, i
militari hanno avviato una lunga e complessa attività investigativa che
ha portato a tredici arresti nel corso dei controlli, fatti passare di
volta in volta dagli investigatori come episodici, e all’emissione da
parte del giudice delle indagini preliminari Giuseppe Cario di 36
ordinanze di custodia cautelare. Un gruppo sgominato, tra “menti” e
semplici corrieri.
 
I carabinieri del comando provinciale di Latina,
agli ordini del colonnello Leonardo Rotondi, hanno eseguito all’alba di
ieri gli arresti tra il capoluogo, Aprilia, Cisterna, Terracina, Fondi
e Gaeta oltre che, con il supporto dei colleghi, a Roma e Nuoro e, con
l’ausilio dell’Interpol, in Spagna e in Argentina.
 
In tutto sono 37 le
persone raggiunte dal provvedimento, poiché durante l’operazione c’è
stato un ulteriore fermo disposto dal pubblico ministero. L’accusa è, a
vario titolo, di traffico internazionale e detenzione a fini di spaccio
di sostanze stupefacenti. Nel periodo dell’inchiesta sono stati
sequestrati – in diverse occasioni – 83 chilogrammi di hashish e 38 di
cocaina, per un totale di 121 chilogrammi.

I contatti per far
arrivare la merce avvenivano telefonicamente, dopo aver provveduto a
“criptare” i numeri con delle lettere attraverso un sistema denominato
“Berlusconi” ovvero una parola con dieci lettere tutte diverse tra
loro. In pratica a ciascuna corrispondeva un numero che avrebbe portato
al recapito sul quale poi si prendevano gli accordi.

Un sistema che
i militari del reparto operativo, diretti dal colonnello Emilio Mazza,
hanno scoperto nel giro di poco tempo, seguendo anche l’evoluzione che
gli appartenenti al gruppo avevano dato a quel sistema. Alle dieci
lettere, infatti, veniva ogni tanto messo in mezzo qualche numero per
far credere che si trattasse di un codice fiscale. A quel punto i
dialoghi tra chi vendeva gli stupefacenti in Sudamerica e chi, dalla
Spagna o dall’Italia teneva i contatti, avvenivano tranquillamente,
senza dover ricorrere a qualche nome di fantasia.
 
Si faceva riferimento
ai chilogrammi da inviare e basta, oltre al metodo da seguire per la
consegna, attraverso aereo o cargo via nave, quindi con i mezzi diretti
al Mof di Fondi, mischiata tra frutta e verdura. Uno dei momenti di
svolta l’arresto il 10 marzo dello scorso anno di Alvarez Santisteban,
uno spagnolo che insieme al carico aveva quasi 33 chilogrammi di
cocaina, sorpreso nei pressi di Frascati da personale del nucleo
operativo diretto dal capitano Luigi Spadari.
 
Nemmeno quel sequestro,
come gli altri avvenuti durante l’inchiesta, hanno insospettito gli
appartenenti al gruppo che aveva in Costantino Di Silvio detto “cha
cha” a Latina e Giuseppe D’Alterio a Fondi i punti di riferimento e che
ha continuato a ordinare e smerciare droga. Basta pensare che
l’ordinanza di custodia era stata chiesta a luglio dello scorso anno ma
è arrivata solo nei giorni scorsi, anche perché l’attività di spaccio
andava avanti fiorentemente.
 
Proprio l’azienda che fa riferimento a
“Peppe ’o marocchino” era il punto di snodo – secondo gli investigatori
– per lo smistamento della cocaina. Dalla sua “Lazial frigo” la
denominazione dell’operazione in “Lazial fresco”. I D’Alterio, padre,
figlio e nipote, erano già finiti a marzo dello scorso anno in un’altra
operazione condotta dalla polizia e relativa alla presunta
“imposizione” del loro monopolio nei trasporti sempre al Mof.

Nel
corso del blitz sono stati sequestrati sofisticati sistemi elettronici
oltre a comuni “scanner” per captare le comunicazioni delle forze
dell’ordine ma soprattutto documentazione ritenuta molto utile per
ulteriori sviluppi dell’indagine. La droga una volta arrivata in Italia
veniva smistata tra diversi corrieri che, a loro volta, la spacciavano
al minuto. Nell’intercettare queste comunicazioni si è scoperto che la
droga si trasformava ora in “farina” e ora in “mostaccioli”. Gli
interrogatori sono in programma a partire da oggi. (* Il Messaggero, 08-05-2007)