INGEGNERIA FACOLTA’ A RISCHIO: E I POLITICI?

24/09/2007 di
Pubblichiamo una lettera aperta sui problemi della facoltà di Ingegneria di Latina scritta da un docente.

 
Lettera aperta  sulla Facoltà di Ingegneria a Latina

Qual’è la proposta del Consiglio comunale di Latina?
Qual’è la proposta del Consiglio provinciale?
Cosa  propongono i consiglieri regionali e l’assessore competente ?
Cosa propongono i deputati di questa provincia?
Quali sono le proposte dei partiti e delle organizzazioni giovanili ?
E le associazioni imprenditoriali e di categoria ?

Martedì 25 settembre  presso il Rettore della Università "La Sapienza" di Roma si incontrano il sindaco di Latina ed il preside della facoltà di Ingegneria ,all’ordine del giorno sono le prospettive dei corsi di laurea  di Ingegneria attivati da circa 10 anni a Latina.
Come è stato scritto sui giornali locali l’anno accademico 2007/08 è difatti in discussione almeno per quanto riguarda la maggioranza degli insegnamenti.Anche sulle cause di questa situazione le cronache locali ne hanno dato conto con una certa ampiezza. Ne è scaturita una legittima richiesta  di ricostruire le ragioni che hanno portato all’apertura nel 1998 della facoltà a Latina.

La scelta di aprire in questa provincia ed in particolare nel capoluogo una sede distaccata di Ingegneria ,settore dell’Informazione e dell’Ambiente , fu fatta  sulla scorta di un esperienza decennale del diploma di Ingegneria Informatica che al tempo era sostenuto dalla CCIA e dagli enti locali consorziati nel Consorzio per l’Università Pontina .Quella scelta sembrò confermata dalla necessità per questo territorio di una sede formativa  universitaria nel settore delle nuove tecnologie ,informatica e telecomunicazioni applicate al tessuto industriale  ed economico a seguito della  fase di deindustrializzazione (dovuto all’esaurimento degli interventi della Cassa del Mezzogiorno )e quindi  di supporto all’industria meccanica,di trasformazione e all’allora emergente settore dei servizi (sia alle imprese che al settore pubblico e al monitoraggio ambientale).Ci si inseriva cioè nella crisi dei settori industriali tradizionali  e individuava nei settori innovativi una vocazione per questo territorio.
Le forze sociali e la rappresentanza politica locale  ,anche se in assenza di un piano strategico ed organico ,hanno allora avviato ,utilizzando lo strumento del C.U.P. ,una convenzione con la quale sostenere economicamente e organizzativamente quella scelta.
Negli anni successivi si è verificato che la convenzione non era stata ratificata ed il CUP non è stato sostituito da nessun intervento e/o struttura simile.Difatti solo il Comune di Latina  è divenuto il referente  obbligato in quanto l’università era presente principalmente nel territorio municipale.Sinteticamente per molti anni si è  aperta una dialettica che verteva  principalmente sulla  localizzazione dell’Università ,che era   ospitata in locali affitati dal Comune.
Circa 3 anni accademici fa ,dopo alterne vicende e ritardi  e dopo aver bloccato la didattica per ottenere il trasferimento , si è ottenuta una sistemazione di alcuni immobili d’utilizzo pubblico e quindi una sede dignitosa .In questo periodo i corsi di laurea  ,attinenti ai 3 anni della laurea di primo livello, sono cresciuti ed Ingegneria dell’Ambiente ha attivato il biennio di specializzazione .Gli studenti ,del bacino d’utenza che spazia dal sud del Lazio sino alla periferia romana ,hanno individuato  questa sede come quella preferita sia per gli indirizzi che per la localizzazione.Il numero degli iscritti si mantiene stabilmente attorno ai 1200.
Questa sede distaccata della "Sapienza " accoglie  complessivamente oltre 4000 studenti iscritti.
La necessità di radicare questo polo di formazione superiore in questo territorio,sia nel rapporto con le aziende che con il contesto culturale ed istituzionale , è divenuto il passaggio obbligato dopo il primo periodo di consolidamento.
Ma la risposta all’ esigenza di ampliare al  secondo livello la laurea di Ingegneria Informatica e dell’Informazione e parallelamente all’attivazione di piani di ricerca  è essenzialmente inserita nel sostegno iniziale a cura degli amministratori e delle forze sociali del  territorio
Questo sostegno, che avrebbe calibrato anche lo sviluppo dell’attività universitaria  e  fasato con le esigenze  territoriali individuate ,non c’è stato e ancora allo stato attuale non si intravede .
In concreto lo sviluppo delle presenti e future attività didattiche e di ricerca è collegato alla decisione convinta delle forze sociali e locali di sostenere ,nelle forme più adeguate,anche finanziariamente e organizzativamente la fase di start-up di questa facoltà.
Diversamente  ,è altrettanto chiaro che non prendendo decisioni urgenti ,anche se da attuare in modo graduale , si decreta difatto la chiusura dell’esperienza e dei risultati ottenuti ,con diversi sacrifici  da parte di chi  ha creduto già quindici anni fa a questo progetto.
Un certo grado di autonomia amministrativa   ,che è collegato alla  scelta di rimanere all’interno dell’Università "La Sapienza", è un punto  decisivo per sostenere le richieste senza attendere impossibili  finanziamenti ministeriali .Le risorse inserite in un centro  di spesa di Latina ,provenienti dalle tasse universitarie e dal contributo del Miur, permetterebbero di programmare le linee  di sviluppo della sede senza gravare sulla sede centrale e finalmente di finanziare la ricerca presso la sede decentrata.
L’obiettivo successivo , se finanziaramente congruo,è la realizzazione a Latina della seconda facoltà di Ingegneria della" Sapienza",come già deliberato dalla Facoltà nel piano di decentramento dell’Università.
Ma le forze politiche  ,ai diversi livelli ,sia regionali che provinciali e comunali non hanno dimostrato alcuna attenzione a l’occasione fornita dalla facoltà a Latina.
La presenza  dei corsi della facoltà di Ingegneria è stato accettata come un dato di fatto che produce una mera attività di formazione e che vive di  un automatico sostegno ministeriale (per altro mai stanziato).
Gli ammimistratori   regionali , ai quali peraltro negli ultimi anni è stata assegnata la competenza sulle sedi universitarie nel territorio regionale ,non hanno prodotto alcun progetto che coinvolgesse la sede di Latina e che indicasse un percorso per il futuro ,compatibile con le realtà economiche ed aziendali .
Anche la rappresentanza parlamentare  pontina non ha recepito le richieste  di sviluppo che negli anni la sede ha espresso fermandosi alla sistemazione edilizia ,che seppure importante non esaurisce certamente le esigenze di in polo universitario che voglia essere attrativo all’esterno e che fornisca  anche ai giovani  una opportunità di livello formativo di eccellenza ,partecipando alla programmazione  europea dei finanziamenti alle attività della cosiddeta "società  della conoscenza".

L’attuale situazione di stallo – mancanza di risorse per continuare questa importante esperienza – non può essere pilatescamente addebitata ad una generica mancanza di progetto  dell’offerta formativa nei decenni passati delle istituzioni comunali,che  oggettivamente hanno ascoltato almeno le esigenze più urgenti.
La soluzione a queste carenze deve ,tenendo conto dei dati positivi dei laureati e degli occupati nei settori afferenti ai corsi di laurea  , riuscire a costruire una rete di proposte che sappia inserire l’università in un quadro di sviluppo e di qualificazione delle risorse umane e culturali.

L’urgenza deve servire ad imporre in tempi brevi chiare  assunzioni di responsabilità ,sia da parte degli ammimistratori  e dei rappresentanti eletti ai vari livelli che da parte delle forze politiche e sociali, relativamente alla valutazione della portata  strategica della  formazione universitaria nello sviluppo complessivo di questo territorio cosiccome della sua assenza.
Queste  decisioni devono fornire a tutti coloro che sono,a vario titolo coinvolti ,almeno uno  strumento di confronto tra i rappresentanti delle istanze ammimistrative e  sociali e gli organismi universitari centrali e locali.

 
Un docente a contratto