INGEGNERIA FACOLTA’ A RISCHIO: E I POLITICI?
Qual’è la proposta del Consiglio comunale di Latina?
Qual’è la proposta del Consiglio provinciale?
Cosa propongono i consiglieri regionali e l’assessore competente ?
Cosa propongono i deputati di questa provincia?
Quali sono le proposte dei partiti e delle organizzazioni giovanili ?
E le associazioni imprenditoriali e di categoria ?
Martedì 25 settembre presso il Rettore della Università "La Sapienza" di Roma si incontrano il sindaco di Latina ed il preside della facoltà di Ingegneria ,all’ordine del giorno sono le prospettive dei corsi di laurea di Ingegneria attivati da circa 10 anni a Latina.
Come è stato scritto sui giornali locali l’anno accademico 2007/08 è difatti in discussione almeno per quanto riguarda la maggioranza degli insegnamenti.Anche sulle cause di questa situazione le cronache locali ne hanno dato conto con una certa ampiezza. Ne è scaturita una legittima richiesta di ricostruire le ragioni che hanno portato all’apertura nel 1998 della facoltà a Latina.
Le forze sociali e la rappresentanza politica locale ,anche se in assenza di un piano strategico ed organico ,hanno allora avviato ,utilizzando lo strumento del C.U.P. ,una convenzione con la quale sostenere economicamente e organizzativamente quella scelta.
La necessità di radicare questo polo di formazione superiore in questo territorio,sia nel rapporto con le aziende che con il contesto culturale ed istituzionale , è divenuto il passaggio obbligato dopo il primo periodo di consolidamento.
Ma la risposta all’ esigenza di ampliare al secondo livello la laurea di Ingegneria Informatica e dell’Informazione e parallelamente all’attivazione di piani di ricerca è essenzialmente inserita nel sostegno iniziale a cura degli amministratori e delle forze sociali del territorio
Questo sostegno, che avrebbe calibrato anche lo sviluppo dell’attività universitaria e fasato con le esigenze territoriali individuate ,non c’è stato e ancora allo stato attuale non si intravede .
In concreto lo sviluppo delle presenti e future attività didattiche e di ricerca è collegato alla decisione convinta delle forze sociali e locali di sostenere ,nelle forme più adeguate,anche finanziariamente e organizzativamente la fase di start-up di questa facoltà.
Un certo grado di autonomia amministrativa ,che è collegato alla scelta di rimanere all’interno dell’Università "La Sapienza", è un punto decisivo per sostenere le richieste senza attendere impossibili finanziamenti ministeriali .Le risorse inserite in un centro di spesa di Latina ,provenienti dalle tasse universitarie e dal contributo del Miur, permetterebbero di programmare le linee di sviluppo della sede senza gravare sulla sede centrale e finalmente di finanziare la ricerca presso la sede decentrata.
L’obiettivo successivo , se finanziaramente congruo,è la realizzazione a Latina della seconda facoltà di Ingegneria della" Sapienza",come già deliberato dalla Facoltà nel piano di decentramento dell’Università.
Ma le forze politiche ,ai diversi livelli ,sia regionali che provinciali e comunali non hanno dimostrato alcuna attenzione a l’occasione fornita dalla facoltà a Latina.
Gli ammimistratori regionali , ai quali peraltro negli ultimi anni è stata assegnata la competenza sulle sedi universitarie nel territorio regionale ,non hanno prodotto alcun progetto che coinvolgesse la sede di Latina e che indicasse un percorso per il futuro ,compatibile con le realtà economiche ed aziendali .
Anche la rappresentanza parlamentare pontina non ha recepito le richieste di sviluppo che negli anni la sede ha espresso fermandosi alla sistemazione edilizia ,che seppure importante non esaurisce certamente le esigenze di in polo universitario che voglia essere attrativo all’esterno e che fornisca anche ai giovani una opportunità di livello formativo di eccellenza ,partecipando alla programmazione europea dei finanziamenti alle attività della cosiddeta "società della conoscenza".
L’attuale situazione di stallo – mancanza di risorse per continuare questa importante esperienza – non può essere pilatescamente addebitata ad una generica mancanza di progetto dell’offerta formativa nei decenni passati delle istituzioni comunali,che oggettivamente hanno ascoltato almeno le esigenze più urgenti.
La soluzione a queste carenze deve ,tenendo conto dei dati positivi dei laureati e degli occupati nei settori afferenti ai corsi di laurea , riuscire a costruire una rete di proposte che sappia inserire l’università in un quadro di sviluppo e di qualificazione delle risorse umane e culturali.
L’urgenza deve servire ad imporre in tempi brevi chiare assunzioni di responsabilità ,sia da parte degli ammimistratori e dei rappresentanti eletti ai vari livelli che da parte delle forze politiche e sociali, relativamente alla valutazione della portata strategica della formazione universitaria nello sviluppo complessivo di questo territorio cosiccome della sua assenza.
Queste decisioni devono fornire a tutti coloro che sono,a vario titolo coinvolti ,almeno uno strumento di confronto tra i rappresentanti delle istanze ammimistrative e sociali e gli organismi universitari centrali e locali.