A Latina poco credito delle banche alle imprese

Nonostante il rapporto con il sistema bancario locale sia buono, raramente questo produce nuove opportunità per gli imprenditori della provincia di Latina. La spiegazione è che il monte affidamenti disponibile è sottodimensionato rispetto alle reali dimensioni del settore manifatturiero presente sul territorio.
BancaFinanza, mensile finanziario in questi giorni in edicola, ha intervistato in un’inchiesta sul rapporto banche-imprese a Latina, Paolo Marini, presidente Confindustria Latina,Sergio Moretti, direttore generale della Banca popolare di Aprilia, Gilberto Cesandri, direttore generale della Bcc Cassa rurale e artigiana dell’Agro Pontino, Massimo Lucidi, direttore generale della Banca popolare del Lazio.
Paolo Marini ha spiegato a BancaFinanza che i rapporti con le banche locali sono sicuramente più diretti ma, di contro, la richiesta di garanzie aziendali e personali è maggiore.
“Nel nostro territorio – ha detto il presidente di Confindustria Latina – non si può dire di avere un tessuto di banche locali ampio, e il livello dei prestiti effettuati è di solito inferiore (e di molto) alla raccolta. Ne consegue che il supporto reale è spesso inadeguato alle esigenze concrete delle imprese. Per quanto riguarda le banche di maggiori dimensioni, la situazione peggiora, per la presenza di due ulteriori fattori negativi: la “spersonalizzazione” degli enti che decidono sul finanziamento (che non permette di valorizzare gli elementi non contabili a favore delle imprese) e il costo, spesso eccessivo, applicato alla gestione delle pratiche e alle linee di affidamento eventualmente concesse. Infine, anche per le grandi banche, il rapporto tra raccolta e impieghi in provincia di Latina è uno a uno,contro una media regionale di uno a due”.
Gli istituti di credito, dal canto loro, hanno spiegato a BancaFinanza in che modo si stanno attrezzando per aiutare le imprese. “La Popolare di Aprilia – ha detto Sergio Moretti – non ha mai fatto mancare l’appoggio all’imprenditore che, credendo nella propria azienda, ha saputo dotarla di adeguati mezzi patrimoniali per permettere una sana crescita. I nostri impieghi, al netto delle perdite infragruppo, sono rimasti pressoché invariati nel 2012 rispetto al 2011, nonostante una drastica caduta della domanda finalizzata agli investimenti”.
“Il denaro – ha aggiunto il direttore generale della banca - va dato a chi lo può restituire. Dalla crisi si esce con banche e aziende forti: il nostro compito è quello di aiutare le imprese medio-piccole a fare sistema per riuscire a essere competitive sia sul mercato estero, sia su quello interno”.
Della stessa opinione è Massimo Lucidi che afferma che “Nel caso delle banche piccole e medie, come la Popolare del
Lazio, la stretta creditizia non è stata forte come per i gruppi maggiori, dove le grandi aziende hanno drenato liquidità e quindi finanziamenti alle Pmi. Nel caso degli istituti di credito come il nostro, dove il corporate ha dimensioni molto limitate, la crisi di liquidità è un fenomeno che non è stato avvertito, se non dal punto di vista economico, cioè del costo della raccolta, che ha subìto degli incrementi. La banca ha continuato a erogare credito anche se con analisi più stringenti, vista la crisi globale che ha investito tutte le imprese”.
Anche Gilberto Cesandri, direttore generale della Bcc Cassa rurale e artigiana dell’Agro Pontino, pone l’accento sulla necessità di finanziare solo le imprese con un’adeguata capacità di restituire le somme prestate: “La vitalità delle imprese sane deve essere incoraggiata con il credito; tuttavia, non ci è più consentito valutare con troppa generosità le sorti di un’impresa senza prospettive. Le banche possono fare poco per le imprese spiazzate dai mutamenti strutturali avvenuti nel mercato”.
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