A Latina poco credito delle banche alle imprese

14/06/2013 di
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Nonostante il rapporto con il sistema bancario locale sia buono, raramente questo produce nuove opportunità per gli imprenditori della provincia di Latina. La spiegazione è che il monte affidamenti disponibile è sottodimensionato rispetto alle reali dimensioni del settore manifatturiero presente sul territorio.

BancaFinanza, mensile finanziario in questi giorni in edicola, ha intervistato in un’inchiesta sul rapporto banche-imprese a Latina, Paolo Marini, presidente Confindustria Latina,Sergio Moretti, direttore generale della Banca popolare di Aprilia, Gilberto Cesandri, direttore generale della Bcc Cassa rurale e artigiana dell’Agro Pontino, Massimo Lucidi, direttore generale della Banca popolare del Lazio.

Paolo Marini ha spiegato a BancaFinanza che i rapporti con le banche locali sono sicuramente più diretti ma, di contro, la richiesta di garanzie aziendali e personali è maggiore.

“Nel nostro territorio – ha detto il presidente di Confindustria Latina – non si può dire di avere un tessuto di banche locali ampio, e il livello dei prestiti effettuati è di solito inferiore (e di molto) alla raccolta. Ne consegue che il supporto reale è spesso inadeguato alle esigenze concrete delle imprese. Per quanto riguarda le banche di maggiori dimensioni, la situazione peggiora, per la presenza di due ulteriori fattori negativi: la “spersonalizzazione” degli enti che decidono sul finanziamento (che non permette di valorizzare gli elementi non contabili a favore delle imprese) e il costo, spesso eccessivo, applicato alla gestione delle pratiche e alle linee di affidamento eventualmente concesse. Infine, anche per le grandi banche, il rapporto tra raccolta e impieghi in provincia di Latina è uno a uno,contro una media regionale di uno a due”.

Gli istituti di credito, dal canto loro, hanno spiegato a BancaFinanza in che modo si stanno attrezzando per aiutare le imprese. “La Popolare di Aprilia – ha detto Sergio Moretti – non ha mai fatto mancare l’appoggio all’imprenditore che, credendo nella propria azienda, ha saputo dotarla di adeguati mezzi patrimoniali per permettere una sana crescita. I nostri impieghi, al netto delle perdite infragruppo, sono rimasti pressoché invariati nel 2012 rispetto al 2011, nonostante una drastica caduta della domanda finalizzata agli investimenti”.

“Il denaro – ha aggiunto il direttore generale della banca ­- va dato a chi lo può restituire. Dalla crisi si esce con banche e aziende forti: il nostro compito è quello di aiutare le imprese medio-piccole a fare sistema per riuscire a essere competitive sia sul mercato estero, sia su quello interno”.

Della stessa opinione è Massimo Lucidi che afferma che “Nel caso delle banche piccole e medie, come la Popolare del
Lazio, la stretta creditizia non è stata forte come per i gruppi maggiori, dove le grandi aziende hanno drenato liquidità e quindi finanziamenti alle Pmi. Nel caso degli istituti di credito come il nostro, dove il corporate ha dimensioni molto limitate, la crisi di liquidità è un fenomeno che non è stato avvertito, se non dal punto di vista economico, cioè del costo della raccolta, che ha subìto degli incrementi. La banca ha continuato a erogare credito anche se con analisi più  stringenti, vista la crisi globale che ha investito tutte le imprese”.

Anche Gilberto Cesandri, direttore generale della Bcc Cassa rurale e artigiana dell’Agro Pontino, pone l’accento sulla necessità di finanziare solo le imprese con un’adeguata capacità di restituire le somme prestate: “La vitalità delle imprese sane deve essere incoraggiata con il credito; tuttavia, non ci è più consentito valutare con troppa generosità le sorti di un’impresa senza prospettive. Le banche possono fare poco per le imprese spiazzate dai mutamenti strutturali avvenuti nel mercato”.