A LATINA RECORD DI BADANTI E COLF IRREGOLARI
A Latina il 22,71% delle colf e delle badanti ha ottenuto un contratto e solo il 29,4% delle pratiche è stato chiuso (con esito positivo o negativo). Il dato emerge da un’inchiesta del Sole 24 Ore. Oggi, a un anno di distanza dal pagamento dei 500 euro per regolarizzare le colf, molti dei datori di lavoro (e delle 300mila lavoratrici) sono ancora in attesa di essere convocati per firmare il contratto di lavoro necessario per ottenere il permesso di soggiorno.
In alcune province – scrive il quotidiano economico – la situazione è disperata: a Latina, per esempio, solo il 22,71% delle colf e delle badanti ha ottenuto un contratto e solo il 29,4% delle pratiche è stato chiuso (con esito positivo o negativo). Situazione simile a Napoli (dove però le domande di emersione sono state oltre 24mila): il 26% delle pratiche è stato chiuso ma solo il 23,76% è andato a buon fine. Tra le grandi città in ritardo c’è anche Torino, dove 8.300 domande sono ancora in lavorazione: i contratti firmati sono pochi più di 2mila e in totale le istanze chiuse rappresentano il 27,83% di quelle presentate.
La media nazionale – continua il Sole 24 Ore – non sale di molto: i contratti sono 173.997 (dati al 6 luglio) su quasi 300mila domande arrivate. Vale a dire che in media il 41% degli stranieri che hanno fatto domanda non hanno ancora firmato il contratto di lavoro. In realtà, il 6% non lo firmerà mai: si tratta infatti degli stranieri la cui pratica è stata respinta per mancanza dei requisiti del lavoratore o del datore. Le bocciature, inoltre, riguardano anche gli stranieri colpiti da un’applicazione “restrittiva” della circolare Manganelli (dal nome del capo della Polizia), per la quale chi è stato scoperto in Italia dopo un’espulsione non ha diritto alla regolarizzazione. Per legge è stato ammesso, ma voi viene “scartato”.
Oltre alle 11 province in cui il numero di contratti è inferiore al 50% delle domande presentate, ce ne sono tre che hanno superato il 90 per cento. Il dato sulle più veloci sale a 43 se si tiene conto di quelle in cui le pratiche chiuse superano il 90 per cento. A “soffrire” sono soprattutto le grandi città, sommerse dalle pratiche. A questo, si aggiunge il problema degli interiali e dei precari assunti a tempo determinato dal ministero dell’Interno e non rinnovati. I primi sono stati mandati a casa lo scorso 31 luglio (tranne 45 unità, a cui è stato prorogato di un mese il contratto), mentre per i secondi (in scadenza a fine anno) è arrivato l’impegno del governo a prorogare i contratti di un anno ai fini di una definitiva stabilizzazione. «Dopo venti contratti – spiega Mara De Mattheis, cofondatrice del “comitato 650” insieme ad Alessia Pantone e Cristiano Ceccotti – firmare il 21esimo senza alcuna garanzia certa per il futuro ci sembra una beffa, si sta solo posticipando il problema che si ripresenterà il prossimo anno».