FINESTRA: LA MIA VERITA’ SULL’INTERMODALE

20/06/2010 di

di AJMONE FINESTRA

In questi giorni il Commissario Prefettizio del Comune di Latina ha deciso per la messa in liquidazione della Società Logistica Merci SpA società proprietaria del cosiddetto intermodale. Preciso subito che condivido la decisione del Commissario che, visto l’andamento della società negli ultimi anni e alla luce anche dell’ultime decisioni del Governo, non aveva grandi alternative. Semmai c’è da chiedersi cosa ha fatto l’Amministrazione Zaccheo negli ultimi 8 anni, cioè da quando ha preso in mano la gestione della società. Prima però di entrare in questo tipo di considerazione ritengo necessario, per onore della verità, ripercorrere la storia di questa importante opera, che secondo me è ancora fondamentale per l’economia pontina, con particolare attenzione alle date delle varie tappe che sono significative per comprendere a pieno l’evoluzione e le responsabilità sull’intera vicenda.

Nel 1994, diventato Sindaco di Latina da pochi mesi mi trovai ad affrontare il serio problema dell’ex Zuccherificio di Littoria che, oramai chiuso da diversi anni, era diventato un pericolo per la comunità a causa delle grandi quantità di materiali nocivi sia per l’ambiente che per la salute pubblica con tanto di dossier e articoli sulla stampa. A qualche centinaia di metri dal centro abitato, l’impianto conteneva centinaia di tonnellate di amianto, materiali ferrosi e oli esausti che da anni si disperdevano nell’ambiente e nel sottosuolo. La prima e più importante questione fu quindi come sminare quella bomba ecologica ad orologeria, perché nessun privato avrebbe mai affrontato le enormi spese che la bonifica del sito richiedeva. Grazie ad un lungimirante e ben fatto progetto che prevedeva l’acquisto, la bonifica, il recupero e la ristrutturazione del sito industriale, ottenemmo l’attenzione della Regione Lazio (che politicamente era governata dal centro sinistra) e della Comunità Europea che riconobbero la grande validità dell’idea di realizzare una Piattaforma Logistica di interscambio gomma-rotaia per le merci, cosa che proprio in quel momento si stava promuovendo in tutta Europa come l’unica sistema possibile per il trasporto merci. Dall’Unione Europea, tramite la Regione, arrivarono i finanziamenti (in varie fasi oltre 12 milioni di euro, poi negli ultimi anni diventati oltre 16) per la realizzazione di quella che è stata considerata l’opera più importante finanziata nel Lazio con fondi Comunitari. Un’area di oltre 25 ettari fu completamente bonificata e oltre 200 tonnellate (!) tra amianto, materiali ferrosi dei vecchi impianti dello zuccherificio e oli esausti furono rimossi e smaltiti secondo quanto previsto dalle leggi.

Il primo obiettivo era stato raggiunto, la salute dei cittadini di Latina Scalo e di tutto il territorio era stata tutelata con un intervento che ancora oggi non ha pari in provincia.
Si è poi passati alla seconda fase, il recupero del sito industriale che aveva al suo interno degli importanti esempi di archeologia industriale riconosciuti di interesse nazionale e da salvaguardare, e la conseguente realizzazione della piattaforma logistica per le merci: l’intermodale, con due binari interni direttamente collegati alla linea ferroviaria Roma- Napoli ma soprattutto con una lunghezza tale, così detta europea, che permetteva ai treni merci di non essere spezzati prima di essere scaricati-caricati con un notevole risparmio di tempo nelle varie operazioni e, se gestito con le giuste competenze, con notevoli risparmi sui costi di trasporto merci soprattutto per le aziende del territorio a partire, per esempio, dal polo farmaceutico.
Uno dei pochi impianti nel centro Italia con queste caratteristiche e l’unico in provincia!

Nel 2000 la seconda fase si concluse con la realizzazione della Piattaforma logistica (i lavori erano iniziati nel 1996-97) e venne costituita la SLM SpA con soci il Comune di Latina al 95% e Camera di Commercio, Assindustria, Federlazio e un consorzio di operatori privati con il restante 5%. Inoltre si chiusero importanti accordi con la Cemat, società del Gruppo Ferrovie dello Stato, per la gestione del traffico merci dei binari. La SLM SpA era destinata alla gestione di tutta la struttura con l’idea di base che, una volta avviato il Centro, la percentuale di capitale sociale dei privati e delle associazioni di categoria crescesse, soprattutto a seguito dell’ingresso di operatori di logistica di importanza internazionale, fino a prenderne il controllo  e, soprattutto, a portare avanti la gestione visto che mai si era pensato che il Comune dovesse fare l’operatore di logistica!

Nel 2000 però, a seguito di una scellerata e superficiale azione politica dimostrativa di tre consiglieri comunali di centro sinistra, Mantovani, Di Mambro e De Amicis, che si incatenarono ai cancelli del sito denunciando uno smaltimento non a norma dell’amianto e addirittura ipotizzandone il sotterramento nel sito stesso, la magistratura inizia una devastante indagine giudiziaria che portò tra il 2000 e il 2002 al blocco di tutte le attività per il sequestro dell’area e, purtroppo, alla realizzazione di oltre 200 buche per sondare il sottosuolo alla ricerca dell’amianto. Indagini e buche che non risparmiarono piazzali e pavimenti dei capannoni nuovi appena completati!
Inutile sottolineare che l’amianto non fu mai trovato perché non c’era, mentre ci tengo ad evidenziare che a seguito di quell’indagine alcune persone furono ingiustamente coinvolte e addirittura arrestate e, indecentemente, sbattute sulle prime pagine dei giornali come dei delinquenti comuni. Ma quella assurda vicenda provocò anche ingenti danni alla SLM SpA che dovette risistemare a proprie spese tutte le buche  delle “indagini” (alcune larghe fino a 6 metri e profonde 2 metri) con costi superiori ai 100.000 euro che alla fine pesarono sulle casse del Comune. Questo deleterio blocco “giudiziario” causò anche la fuga dei primi operatori di logistica che si erano interessati per investire nell’area, azzerando così quasi due anni di rapporti, di contatti e di lavoro commerciale portati avanti dai vertici SLM dell’epoca e dal sottoscritto.

Nel maggio 2002 arriva l’Amministrazione Zaccheo, le aree vennero dissequestrate di lì a poco e l’operatività riprese a pieno. Dal quel momento il sottoscritto non ha avuto più responsabilità amministrative e dal quel momento è iniziata la gestione che ha portato alle vicende odierne.

A questo punto, alla luce della messa in liquidazione della SLM, le domande sono tante, come altrettanti sono i dubbi, ma la cosa che ritengo sia veramente incomprensibile è il perché il Comune ha continuato fino ad oggi a mantenere il 95% delle azioni e non ha invece iniziato immediatamente, fin dal 2002, le procedure per far subentrare nel capitale sociale e nella gestione degli operatori importanti di logistica integrata, magari già attivi in altri Centri simili così da poter fare sinergie ed economie proprio nella gestione.

In 8 anni hai voglia operatori di logistica integrata si potevano trovare!
Viene da pensare che, forse, in tutti questi anni si è voluto mantenere il “controllo” perché erano in arrivo altri milioni di finanziamenti europei e quindi altre gare, altri incarichi e altri affidamenti da distribuire? Oppure si potrebbe pensare che, forse, a chi si è avvicinato, interessato a subentrare al socio pubblico, si sono chieste contropartite milionarie per la dismissione delle quote tanto da farli scappare, con la pretesa di fare cassa con un’opera che, è bene ricordare, era nata a favore del territorio come infrastruttura di base per l’economia locale e non per fare speculazioni finanziarie? Oppure, forse, tutte e due le cose insieme?
Comunque sia andata il risultato è stato disastroso e senza giustificazioni.

Siamo sull’orlo del fallimento, decine di milioni di euro pubblici rischiano di essere buttati al vento a causa di chi ha voluto seguire una strategia fallimentare che non era quella con cui era stato impostato inizialmente il “Progetto Centro intermodale”.
Adesso mi auguro fortemente che, non essendoci più certe “dinamiche” della politica di mezzo, con le redini in mano a persone sicuramente svincolate da quelle “dinamiche”, anche se purtroppo con il percorso che vede la nomina di un liquidatore, ci sia il giusto approccio verso quella struttura che ritengo ancora fondamentale per il nostro territorio e che sicuramente potrebbe ancora fare la differenza tra la partenza o meno delle ultime industrie da questa provincia. E’ fondamentale che si lavori per far arrivare importanti operatori di logistica integrata che facciano funzionare l’Intermodale nella sua totalità a partire proprio dalla parte più rilevante, da quello che ne è il valore aggiunto e cioè i binari e non utilizzarlo come se fosse un’agenzia immobiliare che affitta i metri quadrati dei capannoni.
E’ necessario che il Comune si liberi della maggioranza delle proprie azioni in favore di privati che, con specifiche competenze nel settore, devono gestire l’operatività dando in contropartita non improbabili cifre milionarie di buona uscita ma serie garanzie per un solido e ben fatto piano industriale con idee e investimenti importanti per lo sviluppo dell’intero sito. Quell’opera è stata immaginata e realizzata per la comunità, per l’economia del territorio e non per far fare al Comune speculazioni finanziarie con vendite azionarie.

E’ questo il percorso a cui era destinato l’Intermodale quando fu realizzato.
E’ su questa strada che si deve ritornare per sperare che possa svolgere quell’importante ruolo per l’economia pontina a cui era destinato quando nel 1995 fu immaginato.