FEDERFARMA: A LATINA RISCHIO CHIUSURA PER IL 15% DELLE FARMACIE

03/06/2010 di

La manovra economica 2011-2012 approvata dal
Governo rischia di portare alla chiusura di circa 300 farmacie sulle oltre 1400
presenti nel Lazio, pari a poco meno del 25% del totale. È l’allarme lanciato da
Federfarma Lazio nel corso della conferenza stampa «Manovra. Farmacie a rischio
chiusura, italiani senza servizi», tenutasi questa mattina presso il centro convegni
«Roma Eventi».

Secondo i dati di Federfarma nella provincia di Rieti sono a rischio
il 90% delle 75 farmacie presenti sul territorio, mentre in quella di Frosinone su
150 farmacie il 10% risulta a rischio chiusura e ben il 45% si dichiara «in
sofferenza». Nel viterbese il rischio di chiudere i battenti è alto per il 10% delle
82 farmacie presenti, mentre in provincia di Latina il rischio chiusura riguarda il
15% degli esercizi. Nella provincia di Roma, infine, rischiano di chiudere 100
esercizi nella zona metropolitana e circa 50 nel territorio circostante.

Nel corso della conferenza stampa è stato inoltre presentato lo studio «L’impresa farmacia:
evoluzione del contesto e dinamiche reddituali», realizzato da Alberto Pastore e
Maria Vernuccio, docenti della facoltà di Economia a La Sapienza, dal quale si evince
lo «stato di sofferenza» dell’intero sistema ed in particolare delle piccole e medie
farmacie. «Si tratta di uno studio realizzato in gennaio, quindi in tempi non
sospetti perchè antecedente ai provvedimenti del Governo – ha spiegato Franco
Caprino, presidente di Federfarma Lazio – La manovra appena varata non incide sui
veri sprechi del sistema farmaceutico ovvero la spesa farmaceutica ospedaliera, che
quest’anno ha superato del 72% il tetto previsto, e speriamo venga modificata nel
corso del suo iter parlamentare. In tempi di crisi siamo disponibili a fare la nostra
parte in termini di sacrifici, ma chiediamo che questo sforzo sia condiviso da tutti
i protagonisti della filiera del farmaco, cioè industrie, grossisti e farmacie. Si
sarebbero potuti ottenere risultati più importanti riducendo il prezzo al pubblico di
tutti i farmaci di classe A e non solo di quelli generici come previsto dalla
manovra. In questo modo avrebbero risparmiato i cittadini e le spese sarebbero state
ripartite tra tutti gli attori della filiera. Non si può chiedere allo stesso tempo
che le farmacie eroghino più servizi al cittadino, come previsto dalla legge 69 del
2009, e poi gravarle con costi aggiuntivi. Lunedì avremo la nostra assemblea
nazionale nella quale decideremo quali azioni intraprendere».