AGORA SANTA RITA: L’ADDIO A LORENZO GIANNANDREA

19/05/2010 di

La morte di Lorenzo Giannandrea ha lasciato un vuoto nell’Agora Santa Rita. Ed è anche e soprattutto per questo che il direttore generale della società rosanero, Benito De Filippis, ha voluto scrivere queste poche righe, peraltro lette in chiesa lunedì pomeriggio durante la cerimonia funebre, per rendere omaggio alla figura non solo di un tesserato, ma di un figlio della “comunità” Agora Santa Rita.

lorenzo_giannandrea“E’ dura considerate che con Lorenzo fino a giovedì scorso ho parlato di calcio, di ragazze. Solo pochi giorni fa mi aveva presentato con grande orgoglio Roberta, una compagna di scuola. Fabrizio mi aveva chiesto come poter conciliare il calcio con l’università. Una cosa voluta prima da lui e poi dai suoi genitori, Gianni ed Elisabetta. Ha lasciato un vuoto incolmabile. Una morte assurda, difficile da accettare, molto difficile. Anche perché Lorenzo, dentro e fuori dal campo, era la vita. Con i suoi compagni di squadra, con quella fascia bianca al braccio che sapeva, ogni volta, onorare alla grande. Con quella voglia di vivere, che i suoi occhi non hanno mai nascosto.

Oggi Lorenzo non c’è più e, purtroppo, bisogna farsene una ragione. Assurda e difficile, come e più di un boccone amaro da ingoiare. Lorenzo vivrà sempre al fianco di chi gli ha voluto bene, di chi ha saputo apprezzarlo, di tutti gli amici di sempre: Devis, Marco, Matteo, Francesco, Fabio, Luigi, Roberta, Francesca, Micol, Sara, Maverik, Andrea, Michele, Stefano e dei suoi mister, Maurizio, Dino, Francesco, Michele, Giacomo. Io qualcuno sicuramente l’avrò dimenticato, perché sono tantissimi. Ma Lorenzo, lui no, lui non si dimenticherà mai di nessuno, come non lo dimenticheremo noi. E per evitare che tu venga dimenticato dalle generazioni che verranno, noi abbiamo deciso di dedicarti il campo del Santa Rita che da oggi si chiamerà ‘Lorenzo Giannandrea’. E la tua maglia numero 5 non sarà indossata più da nessun altro giocatore. Perché è la tua ‘Lollo’, solo la tua.

Una maglia che ha sempre indossato con onore, un esempio per tutti. Fuori dal campo, hai sempre dimostrato di essere un uomo più grande della tua età anagrafica. Cosa questa che ti ha consentito di fare sempre la cosa giusta, al momento giusto. Il calcio era la tua passione, la tua vita. Eri un campione, come amava chiamarti tua mamma Elisabetta. Una persone capace di godere di quelle cose, che da sempre fanno la vita, o almeno dovrebbero, di una persona: felicità e capacità nello stare insieme alla gente. Te ne sei andato via troppo presto, soffocando sul nascere i sogni di un ragazzo vero. Te ne sei andato, dopo l’ultima corsa verso quel pallone che tanto amavi, ma che non è mai stato una ossessione, ma soltanto una passione da coltivare.

Ho sempre difeso i miei ragazzi e lo sai. Mi sento, dunque, di farlo anche ora che una testata giornalistica locale, in prima pagina, ha scritto che ‘Non doveva stare in campo’. Il giornalista dovrebbe essere un onesto narratore dei fatti e, in questo caso, oltre a non essere stato onesto nei confronti dell’opionione pubblica e di tutti coloro che ti vogliono bene, non è stato onesto e rispettoso nei tuoi confronti. Lorenzo, la verità è che tu vorresti stare in campo anche ora ed ora sono certo che starai giocando con i tuoi nuovi amici, con il pallone che ti abbiamo regalato e con la maglia di tante battaglie. Ciao ‘Lollo’, ci mancherai.