MILITARE UCCISO, LA MOGLIE: ORA CHIAMERA’. LO ZIO: NON VOLEVA PARTIRE

17/05/2010 di

massimiliano_ramadu

«Ora mi chiama, e mi dice che è tutto a posto». Così la moglie di Massimiliano Ramadù, Anna Maria Pittelli, cerca di allontanare il dolore per la morte del marito, ucciso in Afghanistan, chiusa nel suo appartamento di via Collina dei Pini, a Cisterna di Latina. Lo racconta la zia di Massimiliano, Rosa Natella, che questa mattina ha incontrato Anna Maria, sconvolta e in stato di choc.La moglie aveva sentito Massimiliano ieri sera, solo un attimo, attraverso il collegamento Skype. Lui le aveva detto: «Sto bene, tutto a posto, ci sentiamo». Doveva essere l’ultima missione per Massimiliano che era già stato in passato a Kabul e Nassiriya. Aveva deciso di mettere su famiglia. «Non voleva partire – ha raccontato lo zio Luciano Ramadù – ma alla fine mancavano i volontari e il 24 aprile è partito».

Lutto e commozione a Cisterna dopo la notizia dell’attacco subito da un convoglio nella missione di pace italiana in Afghanistan, nella provincia di Herat, con l’uccisione di due soldati italiani uno dei quali il 33enne sergente Massimiliano Ramadù di Cisterna. «Quest’oggi siamo tutti colpiti da un grandissimo dolore – ha commentato il sindaco Antonello Merolla – Mi sono sentito telefonicamente con il sindaco Giovanni Iacovelli di Ridetto (Bari) dove risiedeva l’altro giovane militare rimasto ucciso nell’attentato, Luigi Pascazio. L’ho invitato a portare la nostra vicinanza alla famiglia del milite e altrettanto ha fatto lui. Anche il prefetto si è prontamente interessato e questo pomeriggio sarà a Cisterna per fare visita ai familiari di Ramadù». Il sindaco si è recato presso l’abitazione della giovane moglie del militare e dei genitori per portare la solidarietà ed il cordoglio della città ed è in attesa di avere informazioni sul rientro della salma in Italia. «Se sarà consentito – dice – sarò presente all’arrivo per dimostrare la vicinanza della città proprio nei momenti più difficili della famiglia. Ramadù ha dato la vita nell’espletamento della missione internazionale di pace in un’area estremamente delicata del mondo. Già da questa mattina le bandiere del Comune sono a mezza asta ed invitiamo le scuole e le altre istituzionali locali a fare altrettanto, fino al giorno delle esequie quando verrà indetto il lutto cittadino».

MASSIMILIANO NON VOLEVA PARTIRE. «Non voleva partire stavolta, era già stato in Afghanistan e avrebbe voluto restare a casa ma mancavano i volontari ed il 24 aprile è partito, ma doveva essere per lui l’ultima missione». Così lo zio Luciano Ramadù parla del nipote. La moglie del sergente Massimiliano Ramadù, Anna Maria Pittelli, è ancora in stato di forte choc e persone vicine a lei dicono che si è chiusa nella sua casa in via Collina dei Pini a Cisterna e sembra non rassegnarsi a quello che è accaduto continuando a ripetere che il marito non è morto e che presto le telefonerà. L’ultima videochiamata tra i due ieri sera, lui l’aveva rassicurata che era tutto a posto. Oltre al padre di Ramadù anche la madre ha accusato un malore, per entrambi sono state necessarie le cure dei sanitari.

CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO. Un consiglio comunale straordinario su Massimiliano Ramadù, il giovane militare ucciso in Afghanistan. Lo ha convocato il presidente del consiglio comunale di Cisterna, Mauro Carturan, in accordo con il sindaco Merolla, in prima e unica convocazione, per domani, martedì 18 maggio, alle ore 17 con all’ordine del giorno: «Consiglio di solidarietà per Massimiliano Ramadù che ha contribuito con l’estremo sacrificio della vita alla missione di pace e di libertà in Afghanistan». Hanno dato l’adesione di presenza il prefetto di Latina Antonio D’Acunto, il presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il presidente della provincia di Latina Armando Cusani. Sono stati invitati a partecipare anche i deputati nazionali e regionali pontini, tutti i sindaci della provincia di Latina e dei comuni di Anzio, Nettuno, Velletri ed Artena.

MALORE DEL PADRE. A Cisterna i vicini di casa lo ricordano come un bravo ragazzo, una persona altruista, sempre allegra e con il sorriso sulle labbra, l’ultima volta che è stato visto a Cisterna era stato per salutare i familiari prima di partire per l’Afghanistan, era la seconda missione per lui in quella località. L’appartamento dei genitori di Ramadù è presidiato dalle forze dell’ordine da stamattina: a quanto si apprende il papà abbia avuto un malore alla notizia della morte del figlio ed è stato necessario l’intervento di un’ambulanza.

MASSIMILIANO ERA PREOCCUPATO. Si era sposato l’11 luglio 2009, Massimiliano Ramadù, 33 anni di Cisterna, uno dei due militari rimasto ucciso in Afghanistan, e solo pochi mesi dopo era partito per la missione. La moglie, Annamaria Pittelli, era rimasta a Cisterna, con i genitori. «Massimiliano era uno sportivo, una persona solare»: così lo ricorda il cugino della mamma, Luciano Massimiani, sceso dall’appartamento della signora Ramadù, a Cisterna di Latina, per parlare a nome della famiglia.  Luciano ha raccontato che Massimiliano amava il suo lavoro. Si era sposato con la moglie Annamaria in Calabria nello stesso anno in cui era arrivato per lui il trasferimento a Torino. Quando Massimiliano è partito per l’Afghanistan, lei è tornata a vivere a Cisterna. Chiusi nel silenzio i genitori, Cesare Ramadù e Laura Massimiani. Il loro appartamento di Via Paliani è presidiato da Carabinieri e militari: il papà ha avuto un malore ed è stato necessario l’intervento di un’ambulanza. «Massimiliano era preoccupato e dispiaciuto di dover partire, non voleva lasciare sua moglie, con cui era sposato da un anno. Per questo a marzo era sceso da Torino, dove viveva con lei, per accompagnarla a Cisterna di Latina dai suoi genitori». Luciano Ramadù, zio di Massimiliano, aggiunge: «Quando l’abbiamo saputo abbiamo provato un forte dolore. Stiamo provando ad avvertire anche suo fratello, che fa il militare a Modena. Ancora non ci sembra vero quello che è successo». «L’ultima volta che ho visto mio nipote è stato a marzo – ricorda lo zio di Massimiliano – Era venuto a Cisterna per salutare la sua famiglia prima di partire per l’Afghanistan. Era un bravo ragazzo, si era fatto da solo. Già aveva partecipato a un’altra campagna in Afghanistan, ma questa volta gli dispiaceva dover partire».

IL SINDACO. «È un dolore che ci coinvolge tutti, una ferita aperta per la città di Cisterna». Così il sindaco di Cisterna, Antonello Merolla, commenta la morte di Massimiliano Ramadù, morto stamattina in Afghanistan. Il sindaco stamani ha avuto contatti con il sindaco della città pugliese di cui era originario l’altro militare rimasto ucciso, e ha incontrato i familiari della vittima: i genitori di Massimiliano e la moglie. Domani alle 17 è stato convocato un consiglio comunale straordinario, al quale sono stati chiamati a partecipare anche il prefetto di Latina, il presidente della Provincia e la presidente della Regione: sarà dichiarato il lutto cittadino dopo i funerali di Stato di Massimiliano Ramadù. Il sergente era nato a Velletri l’8 febbraio 1977, aveva abitato a Cisterna di Latina fino al luglio scorso per poi trasferirsi a Torino. Ramadù era sposato dal 2009 con Annamaria Pittelli. I suoi genitori, Cesare Ramadù e Laura Massimiliani, vivono ancora a Cisterna di Latina assieme ai due fratelli gemelli di Massimiliano, Franco e Carlo.

I VICINI DI CASA. «Era come un figlio, non è possibile…». Dino Rinetti e Silvia Zandon piangono così il sergente Massimiliano Ramadù. «Gli avevamo affittato l’appartamento qui accanto lo scorso giugno – raccontano in lacrime – e a luglio si erano sposati. Erano due bei ragazzi, siamo sconvolti». Il militare viveva con la giovane sposa, Annamaria Pittelli, di 31 anni, al settimo piano di un palazzo di fronte alla caserma del suo reggimento, il 32/o Genio Guastatori. «Prima che partisse – rivela la signora Zandon – gli avevo chiesto più di una volta se era obbligato al andare in Afghanistan. Ma lui era un ragazzo preciso, che amava il suo lavoro, e non ci avrebbe mai rinunciato».

IL PREFETTO. «Sembra una donna forte, ma potete immaginare il suo dolore di giovane donna». Così il prefetto di Latina Antonio D’Acunto ha commentato lo stato d’animo di Anna Maria Pittelli, la moglie di Massimiliano Ramadù, scendendo dall’appartamento al quarto piano di via Collina dei pini dove la donna si trova in compagnia dei suoi genitori e dei familiari più stretti. Il prefetto ha fatto visita, nel pomeriggio, alla giovane vedova accompagnato dal sindaco di Cisterna Antonello Merolla e le ha fatto dono di un piccolo crocifisso di Gerusalemme portando la solidarità dello Stato e della società civile. «È un dolore grandissimo – ha aggiunto il sindaco – una giovane vita che ci lascia, un ragazzo che ha scelto la carriera militare perchè credeva in quello che faceva. Spero che possa essere da esempio». Nella giornata di domani, alle 17, il sindaco ha convocato un consiglio comunale straordinario al quale parteciperà, come ha annunciato, anche la presidente della Regione Renata Polverini. Già oggi bandiere a mezz’asta al Comune di Cisterna, mentre sarà dichiarato lutto cittadino nel giorno dei funerali del giovane militare ucciso.

CUSANI. «Esprimo personalmente e a nome dell’intera amministrazione della Provincia di Latina le più profonde condoglianze ai familiari dei soldati Massimiliano Ramadù e Luigi Pascazio, deceduti in Afghanistan nell’assolvimento di una ». Sono le parole di cordoglio del presidente della Provincia Armando Cusani, rivolte ai familiari dei giovani militari uccisi nell’attentato. «Alla signora Anna Maria, moglie del sergente Ramadù – scrive il presidente in un comunicato – il calore e l’affetto della nostra comunità, oltre al ricordo di un coraggioso soldato e uomo dai grandi valori umani».

LE VITTIME. I due soldati italiani del contingente Isaf impegnato in Afghanistan sono rimasti uccisi e altri due gravemente feriti. L’attacco è avvenuto nella zona di Herat, nel Nord-Est del Paese. I quattro erano a bordo di un mezzo militare quando è esploso un ordigno. I feriti sono stati trasportati nell’ospedale da campo di Herat. Le due vittime sono il sergente Massimiliano Ramadu di 33 anni, di Cisterna, e il caporalmaggiore Luigi Pascazio, di 25 anni, della provincia di Bari.

POLVERINI. «La morte di due nostri soldati in Afghanistan ci riempie di tristezza e ci addolora profondamente. Esprimo cordoglio mio e della Regione Lazio alle famiglie dei nostri connazionali, orgoglio del nostro Paese per il contributo prezioso che ogni giorno offrono per portare la pace e la democrazia nel mondo». Lo afferma il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini. «Rivolgo inoltre – conclude – i più sentiti auguri di pronta guarigione ai due militari feriti. Siamo vicini a tutti i nostri soldati impegnati nelle missioni di pace».

LA DINAMICA. I quattro militari (due sono rimasti feriti) erano a bordo di un blindato Lince in una colonna di 130 veicoli diretti verso la località di Bala Murghab quando è esploso un ordigno rudimentale (ied) ad altissimo potenziale, di quelli usati spesso per attacchi contro le forze internazionali in Afghanistan. I feriti sono stati immediatamente portati all’ospedale da campo di Herat con elicotteri di ISAF e rientreranno in Italia il prima possibile. Le salme di Ramadù e Pascazio saranno rimpatriate mercoledì.

LA MISSIONE. I militari italiani coinvolti nell’attentato erano tutti inquadrati nel 32esimo reggimento genio guastatori della brigata alpina Taurinense e nel contingente italiano in Afghanistan erano inseriti nella task-force genio, unità tra i cui compiti c’è quello di controllare e bonificare gli itinerari percorsi dalle pattuglie e dai convogli militari. Il loro blindato occupava la quarta posizione di una colonna  di cui facevano parte anche soldati spagnoli, afgani e statunitensi, per complessivi 400 uomini. Gli automezzi erano partiti da Herat e dovevano portare rinforzi alla task force alla base di Colombus. L’esplosione è avvenuta a 25 chilometri di distanza da Bala Murghab. Il fatto che fossero presenti militari di diverse nazionalità ha indotto il ministero della Difesa a diffondere una nota di precisazione per sottolineare che non si è trattato di un attacco specifico all’Italia.

24 ITALIANI MORTI. Con i due uccisi oggi sale a 24 il numero dei militari italiani morti in Afghanistan dall’inizio della missione, nel 2004. Di questi la maggioranza è rimasta vittima di attentati, altri invece sono morti in incidenti, alcuni anche per malore.  Allo stato attuale i soldati italiani impiegati nella regione occidentale dell’Afghanistan sono circa 2.800. Dal prossimo mese di giugno arriveranno circa mille uomini, rinforzi decisi dal governo nell’ambito della nuova strategia fortemente voluta dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama e approvata dalla Nato.