PIANO DEL PARCO, LA DELIBERA DEL CONSIGLIO DIRETTIVO

01/05/2010 di

Lo scontro tra Ente Parco del Circeo e Comune di Sabaudia ha portato in queste ultime settimane a dichiarazioni scottanti, con un botta e risposta tra i vertici delle due istituzioni in merito soprattutto al nuovo Piano del Parco. Ora il Consiglio direttivo del Parco Nazionale del Circeo ha emesso una delibera che descrive dettagliatamente la propria posizione sui punti fondamentali.

Il testo completo della delibera del Consiglio Direttivo dell’Ente Parco Nazionale del Circeo
(Sabaudia, 30 aprile 2010):

Il Consiglio Direttivo dell’Ente Parco Nazionale del Circeo, preso atto della mozione consiliare
presentata al Comune di Sabaudia inerente il Piano del Parco attualmente in fase di redazione, ed
ascoltata la relazione del Presidente dell’Ente in merito agli argomenti affrontati dalla suddetta
mozione, dichiara di farne proprio gli argomenti e di renderli pubblici. Il Consiglio Direttivo
infatti ritiene che il confronto sul Piano del Parco sia volutamente stato strumentalizzato creando
irresponsabilmente un pericoloso allarme sociale su ipotesi di lavoro già superate, se non addirittura
scartate dal Consiglio Direttivo stesso, e comunque significativamente diverse da come queste sono
state rappresentate.

I lavori del Consiglio Direttivo, caratterizzati ormai dalla cronica assenza dei rappresentanti degli
Enti Locali eletti in Consiglio, hanno comunque spesso visto la presenza di rappresentanti del
Comune di Sabaudia che relativamente al Piano del Parco sono stati presenti ai Consigli del:
• 17 nov. 2008 in occasione della presentazione del Documento Direttore Preliminare di
Piano;
• 22 dic. 2008 in occasione della discussione sul Documento Direttore Preliminare di Piano;
• 19 mar. 2009 in occasione della discussione sul protocollo d’intesa relativo agli stabilimenti
balneari ed alla gestione della fascia costiera;
• 7 lug. 2009 in cui sono state discusse le prime idee di piano tra cui l’ipotesi di
riperimetrazione che come risulta dal verbale della seduta è stata presentata come pura idea
concettuale di lavoro;
• 14 dic. 2009 in cui si è discusso del sistema turistico del Parco.

Nelle suddette riunioni di Consiglio i documenti di Piano, gli studi, gli elaborati in bozza sono stati
forniti ai rappresentanti del Comune di Sabaudia come fossero Consiglieri del Parco.
Il Consiglio Direttivo ribadisce con determinazione che il Piano del Parco costituisce ancora
un percorso aperto su cui non è stata presa ancora alcuna decisione se non in relazione agli atti
d’indirizzo che di seguito verranno chiariti. Sono infatti ancora in corso confronti con le parti
sociali e il Consiglio Direttivo ha già dato mandato ai tecnici che stanno redigendo il Piano affinché
obbligatoriamente sia fatta una nuova consultazione di riscontro dopo la redazione del preliminare
di Piano prevista per il mese di giugno e comunque prima che il Consiglio stesso assuma qualunque
decisione definitiva.

I documenti preliminari di Piano, comprensivi degli atti d’indirizzo, sono stati trasmessi a tutti gli
Enti Locali il 10 giu. 2009; su questi documento è ancora in corso la fase di confronto, ma non sono
state avanzate richieste di chiarimento, di modifica o di integrazioni né dalla Comunità del Parco,
sebbene formalmente interpellata e sollecitata, né da parte del Comune di Sabaudia. La Comunità
del Parco ha deciso il 18 dic. 2009 di affidare il coordinamento tecnico delle osservazioni alla
Provincia di Latina che solo in data 12 febbraio 2010 ha provveduto a convocare i tecnici incaricati
del Piano per un confronto a cui, tra gli altri, erano presenti anche i tecnici del Comune di Sabaudia.
Alla luce di quanto sopra il Consiglio Direttivo ritiene che il Comune di Sabaudia è sempre stato
perfettamente consapevole dell’andamento dei lavori in corso, e sa altrettanto perfettamente che
quanto riportato nella mozione consiliare ora presentata non corrisponde a verità. La strumentalità
delle tesi sostenute si deduce e dimostra sia dalla comparazione dei verbali del Consiglio
Direttivo sia dall’analisi (anche superficiale) delle norme vigenti. Con la speranza di contribuire
a rasserenare il dibattito, il Consiglio Direttivo ribadisce i seguenti punti stabilendo che questi
costituiscono a tutti gli effetti conferma ed integrazione degli indirizzi al Piano già espressi.

1. “Diritti costituzionali di Sabaudia”
Il concetto della presunta violazione dei diritti costituzionali di Sabaudia e dei sui cittadini è
contenuto più volte nella mozione presentata.
A tale proposito il Consiglio Direttivo afferma con forza di aver posto in essere procedure di legge
su cui la Corte Costituzionale ha già avuto modo di esprimersi confermando da un lato l’ordine
degli interessi generali e pubblici a cui i parchi sono preposti, da un altro di come le forme di
partecipazione alla gestione dell’Ente e agli atti di pianificazione del Parco consentano dalla fase di
redazione a quella di approvazione numerose possibilità e modalità d’intervento in rappresentanza
degli interessi locali al fine di trovare un giusto punto d’incontro tra gli interessi generali e quelli
particolari.
Prima di lamentare presunte violazioni di diritti costituzionali, bene sarebbe verificare se le
forme di partecipazione e collaborazione istituzionale sono state espletate e quindi, attribuire
le responsabilità o a chi non le ha poste in essere o a chi ha ritenuto di non dovervi aderire.
In relazione invece ai diritti costituzionali “di Sabaudia sia derivanti dalla fondazione sia dalle
caratteristiche storiche che le appartengono attraverso la redazione di forme di tutela storica,
architettonica ed ambientale specificatamente studiate per le esigenze locali nell’interesse
della miglior conservazione e tutela dei beni effettivamente degni di attenzione”, il Consiglio
Direttivo ricorda che questa è esattamente la funzione data dalla legge al Piano del Parco e al
Piano di Sviluppo Socio Economico. Infatti l’Ente Parco, oltre alla conservazione delle specie
e degli habitat, ha come proprio mandato quello di “realizzare un’integrazione tra uomo ed
ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia di valori antropologici, archeologici, storici ed
architettonici e delle attività agro silvo-pastorali e tradizionali” (legge quadro sulle aree protette, L
394/91 art. 1 comma 3 punto b).
Il Piano del Parco è in fase di redazione da circa 10 mesi e l’Università La Sapienza, sede di Latina,
incaricata del Piano dovrà consegnarlo entro la fine del 2010.
Il Piano di Sviluppo Socio Economico, di competenza della Comunità del Parco, finanziato nel
2001, oggetto di convenzione nel 2002 è stato consegnato definitivamente il 6 nov. 2008 e mai
discusso dalla Comunità del Parco e conseguentemente mai formalmente trasmesso al Consiglio
Direttivo dell’Ente che su questo deve esprimersi ai sensi di legge.
Si ricorda che il Piano del Parco e il Piano di Sviluppo Socioeconomico devono essere
redatti “contestualmente” e garantiti da “reciproche consultazioni” tra Consiglio Direttivo e
Comunità del Parco (L. 394/91 art. 11bis).
Il Consiglio Direttivo ribadisce per l’ennesima volta la propria assoluta disponibilità in tal senso
e auspica che la Comunità del Parco Nazionale del Circeo voglia dismettere l’atteggiamento
ostruzionistico che ha assunto e voglia avviare quel confronto di merito a cui istituzionalmente è
tenuta.

2. Riperimetrazione dell’area protetta.
Il Consiglio Direttivo ha condiviso la necessità di procedere ad un’analisi di area vasta al fine di
valutare innanzi tutto gli impatti esterni che possono ripercuotersi sul Parco; in questo quadro
con trasparenza si è discusso di alcuni servizi o strutture che potrebbero, in accordo con gli Enti
competenti e i soggetti interessati, trovare più opportunità di sviluppo all’esterno dell’area protetta.
La definizione dell’area vasta ha portato ad una delimitazione su cui il Consiglio Direttivo ha già
dibattuto esprimendo un orientamento non verso l’estensione dei confini del Parco, bensì per la
costituzione di fasce pre-parco o di aree su cui costruire patti territoriali. Il Consiglio Direttivo
con il presente atto conferma questo orientamento e ribadisce che l’obiettivo del Piano è gestire
il territorio di competenza; in particolare il Consiglio esclude ogni possibilità di proposte di
riperimetrazione del Parco che possa vedere un’estensione dei propri confini e tanto meno sulle
isole Ponziane.
Al fine di ottimizzare i criteri di gestione e rendere coerente l’azione di tutela soprattutto in
relazione alla fascia dunale, il Consiglio valuterà solo ipotesi di gestione relative alle aree a mare
prospicienti gli attuali confini.
Il Consiglio Direttivo comunque ricorda che il Piano del Parco potrebbe solo eventualmente
proporre una riperimetrazione dell’area protetta poiché i confini di questa vengono stabilito
con atto normativo e quindi possono essere modificati solo da un atto di pari livello e natura.
Questa considerazione oggettiva da solo dimostra quanto grave e paradossale sia il tentativo di
strumentalizzazione teso ad attribuire all’Ente Parco decisioni che non possono essere neppure da
questo assunte.

3. Chiusura della strada lungomare nel tratto Caterattino/Bufalara
La bozza di Piano in elaborazione, a differenza di quanto riferito, non prevede la chiusura integrale
del tratto del Lungomare di Sabaudia tra Caterattino a Bufalara, bensì ipotizza e condiziona la
realizzazione di una ZTL (zona a traffico limitato per il solo periodo estivo), di una serie di servizi
che devono essere preventivamente condivisi e realizzati in accordo con il Comune e con i soggetti
interessati; nelle riunioni di Consiglio Direttivo e negli incontri tecnici è comunque emersa la
necessità che qualunque sia la scelta in tal senso, dovrà essere preventivamente sperimentata e
analizzata fornendo a tutti gli interlocutori dati ed elementi per potersi esprimere.
Il dibattito sulla possibile chiusura della strada Lungomare ha in fase alterne caratterizzato
il dibattito della città di Sabaudia. Chiunque si rende conto di come nei periodi di punta sia
ingestibile, di come esistano seri problemi di sicurezza, di come l’impatto ambientale sia enorme.
Su questo punto la bozza di Piano si rifà esattamente a quanto riportato dal Piano regolatore vigente
del Comune di Sabaudia oltre che dal documento Agenda 21 sempre del Comune di Sabaudia; si
ricorda inoltre che progetti di chiusura del lungomare sono stati elaborati dallo stesso comune di
Sabaudia negli anni ’90. I firmatari la mozione consiliare dovrebbero dunque provvedere, almeno
per coerenza, a proporre modifiche agli strumenti in capo al Comune già adottati prima di scagliarsi
contro quelle che sono ancora ipotesi.
La tutela delle dune, che dovrebbe essere un dovere prioritario di tutti, costituisce un dovere
istituzionale del Parco e della Regione Lazio essendo queste Sito d’Importanza Comunitaria. E’
dunque un obbligo per il Piano individuare possibili soluzioni che possano diminuire l’impatto
antropico senza impedire la fruizione e senza arrecare nocumento all’economia locale che trae da
questa fruizione importanti vantaggi.
Il Consiglio Direttivo ribadisce quest’impostazione e si dichiara indignato per come una posizione
responsabile e di tale importanza per il mantenimento di uno degli aspetti ambientali più importanti,
motivo di ricchezza anche economica della comunità locale, sia stato banalizzato e volgarmente
frainteso per biechi motivi di speculazione politica.

4. Diversivo Nocchia
L’analisi della viabilità del Diversivo Nocchia non può che avvenire all’interno di uno schema più
complessivo. Le ipotesi di lavoro non possono certo escludere la viabilità lungo questa strada non
fosse che per il fatto che vi sono residenze ed aziende che non avrebbero altra possibilità di accesso.
Il Diversivo Nocchia viene valutato anche al fine di costituire un’asse della viabilità ciclabile che
possa formare un percorso circolare intorno ai laghi a sua volta connesso con la pista ciclabile di
Latina.

5. Delocalizzazione della nautica da Sabaudia
Come più volte detto, il problema non è la permanenza delle aziende nautiche nel Parco, ma
la possibilità di sviluppo di queste se le produzioni vengono orientate verso imbarcazioni di
dimensioni tali che necessitano della modifica dei luoghi o d’interventi strutturali incompatibili
con le esigenze di tutela, con la situazione vincolistica, con gli strumenti di Piano (compresi quelli
comunali) vigenti.

Il Consiglio Direttivo è pienamente consapevole del valore storico ed identitario che i cantieri
nautici hanno per Sabaudia, motivo per cui ha operato perché il processo di delocalizzazione
avvenisse all’interno dei territori comunali. Si è altrettanto consapevoli però che questo settore
è stato caratterizzato negli ultimi 50 anni da alterne fortune. Pur mantenendo importanti
caratteristiche artigianali che occorre preservare, il settore a Sabaudia ha cercato di svilupparsi con
prodotti ben diversi e lontani da quelli che si facevano in modalità coerenti alla natura di questi
luoghi. Buon senso vorrebbe che chi produce navi scelga luoghi di produzione preventivamente
dotati di sbocco a mare. Ma tutti sanno che i Cantieri Rizzardi, a cui il Consiglio Direttivo riconosce
qualità di livello internazionale, pur potendo svilupparsi altrove sono stati voluti a Sabaudia
certamente nel nome di una tradizione cantieristica, ma altrettanto certamente per forzare una
situazione vincolistica posta a tutela di valori oggettivi.

Il Parco è stato parte attiva nella soluzione dei problemi del caso Rizzardi; chi chiedeva interventi
di rimozione del ponte rosso, oltre che il dragaggio del canale romano, ad oggi non è stato in
grado neppure di presentare un progetto corredato dall’obbligatorio parere della Soprintendenza
e non ha neppure avviato l’obbligatoria procedura d’incidenza propedeutica al nulla osta del
Parco; in particolare in relazione al progetto della Provincia di Latina il Consiglio Direttivo
ribadisce che all’Ente non è mai stato formalizzato alcun progetto con richiesta di nulla osta.
Il Consiglio Direttivo ha già condiviso le posizioni espresse dal Presidente con uno specifico atto
d’indirizzo del 4 dic. 2009, atto con cui si ipotizzava un processo di delocalizzazione all’interno del
Comune di Sabaudia per rispondere alle esigenze di sviluppo che gli imprenditori locali del settore
nautico chiedono. Questa ipotesi è stata avanzata solo dopo aver ascoltato gli imprenditori locali
e l’Ente Parco ha offerto tutta la disponibilità a stabilire le modalità per meglio gestire il tempo
intermedio e per condividere la riconversione delle strutture oggi destinate alla produzione nautica.
A fronte di tutto ciò il Comune di Sabaudia non ha ritenuto di dover interloquire con l’Ente Parco e
ha deciso di percorrere una propria strada.

Per quanto riguarda la darsena interna al Lago di Paola, si rammenta come questa era abusiva
poiché sprovvista dei necessari pareri, delle autorizzazioni e non risultava neppure prevista dagli
strumenti urbanistici comunali. Rispetto a questa il Consiglio Direttivo ha più volte dibattuto della
possibilità di una darsena stagionale amovibile per un numero limitato di imbarcazioni che operasse
nell’assoluta immodificabilità dei luoghi. Il Consiglio Direttivo non può che ribadire l’indirizzo di
Piano già espresso confermando che occorre “individuare quanto della domanda attuale e potenziale
può trovare risposta all’interno dell’area parco e individuare le relative localizzazioni e modalità
con cui questa può essere soddisfatta”. Con ciò è chiaro che il Piano dovrà stabilire se, quanto, dove
e come questa domanda può trovare risposta nel Parco e proporre se, quanto, dove e come deve
trovare collocazione fuori dal Parco.

6. Agricoltura in serra
L’estrema attenzione dell’Ente Parco nei confronti dell’agricoltura è dimostrata dai fatti. In
particolare il Consiglio Direttivo, in linea con la P.A.C. a scala europea, considera l’attività agricola
elemento essenziale per la piena funzionalità dei servizi ecosistemici e della Rete Ecologica
territoriale. L’agricoltura è dunque elemento strategico della gestione di un’area protetta anche sotto
il profilo culturale finalizzato al mantenimento di economie tradizionali.
Per le serra l’Ente Parco, prima di scegliere una qualsivoglia forma d’intervento, ha ritenuto di
dover analizzare la situazione, elaborare proposte, confrontarsi su queste e quindi eventualmente
decidere.
Il Consiglio Direttivo, nel ricordare le iniziative già assunte per il comprensorio di Molella,
conferma come indirizzo di Piano l’arretramento delle serre dalle sponde del Lago di Paola,
secondo modalità che devono essere concordate con gli interessati. Questo percorso, già avviato con
il Piano, ha previsto l’apertura di tavoli di confronto con gli operatori.

7. Assenza di zone di sviluppo
Nelle premesse della mozione si riportano alcune posizioni emerse nel confronto pubblico sul Piano
svoltosi il 9 aprile. Tra queste si riporta anche la segnalazione che il Piano non prevederebbe la
presenza di zone di sviluppo. L’impostazione di Piano prevede invece due cose: la riconversione
produttiva di aree e di immobili le cui attività oggi risultano essere problematiche o in crisi,
la proposta di aree in fasce limitrofe al parco per dare risposte ad alcune delle esigenze degli
imprenditori locali.
E’ di tutta evidenza che quest’impostazione, tutta propositiva e tesa alla ricerca di risposte positive,
necessita di stretta collaborazione del Comune di Sabaudia che invece sembra evitare il confronto.
Il Consiglio Direttivo è comunque assolutamente disponibile a valutare l’ipotesi di aree di sviluppo
all’interno del Parco, ma questo non può che nascere da dialogo che porti ad un raccordo tra Piano
del Parco e Piano di Sviluppo Socio Economico.

8. Cavidotto
Il lungomare è sottoposto a misure di salvaguardia ambientale di tutela integrale e la norma prevede
che in tali ambiti non possano realizzarsi opere di urbanizzazione nemmeno primaria. Il cavidotto,
ai sensi di legge, è opera di urbanizzazione primaria. Prova ne sia che il PUA di Latina, per il tratto
di lungomare ricadente nel Parco e sottoposto allo stesso regime vincolistico di quello di Sabaudia,
è stato approvato dalla Regione Lazio previo lo stralcio del progetto di cavidotto che conteneva.
Il parere endoprocedimentale espresso dal Direttore del Parco nell’ambito della procedura
d’incidenza della Regione Lazio in merito al progetto di cavidotto sul lungomare era un atto
dovuto.
Qualora la Regione Lazio dovesse concludere positivamente la valutazione d’incidenza, il Consiglio
Direttivo con estrema attenzione valuterà il da farsi anche in relazione alle posizioni già espresse
dal Presidente che ha dichiarato, anche in sede di Comunità del parco, un proprio parere personale
favorevole all’intervento.

9. Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche
Non risulta che ad oggi, a differenza di quanto affermato, il Tribunale Superiore delle Acque abbia
sospeso gli atti presidenziali dell’Ente Parco che ribadivano la vigenza di un vincolo di navigabilità
sul lago di Paola. Se così fosse perché il Comune di Sabaudia non ha dichiarato navigabile il lago?
Il Tribunale ha condizionato la sospensione degli atti presidenziali dall’adozione di una procedura
in capo al Comune di Sabaudia attraverso cui si sarebbero dovuti condividere in via preventiva,
tramite conferenza di servizi, obiettivi e modalità con cui addivenire alla regolamentazione del lago
che la legge attribuisce in capo all’Ente Parco.
Poiché le modalità e l’oggetto con cui è stata indetta la Conferenza di Servizi non chiariva la natura
degli atti che si andavano ad adottare, onde evitare pericolose commistioni di competenze, l’Ente
Parco, i Ministeri dell’Ambiente e quello delle Politiche Agricole oltre che la Regione Lazio hanno
ritenuto di chiedere precisazioni e chiarimenti prima di parteciparvi. Ma la risposta del Comune è
stata elusiva: non è stata corretto l’oggetto della convocazione della conferenza dei servizi, e non è
mai stato chiarito quale fosse l’atto che la conferenza andava ad assumere e quindi quale efficacia
avesse verso i terzi. Inevitabilmente questo ha precluso all’Ente Parco e ad altri Enti la possibilità di
partecipare alla Conferenza di Servizi.
Nel merito delle delibere presidenziali oggetto del ricorso, si ribadisce che queste sono state
sostituite dalla delibera del Consiglio Direttivo del 26 giu. 2009 che non si è limitata ad un mero
atto di ratifica, delibera poi nuovamente confermata il 19 marzo 2010 in sede di adozione del
Regolamento dei Laghi Costieri adottato, regolamento già trasmesso agli Enti competenti per i
parerei che ai sensi di legge devono esprimere.

10. Incompatibilità
Il Consiglio Direttivo ritiene priva di ogni fondamento l’accusa di conflitto d’interesse rivolta al
Presidente ed al Direttore dell’Ente Parco.
Se si sceglie di affrontare questo tema, certo non si può non vedere che quest’accusa viene
mossa anche da persone che manifestamente svolgono incarichi pubblici che hanno come oggetto
situazioni e beni che rientrano nella sfera dei loro interessi privati. Questa circostanza si commenta
da sé.
Il Consiglio Direttivo ricorda comunque che le Associazioni Ambientaliste sono riconosciute con
apposito decreto del Ministro dell’Ambiente, sono organizzazioni senza fini di lucro, alcune (tra cui
il WWF) sono anche Enti Morali riconosciuti con Decreto del Presidente della Repubblica; sono
portatrici d’interessi pubblici ritenuti costituzionalmente prioritari e in quanto tali hanno facoltà di
azione in giudizio.
I ruoli di alto livello coperti dal Direttore e dal Presidente nell’ambito dell’associazionismo
ambientalista costituiscono di per sé chiarissima indicazione di competenza e di dedizione
riconosciute ben oltre il loro ambito associativo. Prova ne sia che entrambi, oltre che il Dott. Di
Marco membro di questo Consiglio Direttivo, sono parte del Consiglio Nazionale dell’Ambiente
recentemente ricostituito dal Ministro Prestigiacomo. Va poi riconosciuto al Presidente ed al
Direttore di avere grande esperienza di gestione della pubblica amministrazione e di essere persone
note non per posizioni integraliste, ma per il loro costante lavoro teso a promuovere lo sviluppo
sostenibile.

L’attacco personale rivolto al Presidente e al Direttore dell’Ente Parco costituisce un vero e proprio
attacco al Parco. Il Presidente e il Direttore, con il pieno avallo del Consiglio Direttivo, non hanno
fatto altro che richiamare tutti, Enti pubblici compresi, alla necessità di un sostanziale rispetto delle
leggi vigenti, cosa troppe volte disattesa su questo territorio.

Il Parco Nazionale del Circeo è stato ed è garante di qualcosa di più che non la semplice tutela
ambientale o la prospettiva di uno sviluppo sostenibile, è stato ed è infatti garante di legalità, argine
al malaffare, presidio degli interessi di tutti.

Il Consiglio Direttivo rivendica pertanto con forza questo ruolo svolto.