IL GOVERNO RILANCIA SUL NUCLEARE, E’ SCONTRO CON LE REGIONI

09/04/2010 di

Berlusconi parla di «decisione doverosa». Sarkozy di «ritorno storico». Il nucleare è
il piatto forte del vertice di Parigi. Ma questa non è una sorpresa, perchè da un
pezzo Roma e Parigi ‘flirtanò sull’energia atomica. Le sorprese semmai arriveranno
dopo, con la costruzione degli impianti, quando bisognerà affrontare il veto delle
Regioni. Soprattutto quelle destinate a ospitare i siti, che potrebbero essere 4, ha
annunciato il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo.


Finora l’idea di una centrale sul
proprio territorio non ha fatto breccia nel cuore dei governatori. La maggior parte
si è opposta, seppure con sfumature diverse. Undici si sono rivolti alla Corte
Costituzionale. Il tema resta un nervo scoperto e puntualmente riaccende la scontro
politica, come è accaduto anche oggi.

Sul fronte del No senza se e senza ma, sono schierati diversi governatori di
centrosinistra: Vendola in Puglia, Errani in Emilia Romagna, Rossi in Toscana, De
Filippo in Basilicata, pronto a farsi paladino di una «nuova grande mobilitazione
civile se ci saranno incursioni ‘manu militarì del governo».

Ma, dal centrodestra, anche Cappellacci in Sardegna, Iorio in Molise, Lombardo in
Sicilia, Tondo in Friuli Venezia Giulia non hanno mai mostrato grandi aperture. Oggi
Tondo ha ribadito che il nucleare gli interessa, ma oltreconfine, con «il raddoppio
della centrale slovena di Krsko». Mantiene «riserve» sull’ipotesi di un impianto in
terra veneta il neo governatore leghista Zaia: «Decideranno i tecnici, ma la vedo
dura».

Articolato il parere di Formigoni, che in campagna elettorale giudicò «positiva» la
riapertura del governo al nucleare, ma disse anche che in Lombardia il nucleare non
serve perchè la regione è «autosufficiente» sul piano energetico. Una posizione
analoga a quella espressa in Lazio dalla Polverini.

Possibilista Cota: «Meglio una centrale pulita in Piemonte che una vecchia in
Francia», disse prima di essere eletto. E ieri durante la registrazione di una
trasmissione tv, pur senza pronunciare la parola nucleare, ha dichiarato che «in
Piemonte l’energia costa il 50% in più che in Francia», che «bisogna rompere la
dipendenza dal petrolio» e che forse le pale eoliche non bastano per fare tutto
questo. Il Piemonte è destinato a ospitare uno dei 4 siti nucleari previsti dal piano
nazionale? Si vedrà. In passato, fu così. Tra il ’60 e l’80, quando l’Italia entrò
nel nucleare, a Trino Vercellese fu realizzato uno dei 4 impianti italiani con quelli
di Caorso (Piacenza), di Garigliano (tra Latina e Caserta) e di Latina, poi
smantellati. Ora circolano molti nomi: da Termoli a Porto Tolle, da Scanzano Jonico a
Montalto di Castro, oltre alla stessa Trino e, ancora, a Caorso.

«Adesso Berlusconi dica dove farà le centrali», chiede a questo punto il presidente
nazionale dei Verdi, Bonelli. Enrico Letta, vicesegretario nazionale del Pd, accusa
Berlusconi di essere un «mercante di tappeti», che a livello nazionale rilancia il
nucleare, ma quando va in periferia, se si tratta di «prendere due voti in più »
promette: «non in questo comune». La responsabile Ambiente del Pd, Stella Bianchi,
saluta l’intesa Italia-Francia come «un accordo sopra le teste dei cittadini per
comprare tecnologia francese vecchia e costosa». «Una cambiale in bianco sul futuro e
sulle tasche degli italiani», rincara Realacci, che nel Pd è responsabile green
economy. E il presidente dei senatori Idv, Belisario, annuncia un nuovo referendum
sul nucleare.