SMOG, BUONA LA SITUAZIONE A LATINA: FROSINONE MAGLIA NERA

16/01/2010 di

Frosinone è la prima città del Lazio che nel 2009 ha maggiormente superato i limiti di polveri sottili con 122 sforamenti, seguita da Roma con 67 superamenti a Corso Francia, e da Colleferro, sempre con 67 supermenti. Latina ha registrato 26 sforamenti.

Nel giorno in cui prende ufficialmente il via la campagna firmata Legambiente «Mal’aria di città» che per due mesi vedrà impegnati i volontari in azioni dimostrative e di sensibilizzazione sul territorio laziale, l’associazione ambientalista, ha presentato i dati contenuti in un dossier sullo situazione smog a Roma e nel Lazio.

Ai primi posti, che per il terzo anno consecutivo vedono Frosinone maglia nera, seguono Cassino con 63 superamenti, Roma Tiburtina 62, e Roma Fermi 61. Secondo il rapporto, nella Capitale sono stati 415 gli episodi di superamento nelle dieci centraline della rete, con sei su dieci, 60%, che hanno superato i 35 giorni, ossia in zona Francia, Tiburtina, Fermi, Cinecittà (46), Preneste (45) e Magna Grecia (42). «Nonostante le abbondanti precipitazioni – afferma Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio – tre centraline hanno visto nel 2009 un aumento dei giorni di superamento rispetto all’anno precedente: Fermi è passata, infatti, da 52 a 61, Cinecittà da 44 a 46 e Cipro da 27 a 28. Numeri sostanzialmente identici, che mostrano però come, in un anno piovoso, lo smog non è affatto diminuito».

Dai dati contenuti nel dossier firmato Legambiente, presentato questa mattina a Casalotti, la situazione smog nel Lazio «non va meglio della Capitale», spiega Parlati. Nel territorio provinciale intorno a Roma sono 148 i superamenti registrati, con la centralina di Colleferro che con i suoi 67 sforamenti conquista il secondo posto della classifica regionale delle più inquinate. «Fuorilegge» anche la centralina di Ciampino con 48 giorni di superamento. Stesso trend anche nel territorio in provincia di Frosinone dove si registrano 253 sforamenti totali per le PM10, con il capoluogo seguito da Cassino ed Anagni, con 63 e 46 giorni di superamento. Solo a Fontechiari va un pò meglio: nel piccolo paese situato a 357 metri di altezza, circondato da colline e monti, la centralina che misura la situazione di «fondo regionale» ha totalizzato 4 soli superamenti dei limiti di legge, in linea con la normativa europea.

La situazione sembra migliorare nelle province di Latina, Rieti e Viterbo, che complessivamente raggiungono comunque 63 sforamenti. In queso caso è la centralina di Latina a registrare 26 sforamenti, a seguire Civita Castellana(Vt) con 16, quindi Rieti con 10. «Contro lo smog – spiega Cristiana Avenali, direttrice Legambiente Lazio – bisogna passare all’azione, le istituzioni devono agire con più coraggio nel senso di una limitazione dei mezzi privati a vantaggio del trasporto pubblico».

 

Classifica numero giorni superamento Pm10 Lazio nel 2006, 2007, 2008 e 2009

 

Centralina

 

2006

PM 10

numero giorni superamento *

2007

PM 10

numero giorni superamento

2008

PM 10

numero giorni superamento

2009

PM 10

numero giorni superamento

 

Frosinone scalo

140

137

116

122

Francia

141

116

77

67

Colleferro

105

99

62

67

Cassino

nd

53

61

63

Tiburtina

15*

116

81

62

Fermi

0*

98

52

61

Ciampino

16

83

49

48

Cinecittà

87

65

44

46

Anagni

71

51

34

46

Preneste

118

87

61

45

Magna Grecia

95

82

51

42

Arenula

98

69

43

34

Cipro

7*

66

27

28

Guidonia

89

54

36

26

Bufalotta

8*

52

33

18

LT-V.Tasso

64

41

29

26

Villa Ada

46

33

19

12

Rieti

56

27

27

10

Civita Castellana

nd

16

20

16

Fontechiari

11

9

10

4

Civitavecchia

11

7

6

5

Viterbo

21

4

14

5

Leonessa

Nd

Nd

3

1

Aprilia

Nd

Nd

7

5

Allumiere

 

 

 

2

 

Totale

1169

1365

962

861

Elaborazione Legambiente Lazio su dati ARPA Lazio

*La rete di rilevamento della qualità dell’aria è in fase di riconfigurazione. Le seguenti stazioni sono state

posizionate nei nuovi siti e sono operative alle seguenti date: Tiburtina il 06/12/2006, Bufalotta il

07/12/2006, Fermi e Cipro il 17/12/2006. Superamento del numero dei giorni consentiti per anno previsti

per il PM10 nelle stazioni Arenula, Preneste, Francia, Magna Grecia, Cinecittà e Villa Ada.

 

 

La situazione nella Provincia di Frosinone

 

La città di Frosinone guadagna anche per il 2009, per il terzo anno consecutivo (nel 2006 toccò alla centralina di corso Francia), il podio della classifica dell’inquinamento da polveri sottili nel Lazio, con 122 sforamenti, valore superiore anche alla centralina più inquinata della città di Roma.

 

Tab. 8 Classifica giorni di superamento

dei limiti di legge nelle centraline di Frosinone e provincia nel 2009

Centralina

PM 10 nel 2009

numero giorni superamento/anno

Frosinone scalo

122

Cassino

63

Anagni

46

Fontechiari

4

Totale

235

Elaborazione Legambiente Lazio su dati ARPA Lazio

 

 

Seguono Cassino ed Anagni, con 63 e 46 giorni di superamento, poi la centralina Fontechiari, che pur essendo posizionata in un piccolo paese situato a 357 metri di altezza, circondato da colline e monti, proprio per misurare la situazione di “fondo regionale”, ha fatto registrare 4 giorni di superamento: sono in tutto 235 quelli registrati nella Provincia di Frosinone. Da ricordare che è da tempo purtroppo disattivata per la misura del Pm10 la centralina di Ferentino, che dopo un intervento di manutenzione non ha mai più visto riattivato il misuratore delle polveri.

 

 

La situazione nelle Province di Latina, Viterbo e Rieti

Secondo i dati della rete di monitoraggio dell’ARPA Lazio, la situazione migliora se ci si sposta nelle Province di Latina, Viterbo e Rieti, che complessivamente ottengono 63 sforamenti. La situazione peggiore è quella della centralina di Latina, che ha registrato 26 sforamenti, a seguire Civita Castellana (Vt) con 16, quindi Rieti con 10.

 

 

Tab. 9 Provincia di LATINA 29 dicembre 2009

Centralina

Numero giorni superamento / anno per le PM10

LT-V.Tasso

26

Aprilia 2

5

Totale

31

Elaborazione Legambiente Lazio su dati ARPA Lazio

 

 

 

Tab. 10 Provincia di VITERBO 30 dicembre 2009

Centralina

Numero giorni superamento/anno per le PM10

Civita Castellana

16

Viterbo

5

Totale

21

Elaborazione Legambiente Lazio su dati ARPA Lazio

 

Tab. 11 Provincia di RIETI 30 dicembre 2009

Centralina

Numero giorni superamento/anno per le PM10

Rieti 1

10

Leonessa

1

Totale

11

Elaborazione Legambiente Lazio su dati ARPA Lazio

 

EFFETTI DELL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO SULLA SALUTE: PM10 E PM2,5

 

L’inquinamento atmosferico è un termine, oggi purtroppo noto a tutti, che indica l’insieme degli agenti fisici chimi e biologici che modificano le naturali caratteristiche dell’atmosfera. L’inquinamento atmosferico è un noto fattore di rischio per la salute, numerosi studi ed indagini epidemiologiche confermano i gravi effetti sulla salute causati dallo smog prodotto in massima parte dal traffico automobilistico. Gli inquinanti più importanti dell’aria sono: Biossido di zolfo (SO2), Monossido di carbonio(CO),Ossidi di azoto(NOX); Idrocarburi; Ozono(O3); Piombo(Pb); Polveri sottili (Pm).

 

In particolare, gli effetti dannosi delle PM10 e PM2,5, sono dovuti principalmente alle loro caratteristiche chimico fisiche. Il particolato contiene infatti una serie di sostanze quali aerosol, acidi, metalli, endotossine, idrocarburi policiclici aromatici ed altri composti organici, che hanno importanti effetti tossicologici. Alcune sostanze possono inoltre essere assorbite sulla superficie delle particelle, dando origine ad altre specie chimiche con effetti tossici maggiori di quelle di partenza.

 

Gli effetti sulla salute sono legati anche alle dimensioni delle particelle: minori sono le dimensioni, maggiore è la capacità di penetrare in profondità nell’apparato respiratorio. Le PM2,5 sono in grado di arrivare sino alla regione alveolare, dove riescono a depositarsi, favorendo la comparsa di asma e neoplasie, in quanto hanno la capacità di distruggere l’epitelio polmonare rendendolo più facilmente penetrabile da parte di allergeni che sono in grado di scatenare una infiammazione bronchiale, punto cardine nell’insorgere dell’asma.

 

Anche le malattie cardiovascolari risentono dell’aumento dell’inquinamento atmosferico, alcuni studi epidemiologici suggeriscono che il PM10 possa portare ad un aumento della viscosità e della coagulabilità del sangue. I meccanismi biologici ancora non sono completamente chiari, ma da studi in vitro risulta che il particolato induce nelle cellule svariati effetti negativi tra cui tossicità cellulare, mutagenicità, e produzione di agenti proinfiammatori. Tutto questo può avere come effetto un aumento della coagulazione del sangue e l’attivazione di riflessi nervosi responsabili di aritmie cardiache che potrebbero spiegare parte dell’aumento di morti improvvise legate al PM2.5.

 

 

Lo Studio Epiair

 

Lo scorso novembre, è stato presentato lo studio epidemiologico “EpiAir-Inquinamento atmosferico e salute: sorveglianza epidemiologica e interventi di prevenzione”lavoro avviato nel 2007 dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM, organismo di coordinamento tra il ministero del lavoro e le Regioni) e coordinato da Francesco Forastiere, del Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale della Regione Lazio – i cui dati dimostrano come esista una correlazione scientificamente dimostrabile tra i picchi di smog, che comprende oltre al PM10 altre sostanze inquinanti (NO2-biossido di azoto ed O3-ozono), ed il numero dei morti ed i ricoveri per malattie cardio-vascolari e respiratorie, ma non solo.

 

Sul fronte della mortalità, lo studio ha preso in esame 276.205 soggetti di 35 o più anni residenti in 10 dieci città italiane, tra cui Roma, e deceduti nel Comune di residenza nel periodo 2001-2005. Per quanto riguarda il PM10, è stato riscontrato un effetto immediato su tutte le cause di morte esaminate, con conseguenze sin da subito per la mortalità cerebrovascolare e da subito fino al terzo giorno per la mortalità respiratoria. Considerando solo le morti per cause naturali, l’aumento del rischio di mortalità è di 0,69%. Gli effetti più gravi di tutti e tre gli inquinanti si hanno però considerando i soli decessi per cause respiratorie, dove le percentuali di aumento del rischio di mortalità a esposizione immediata sono rispettivamente del 1,6% per il PM10, 1,2 per NO2 e 1,4 per O3. Valori che aumentano di molto considerando invece un periodo di esposizione di 5 giorni (3,1% per PM10, 2,9 per NO2 e 2,8% per O3).

 

Sul fronte dei ricoveri, lo studio ha invece esaminato 701.902 pazienti residenti e ricoverati nelle 9 città prese in esame sempre nel periodo 2001-5, dimostrando l’impatto a breve termine dell’inquinamento atmosferico sulla morbosità cardiovascolare e respiratoria.

 

Per quanto riguarda il PM10, in correlazione con i picchi di smog, aumentano i ricoveri per asma, bronchite e polmonite nei bambini da zero a 14 anni. Terribile l’associazione tra inquinanti e ricoveri per asma, per i quali si osserva un effetto prolungato che dura fino al quinto giorno sia negli adulti che nei bambini. Percentuali molto più alte si sono riscontrate in relazione alle malattie polmonari per tutte le età (aumento del rischio in seguito a esposizione prolungata 0-5 giorni rispettivamente di 3,44% per il PM10 e dello 7,62% per NO2), ma ancora più preoccupante è la relazione tra l’aumento di NO2 e i ricoveri di asma per i bambini, dove l’incremento è del 8,77%.

 

TAB. 12 – Associazione tra rischio di mortalità

e aumento dell’inquinamento atmosferico per incrementi di 10 µg/m3

 

 

 

Mortalità naturale

mortalità cardiaca

moralità cerebro vascolare

mortalità respiratoria

PM10

lag 0-1

0,69%

0,99%

0,13%

1,59%

 

lag 2-5

0,49%

0,61%

0,12%

2,34%

 

lag0-5

0,93%

1,06%

0,40%

3,08%

NO2

lag 0-1

0,99%

1,13%

1,76%

1,19%

 

lag 2-5

1,87%

2,24%

1,59%

3,35%

 

lag0-5

2,09%

2,63%

2,35%

2,87%

O3

lag 0-1

0,70%

0,84%

-0,35%

1,42%

 

lag 2-5

0,97%

1,91%

1,58%

2,25%

 

lag0-5

1,54%

2,29%

1,22%

2,78%

 

 

TAB. 13 – Associazione tra rischio di ricoveri e aumento dell’inquinamento atmosferico per incrementi di 10 µg/m3

 

 

 

malattie cardiache

malattie respiratorie

asma (tutte le età)

asma (0-14 anni)

 

PM10

lag 0

0,70%

0,60%

1,06%

0,51%

 

 

lag 0-1

0,69%

0,78%

2,38%

1,35%

 

 

lag 2-5

-0,18%

0,39%

1,96%

2,93%

 

 

lag 0-5

0,43%

0,74%

3,44%

2,36%

 

NO2

lag 0

0,94%

0,54%

2,47%

1,31%

 

 

lag 0-1

0,69%

0,71%

4,54%

3,04%

 

 

lag 2-5

0,02%

1,20%

5,62%

9,14%

 

 

lag 0-5

0,75%

1,38%

7,62%

8,77%

 

O3

lag 0

0,14%

0,00%

-1,79%

-2,16%

 

 

lag 0-1

0,04%

0,45%

-2,04%

-1,03%

 

 

lag 2-5

-0,30%

0,67%

-0,37%

-2,92%

 

 

lag 0-5

-0,34%

0,98%

-2,68%

-5,07%

 

 

lag 0-1

= effetti immediati (esposizione fino al giorno successivo all’incremento di inquinante)

lag 2-5

= effetti ritardati (esposizione da 2 a 5 giorni dopo l’incremento)

lag 0-5

= effetti prolungati (esposizione fino a 5 giorni dopo l’incremento)

Fonte progetto “EpiAir – Inquinamento e salute: sorveglianza epidemiologica e interventi di prevenzione”

 

 

Gli altri studi

 

Altri studi sugli effetti sulla salute umana sono stati condotti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che ha diviso gli effetti a breve termine e a lungo termine.

Tra gli effetti a breve termine si è riscontrato un aumento dei ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie e un aumento degli attacchi d’asma sia negli adulti che nei bambini.

Tra gli effetti a lungo termine vi sono: riduzione dell’aspettativa di vita stimata di 1-2 anni (secondo studi condotti negli USA), diminuzione della funzionalità polmonare, aumento dei sintomi di bronchite sia negli adulti che nei bambini, aumento di tumori polmonari.

Sempre da studi epidemiologici eseguiti dall’Oms l’inquinamento atmosferico, oltre ad avere gli ormai noti effetti sull’apparato cardio-respiratorio, si evince che ha anche effetti su quello riproduttivo facendo aumentare il numero degli aborti spontanei, riducendo lo sviluppo fetale, diminuendo il tempo di gestazione, tutti effetti che lo rendono teratogeno ambientale. Tali studi supportano quindi anche l’ipotesi che lo stadio embrionale e quello fetale costituiscano una sub popolazione suscettibile all’esposizione all’inquinamento atmosferico. Gli effetti più dannosi a livello embrionale e fetale sono mutazioni genetiche e somatiche.

L’Oms aggiunge inoltre che oltre il 30% delle morti che si registrano tra i giovani ed i giovanissimi europei (0-19 anni), sono dovute a fattori di tipo ambientale, e primi fra questi l’inquinamento atmosferico.

 

Anche l’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro ha stimato che per chi vive in città c’è un aumento del rischio di contrarre un tumore ai polmoni pari al 20-40%.

 

L’Osservatorio Epidemiologico della Regione Lazio ha puntato l’attenzione sui più piccoli, sottoponendo a visite periodiche 3.000 bambini suddivisi in tre gruppi residenti a Roma, in una zona ad alto inquinamento industriale (Civitavecchia) e in un’area agricola della provincia di Viterbo, rivelando che nei primi due anni di vita c’è un aumento di asma e malattie respiratorie e patologie bronchiali. Secondo l’Istituto Superiore della Sanità il rischio di contrarre leucemie per i bambini che vivono in aree trafficate (5.000 veicoli al giorno) è del 270% in più rispetto ai bambini che vivono in zone poche trafficate (500 veicoli al giorno); le malattie respiratorie dei bambini che vivono in quartieri trafficati aumentano del 20% rispetto a quelli che vivono in aree meno congestionate.

 

I dati disponibili indicano che l’esposizione al PM10 è associata con l’aggravamento della patologia asmatica, mentre non è stato finora dimostrato un suo ruolo nel determinare l’insorgere dell’asma.

Gli studi degli ultimi decenni hanno dimostrato, che la colpa dei danni sanitari delle “polveri” è della componente più “sottile” (minore di 2.5 micron, PM2.5), dato che:

• il PM2.5 arriva nella profondità dei polmoni e quindi a contatto col sangue

• Il PM2.5 concentra quasi tutta la superficie di scambio del particolato

• il PM2.5 è la sola componente ad essere correlabile con la mortalità a lungo termine

Ecco perché la stima degli effetti sanitari ottenuta dosando tutte le particelle sino ai 10 micron (PM10) è meno precisa. Ma c’è di più: gli studi più recenti suggeriscono che buona parte degli effetti del PM2.5 siano in realtà “colpa” della frazione ultrasottile (le particelle minori di 0.1 micron: “ultra fine particles” o UFP). Queste particelle, così piccole da essere in grado di raggiungere il sangue ed il cervello e persino di entrare all’interno delle cellule, costituiscono la stragrande maggioranza del numero delle particelle, pur avendo complessivamente una massa minima.

 

Anche se la legge stabilisce delle soglie da non superare per gli inquinanti dell’aria, è ormai generalmente accettato dalla comunità scientifica che non esiste una soglia di sicurezza per gli effetti sanitari di inquinanti dell’aria; al contrario esiste una relazione lineare (o meglio log-lineare) tra inquinanti ed effetti sanitari. In altre parole a partire da qualunque livello iniziale, anche basso, ogni aumento della concentrazione delle polveri (poniamo 10 microgrammi per metro cubo in più) dà un uguale aumento percentuale della mortalità. Non esistono soglie “tranquillizzanti” al di sotto delle quali non c’è rischio, ed anche piccole variazioni degli inquinanti possono dare effetti importanti, perché l’esposizione riguarda tutti gli individui per tutta la vita (esposizione cronica).

 

Il livello di inquinamento andrebbe tenuto il più basso possibile indipendentemente dalle soglie di legge, perché un calo dell’inquinamento dà uguali risultati sanitari anche a partire da tassi sotto le soglie. Un recente documento della Commissione europea dimostra che un ulteriore abbassamento delle soglie farebbe risparmiare, oltre che migliaia di morti in Europa, anche parecchio denaro, quantificato tra un minimo di 89 ed un massimo di 193 miliardi di Euro, a seconda dei vari investimenti fatti e dei vari scenari ipotizzati.

 

SMOG E CAMBIAMENTI CLIMATICI

Intervenire sulle modalità di trasporto è necessario anche per vincere un’altra grande sfida, quella dei cambiamenti climatici. Infatti i trasporti oltre ad essere i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico in città, sono la seconda maggiore fonte di emissioni di CO2 eq. in Italia dopo la produzione di energia. Per questo l’Unione Europea con la Direttiva 443/2009 ha dato il via a obiettivi di riduzione delle emissioni dalle nuove auto immatricolate imponendo l’obiettivo di 120 grammi CO2 per chilometro che verrà raggiunto in modo graduale entro il 2015, per poi abbassarsi a 95 g/km entro il 2020. Secondo il rapporto “Reducing CO2 Emissions from New Cars: A Study of Major Car Manufacturers”, curato dal network europeo Transport & Environment, nel 2008 nel settore delle autovetture i produttori hanno ridotto le emissioni di CO2 dei modelli complessivamente venduti sul mercato europeo del 3,3%, portando la media di settore ad un notevole miglioramento di 153,5 gCO2/km. Ma per migliorare ulteriormente questo risultato sono necessari e urgenti interventi anche sulle altre categorie di veicoli a partire dai mezzi commerciali leggeri. Su questo però l’Italia ha chiesto limiti meno severi, una proposta che va in direzione opposta rispetto agli obiettivi europei di riduzione e agli impegni che tutti i Paesi devono prendere per ridurre le emissioni di gas serra.

 

IL PIANO DI RISANAMENTO DELLA QUALITA’ DELL’ARIA

Lo scorso 10 dicembre il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato il Piano per il risanamento della qualità dell’aria, in attuazione del d.lgs 351/99, dopo che lo stesso era già stato adottato dalla Giunta Regionale il 23 giugno 2008. Il piano ha lo scopo di definire misure affinché sia ridotto il rischio di superamento dei limiti di inquinamento atmosferico nelle zone nelle quali tali limiti sono stati superati per uno o più inquinanti e mantenere la migliore qualità dell’aria nel resto del territorio regionale, seguendo la classificazione atmosferica approvata con DGR n. 767 del 1/08/03.

 

Tra le novità bollino blu in tutto il territorio regionale dal 1° gennaio 2010 (salvo diversa deliberazione dei singoli Comuni), azioni speciali per Roma e Frosinone e iniziative per ridurre le emissioni inquinanti degli impianti di riscaldamento e di quelli industriali.

 

Nello specifico, il Piano individua tre aree, in base ai diversi livelli di inquinamento, nelle quali si interviene con azioni differenziate, sia strutturali che emergenziali. La zona A (Roma e Frosinone) è quella di maggiore criticità, sia per l’entità dei superamenti dei valori consentiti, sia per la quantità di popolazione esposta. Qui sono previste misure di riduzione drastica dei livelli di inquinamento, come domeniche ecologiche, targhe alterne, parcheggi di scambio, ottimizzazione del trasporto merci. Per Roma, in particolare, sono in programma quattro domeniche ecologiche ed almeno due giorni feriali a settimana di targhe alterne entro marzo prossimo. Nella zona B (che comprende 31 Comuni: oltre ai capoluoghi provinciali anche altri Comuni soprattutto in provincia di Roma, Frosinone e Latina), dove si riscontrano superamenti o alto rischio di superamento dei limiti, limitazioni della circolazioni, ammodernamento e potenziamento flotte servizio pubblico, adozioni piani traffico e traffico merci. Per la zona C (il resto della Regione) si prevedono misure di mantenimento della qualità dell’aria soprattutto attraverso la riduzione delle emissioni di impianti di combustione ad uso civile e industriale ed il controllo delle emissioni dei veicoli.

 

La normativa nazionale stabilisce che le Regioni predispongano e adottino i Piani per il risanamento della qualità dell’aria e quindi l’approvazione finale del Consiglio regionale dà veste normativa al piano stesso e vincola le altre amministrazioni a rispettarne le disposizioni. Il varo del documento da parte dell’aula, in vigore dopo 60 giorni dalla pubblicazione, vincola gli Enti locali a rispettarne le disposizioni. La Regione potrà esercitare il potere sostitutivo in caso di inadempimento. L’Arpa impianterà un sistema di controllo in grado di effettuare previsioni a 24, 48 e 72 ore. In caso di rischio di superamento dei limiti, l’agenzia allerterà tempestivamente i comuni interessati. Alla Asl Rm E è affidato il monitoraggio epidemiologico.

 

Sul piano dei finanziamenti, la delibera permetterà firmare un accordo con il Ministero dell’Ambiente per accedere ad un finanziamento di 10 milioni di euro, elevabile a 15 purché aderisca anche il Comune di Roma. Nel bilancio di previsione 2009 – 2011, in ogni caso, le spese in tema di risanamento della qualità dell’aria ammontano a circa 3 milioni e 800 mila euro totali.

 

PROCEDURA INFRAZIONE EUROPEA

La Commissione europea ha avviato un procedimento di infrazione nei confronti di 10 Stati membri, tra cui l’Italia, che non hanno rispettato la norma di qualità dell’aria che l’UE ha fissato per le particelle pericolose trasportate nell’aria, il cosiddetto PM10. Il procedimento riguarda 132 aree europee, in cui vivono 83 milioni di persone, che comprendono diverse aree del nostro Paese, tra cui, nella Regione Lazio, le zone critiche delle città di Roma e Frosinone. Entrambe le città, secondo i dati riportati alla Commissione, hanno superato per il PM10 sia il limite giornaliero che quello annuale, nel periodo 2005-2007 (Limite giornaliero: concentrazione di 50 microgrammi (μg)/ m3, misurato nel corso di 24 ore; questo può essere superato per non più di 35 giorni all’anno. Limite annuale: concentrazione di 40 μg/m3, misurata oltre un anno, non è consentito il superamento).

 

Nel Comunicato della Commissione si legge “Tali particelle (PM10) sono emesse principalmente dagli impianti industriali, dal traffico e dagli impianti di riscaldamento domestico e possono provocare asma, problemi cardiovascolari, cancro al polmone e morte prematura. La Commissione è intervenuta dopo l’entrata in vigore, nel giugno scorso, della nuova direttiva UE sulla qualità dell’aria secondo la quale, in determinate condizioni e per alcune zone specifiche all’interno di ciascun paese, gli Stati membri possono chiedere una proroga limitata che consenta loro di rispettare il limite fissato per il PM10 in vigore dal 2005.”

 

Stavros Dimas, commissario europeo all’Ambiente, ha dichiarato: “L’inquinamento atmosferico ha gravi ripercussioni sulla salute e il rispetto delle norme deve essere la nostra massima priorità. La nuova direttiva sulla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa consente di prorogare i termini fissati per il rispetto delle norme se sussistono determinate condizioni, ma tali proroghe non devono ritardare l’adozione delle misure di abbattimento delle emissioni. È inoltre fondamentale ricordare che, nei casi in cui non è possibile applicare le proroghe, le norme devono essere rispettate integralmente. La flessibilità offerta agli Stati membri sarà pertanto accompagnata da una rigorosa azione di verifica dell’applicazione da parte della Commissione”.

 

L’Italia è uno dei paesi che non ha nemmeno chiesto la proroga per conformarsi alle norme, proroga che si potrebbe applicare comunque solo “nelle zone in cui si riesce a dimostrare che si è tentato di conseguire i valori limite nel 2005 ma non si sono ottenuti risultati a causa di circostanze esterne particolari. Gli Stati membri devono inoltre dimostrare, nell’ambito del piano di qualità dell’aria predisposto per ogni zona, che riusciranno a rispettare i valori fissati entro il nuovo termine accordato.”

 

Importanti anche gli obiettivi fissati dalla stessa Direttiva 2008/50/EC per la riduzione delle concentrazioni di particelle fini PM2,5, che insieme con grossolane particelle note come PM10 già soggette alla legislazione, sono tra gli inquinanti più pericolosi per la salute umana. Ai sensi della direttiva, gli Stati membri sono tenuti a ridurre l’esposizione al PM 2,5 nelle aree urbane con una media del 20% entro il 2020 sulla base di livelli 2010. Essa li obbliga a portare i livelli di esposizione al di sotto del 20 microgrammi/metro cubo entro il 2015 in questi settori. Su tutto il loro territorio gli Stati membri dovranno rispettare il valore limite di PM 2,5 fissato a 25 microgrammi/metro cubo. Questo valore dovrà essere raggiunto entro il 2015 o, se possibile, già entro il 2010.

PER RISANARE L’ARIA A ROMA E NEL LAZIO,

LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE LAZIO

 

Legambiente Lazio rilancia la necessità di una rinnovata politica contro lo smog fondata sul principio “limitare il traffico privato, potenziare il trasporto pubblico”.

 

a) Chiediamo al Comune di Roma ed ai Comuni fuorilegge per smog un piano di provvedimenti immediati in caso di sforamenti consecutivi fondato su:

 

1. blocco totale della circolazione dopo cinque giorni consecutivi di superamento dei limiti di legge per le polveri sottili (a Roma in almeno due centraline), nel primo giorno utile (feriale o festivo che sia);

 

2. due giorni a settimana di targhe alterne, per l’intera giornata, coordinando più città;

 

3. più controlli, impedendo che doppie e triple file, invasioni di corsie preferenziali e auto

sgangherate rimangano la norma;

 

4. giornate di limitazione del traffico, senza deroghe e permessi, nemmeno per le Euro 4 (quelle a gasolio, ad esempio, inquinano come un’auto Euro 0 a benzina -48 mg al km di PM10primario per le Euro 4 a gasolio,contro i 42 mg al km per le Euro 0 a benzina-)

 

 

b) Provvedimenti a medio-lungo termine

 

1. Rilanciare la “cura del ferro”, continuando il lavoro sulle nuove metropolitane nella Capitale, e riprendendo ad investire sulle ferrovie metropolitane per i pendolari.

Le ferrovie metropolitane e l’abbonamento integrato a Roma sono state due innovazioni tra le più importanti degli anni ’90, ma ci si è poi un po’ fermati, non si è ancora chiuso l’anello ferroviario e pochissimi sono stati i chilometri di nuovi binari posati, e anche sulla qualità del servizio ci sono molti passi in avanti da fare su frequenze, puntualità, pulizia, materiale rotabile, come dimostrato da quanto emerso attraverso l’assegnazione del Trofeo Caronte di Legambiente. La prospettiva è quella delle reti di altre importanti città europee come Parigi, dove la RER ha frequenze nelle ore di punta tra 3 e 5 minuti (nel migliore dei casi sulla FR1 si arriva da noi a 7 minuti). E’ una risposta fondamentale, soprattutto per far utilizzare di più il mezzo su ferro a quei cittadini che arrivano da fuori Roma e che ancora oggi portano 500mila auto in più nella Capitale.

Necessario inoltre potenziare anche i sistemi di parcheggi di scambio, compatibilmente con le problematiche ambientali, in modo da soddisfare strategicamente gran parte delle esigenze di mobilità; va anche ripreso il lavoro per rendere più fruibili e vivibili le stazioni ferroviarie, grazie all’implementazione di servizi, quali bar, giornalaio, rivendita biglietti, parcheggio presidiato, anche con l’obiettivo di battere il degrado e la pericolosità di quei luoghi.

 

2. Nuova centralità alle reti tramviarie.

A Roma e nelle grandi città va resa strategica la circolazione tranviaria, programmando subito un aumento del numero dei tram, a partire nella Capitale dal prolungamento del tram 8 dal Teatro Argentina fino alla stazione Termini, proseguendo poi sugli assi di Viale Marconi, ecc ecc.

 

3. Subito 1.000 km di nuove corsie preferenziali protette per il mezzo pubblico.

Nella Capitale è molto interessante la proposta di riordino della rete di trasporto pubblico su gomma con le 85 linee portanti, che richiede evidentemente una scelta forte di nuove preferenziali protette, altrimenti non può funzionare. Su 2.650 km di rete estesa del trasporto di superficie e tranviaria, esistono a Roma solo 103 km di corsie preferenziali protette, il 28% delle quali non ha cordoli di protezione. Nelle altre città del Lazio le corsie preferenziali sono sostanzialmente inesistenti. Per fare spazio e far correre il mezzo pubblico, aumentare la velocità commerciale e quindi l’offerta per i cittadini, la scelta più semplice ed economica è quella di creare nuove preferenziali e proteggere anche quelle già esistenti con cordoli fissi.

Necessario realizzare inoltre i corridoi della mobilità e strade riservate al mezzo pubblico, a partire dalle strozzature in cui i mezzi rallentano la loro corsa (tramite il sistema satellitare AVM).

 

4. 100 nuove isole pedonali e più ZTL in città per respirare.

Vogliamo aree pedonali come quella bellissima di piazza Capranica a Roma, ZTL come quelle del centro storico, ma estese alle zone semi centrali ed a quelle periferiche, facendo spazio ai cittadini, occupando le strade e le piazze liberate dalle automobili, accogliendo le richieste che vengono da associazioni e comitati.

A Roma la pedonalizzazione del Centro Storico, in particolare, va iniziata da subito, non si può attendere il parcheggio di Villa Borghese: la prima cosa da fare è prolungare subito l’orario della ZTL alle 21 per eliminare l’attraversamento pomeridiano, da accompagnare alla pedonalizzazione dei Fori Imperiali e del Tridente. Vanno anche sfruttate le occasioni del nuovo PRG, ma non per fare piazze nei supermercati o nei centri commerciali, quanto piuttosto per liberare aree della città. Anche sulle ZTL del centro, di Trastevere, di San Lorenzo e di Testaccio, bisogna smetterla con le polemiche e guardare in avanti, lavorare sul miglioramento dell’accesso a piedi da parte dei romani e dei turisti, come avviene in tutte le città europee estendendo gli orari e verificando i permessi.

 

5. Auto collettiva e auto condivisa per tutti/bike sharing.

La mobilità sostenibile va ripresa e incentivata, con l’auto condivisa del car sharing e l’auto collettiva del car pooling, che i cittadini hanno incominciato ad apprezzare. Legambiente aveva chiesto che entro il 2009 il servizio venisse esteso alla metà dei municipi romani ed entro il 2010 a tutta la città, con la presenza di almeno 100 parcheggi, 200 auto e 5000 soci. Obiettivo finale: 1000 auto collettive, con la possibilità di eliminare almeno 10mila auto private.

Il servizio di bike sharing non solo deve essere prolungato, ma anche esteso, sull’esempio di città come Barcellona e Parigi. E’ inoltre necessario realizzare collegamenti ciclabili protetti senza soluzione di continuità, partecipando il più possibile le scelte in questa direzione con i cittadini negli ambiti di quartiere, in considerazione della specifica forma di trasporto che ragionevolmente coinvolge brevi percorrenze, approvando e realizzando subito il Bici plan comunale.

E’ necessario inoltre riprendere il lavoro avviato con i Mobility manager e nominando il Mobility Manager di Area.

 

6. Stop alla distribuzione selvaggia delle merci e allo scorrazzare dei pullman turistici.

La distribuzione delle merci, con i mezzi commerciali tra i maggiori responsabili della produzione di polveri, continua ad essere un vero scandalo: va attuato il piano merci elaborato dopo l’approvazione del PGTU nel 1999, programmando le consegne attraverso piazzole di scambio fuori dalla ZTL e l’uso di veicoli elettrici o a basse emissioni inquinanti, ed investendo anche su progetti come Log On, utilizzando le nuove tecnologie per rendere molto più efficiente tutto il sistema della logistica a servizio del trasporto delle merci.

Sul nuovo piano pullman, oltre all’importante innovazione della limitazione dei mezzi più vecchi ed inquinanti, va ripresa l’idea del loro allontanamento dal centro della città: sono troppe e troppo centrali le 60 aree sosta individuate sulle quali Legambiente andrà a monitorare la situazione. (fonte: Legambiente)