IN TRIBUNALE AFFISSE PER ERRORE LE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE

15/12/2009 di

di MARCO CUSUMANO *

In tempi di “privacy a tutti i costi” può succedere di andare in tribunale e leggere atti giudiziari riservati come le intercettazioni telefoniche relative a un processo ancora in corso.

Succede al tribunale di Latina dove ieri mattina è stato affisso un ruolo con la lista delle udienze in programma davanti a un giudice monocratico. I numerosi fogli appesi davanti alla porta dell’aula si sono staccati, come accade molto spesso, finendo su un tavolo.

Sul retro, però, c’erano le trascrizioni complete di alcune intercettazioni telefoniche relative a un processo legato a una serie di rapine. Le intercettazioni, dopo essere state trascritte, sono agli atti del procedimento giudiziario. Ieri, però, una copia è finita nei corridoi del tribunale, a portata di chiunque. Sicuramente una “svista” legata alla lodevole abitudine di riciclare la carta utilizzata, stampando i ruoli sull’altro lato. Di solito vengono utilizzati fogli vecchi che non contengono informazioni di rilievo, ma ieri – sicuramente per errore – sono state usate carte di una certa rilevanza che contengono numerosi dati personali.

Nei fogli, infatti, compaiono per esteso diversi numeri di telefoni cellulari: numeri intercettati, numeri degli interlocutori, numero della cella, testi di messaggi sms, nome dell’intestatario della linea. E ovviamente anche i testi delle conversazioni intercettate, frasi di questo genere: «Dove sta quel bastardo?»; «Lo sto andando a prendere!». Conversazioni che si riferiscono alla spartizione del bottino dopo una rapina avvenuta in una tabaccheria.

Il fatto che il contenuto sia stato accessibile a tutti coloro che transitavano in tribunale per un’intera giornata, è ancora più grave se si considera che le intercettazioni si riferiscono a un processo appena iniziato proprio nel tribunale di Latina. Paradossalmente il contenuto delle intercettazioni è stato letto prima da qualche “passante” che dai giudici che dovranno emettere la sentenza basandosi anche su quelle prove.

L’episodio pone l’attenzione, semmai ce ne fosse ancora bisogno, su un tribunale privo di mezzi, costretto a riciclare la carta dei procedimenti per poter stampare le poche pagine necessarie al ruolo delle udienze. Gli impiegati fanno i salti mortali per evitare disagi, ma senza risorse non si può davvero andare avanti. (* Il Messaggero 15-12-2009)