APRILIA, IL SINDACO: 25 MILIONI DI CREDITO DA TRIBUTI ITALIA

30/11/2009 di

Guerra delle tasse tra la società di riscossione Tributi Italia e il Comune di Aprilia che lamenta un credito di circa «25 milioni di euro».

Lo spiega in un’intervista a La Stampa il sindaco di Aprilia, Domenico D’Alessio: «Nella disgrazia – afferma -la nostra fortuna è che questi soldi sono spalmati su più anni: c’è l’intero importo maturato quest’anno e una parte delle rimesse del 2006, 2007 e 2008». «Abbiamo strade che sono un colabrodo – sottolinea il sindaco – e non riusciamo a sistemarle, e poi soffrono tutte le attività nel campo sociale e culturale. I servizi alla città sono ridotti al minimo e se la situazione non si sblocca, nel giro di due mesi non saremo più in grado di pagare gli stipendi. E quando si arriva a quello, c’è il dissesto finanziario».

Spiegando cosa ne pensa del fatto che Tributi Italia giustifica i mancati trasferimenti parlando di tensioni finanziarie e dando la colpa al taglio dell’Ici sulla prima casa, che ha ridotto gli introiti, il sindaco aggiunge: «La crisi di Tributi Italia è frutto di una pessima gestione aziendale, di investimenti sbagliati». «Credo – osserva il sindaco – che si siano giocati in Borsa i nostri soldi. In pratica si può dire che da dieci anni a questa parte non si capisce che fine facciano le nostre tasse».

Nel frattempo, aggiunge, si tira avanti «grazie alla sensibilità dei cittadini, che in maniera spontanea hanno deciso di versare i tributi direttamente sui conti del Comune». A chi gli fa notare che Tributi Italia gli fatto causa chiedendo 15 mln di euro e l’ha vinta, D’Alessio spiega che «è il risultato di un lodo arbitrale che hanno vinto. Hanno lamentato un danno di immagine sostenendo che le nostre proteste hanno impedito loro di acquisire nuovi clienti: assurdo». «Abbiamo dato mandato a un legale per impugnare il lodo – conclude – chiedendo a nostra volta 100 milioni di euro di danni. È una battaglia a 360 gradi quella che stiamo combattendo nella certezza che se non riprenderemo il controllo della riscossione dei tributi siamo destinati al dissesto».