CALDAIA KILLER, INDAGATA LA PROPRIETARIA DI CASA

22/11/2009 di

di MARCO CUSUMANO *

E’ indagata dalla Procura di Latina la proprietaria dell’appartamento in via Emanuele Filiberto dove è morto Pasquale Gesù Furci, 56 anni, ucciso dal gas fuoriuscito dalla caldaia. Sotto accusa proprio l’impianto a gas sul quale sarà effettuata una perizia tecnica disposta dal sostituto procuratore Raffaella De Pasquale, titolare dell’inchiesta.

A quanto emerso la caldaia montata nell’abitazione, affittata alla vittima, sarebbe a camera aperta (non stagna). Normalmente questo tipo di caldaia deve essere montata in locali molto areati con assoluta esclusione di bagni e camere di letto oppure, ancora meglio, all’esterno. Questo per evitare la formazione nei locali di ossido di carbonio per carenza di ossigeno.

Quando si monta una caldaia all’interno di un appartamento si deve invece optare per un modello a camera chiusa con canna fumaria a tiraggio forzato: in questo caso l’aria di combustione viene prelevata dall’esterno attraverso una tubazione e la caldaia può quindi essere collocata in qualsiasi locale, purché ventilato al fine di prevenire concentrazioni di gas a seguito di perdite. La normativa sul gas è giustamente molto rigida considerando i rischi che si corrono.

Il cadavere di Furci, dipendente di Latina Ambiente, fu trovato il 12 novembre dai vigili del fuoco chiamati dalla sorella della vittima che da un paio di giorni gli telefonava senza mai ottenere una risposta. L’uomo da tre anni si era separato dalla moglie e dalle due figlie, aveva preso in affitto un appartamento al secondo piano del Primo lotto delle case popolari, al secondo piano di una palazzina senza ascensore. Viveva insieme a un barboncino che ha condiviso il suo triste destino, morendo insieme a lui accanto al letto, avvelenato dalle esalazioni di monossido di carbonio che sono state prodotte dall’impianto di riscaldamento, dalla caldaia collocata nel bagno. L’ex moglie di Furci ha subito riferito agli investigatori che l’uomo aveva chiesto numerose volte alla proprietaria dell’appartamento di sostituire la caldaia. «Dava problemi, si spegneva continuamente» ha riferito la donna. Sarà ora la perizia a stabilire cosa non ha funzionato e, soprattutto, se il modello di caldaia montato nell’appartamento era in regola con la legge.

Gli impianti a gas devono essere certificati dalla ditta o dal professionista che li installa dopo una rigida procedura di controllo. In passato, per incidenti analoghi a quello avvenuto alle case popolari, oltre al proprietario dell’appartamento è stato condannato per omicidio colposo anche l’installatore dell’impianto killer. (* Il Messaggero 22-11-2009)