AGENTE MORTO, I COLLEGHI: CICCARINO ERA MINACCIATO

05/11/2009 di

di MARCO CUSUMANO *

Saranno ascoltati dagli investigatori gli amici e i colleghi di Danilo Ciccarino, l’agente di polizia penitenziaria trovato morto nella sua auto carbonizzata in località Mazzocchio, vicino a Priverno, nel marzo scorso. La Procura di Latina ha avanzato una richiesta ai colleghi piemontesi per raccogliere le testimonianze delle persone che vivevano a stretto contatto con l’agente morto. L’ipotesi del suicidio convince sempre di meno, e ormai da alcune settimane l’indagine del sostituto procuratore Gregorio Capasso ha preso un’altra direzione. Ora si aggiungono delle voci che dovranno essere vagliate dagli investigatori, secondo le quali Ciccarino avrebbe subito alcune minacce da persone che gli avrebbero chiesto dei “favori” legati alla sua attività di agente penitenziario. Ciccarino avrebbe respinto queste richieste, forse mettendosi contro qualcuno.

Danilo CiccarinoTutte ipotesi che dovranno essere verificate dagli investigatori, probabilmente ascoltando direttamente le testimonianze dei colleghi della vittima. Gli agenti di polizia penitenziaria sono spesso soggetti a pressioni da parte della malavita per trasmettere informazioni ai detenuti. Potrebbe essere successo proprio questo a Danilo Ciccarino all’interno del carcere delle Vallette a Torino? Il suo rifiuto potrebbe essere collegato alla misteriosa morte avvenuta a Priverno? Il corpo dell’agente era all’interno di una Citroen C2 completamente carbonizzata. Tra le gambe aveva la pistola Beretta calibro 9 di ordinanza, trovata in una posizione ritenuta poco compatibile con la dinamica di un suicidio.

Ciccarino aveva lasciato Torino diciannove giorni prima per una lunga licenza che aveva deciso di trascorrere a Priverno, dove vive la mamma e il suo convivente. Si è parlato anche di un problema collegato alla sua famiglia di origine, forse di un intervento dell’agente in aiuto dei parenti. Per ora la Procura sta raccogliendo elementi senza escludere alcuna ipotesi, neanche quella del suicidio, anche se sembra sempre più debole con il passare del tempo.

Il giorno successivo alla morte Ciccarino sarebbe dovuto ripartire per Torino. Quella sera era uscito per prendere i soldi al bancomat in vista del viaggio di ritorno, di certo un gesto poco compatibile con l’intenzione di uccidersi. Per raccogliere elementi utili all’indagine, la polizia scientifica ha effettuato un esame tecnico dell’auto nella quale è stato trovato il corpo senza vita. Gli accertamenti “irripetibili” sono stati effettuati alla presenza dell’avvocato Antonio Sacco che rappresenta il padre e la sorella di Danilo Ciccarino.

La pallottola che ha ucciso l’agente è uscita dalla nuca del giovane ma non si è conficcata nel tettuccio dell’auto, né lo ha danneggiato. Un elemento in più per dubitare del suicidio. Inoltre la quantità di monossido di carbonio trovato nei polmoni della vittima sarebbe troppo bassa per ipotizzare la presenza di Ciccarino, in vita, per lungo tempo durante l’incendio. (* Il Messaggero 05-11-2009)