INFLUENZA A, VACCINAZIONE A LATINA DALLA PROSSIMA SETTIMANA

30/10/2009 di

«Al via la campagna di vaccinazione per l’influenza A in tutte le strutture del sistema sanitario regionale. Al San Filippo Neri la vaccinazione è iniziata il 28 ottobre e al Sant’Andrea il 29 ottobre, al San Giovanni Addolorata inizia il 2 novembre e al San Camillo, il 3 novembre. Il personale medico dell’Ares 118 è stato sollecitato a vaccinarsi presso le Asl di competenza». Lo comunica la Regione.

«Tutto pronto – si legge nel comunicato – anche nelle Asl dove la vaccinazione coinvolge, oltre a medici e operatori, anche le categorie considerate a rischio contagio le donne in gravidanza e i bambini a rischio. Nella Asl Roma A si inizia il 5 novembre; nella Asl Roma B hanno iniziato il 29 ottobre; nella Asl Roma C e nella Asl Roma D si inizia il 2 novembre; nella Asl Roma E, nella Asl Roma F e nella Asl Roma G la vaccinazione è iniziata il 28 ottobre.

 

Nelle Asl di Frosinone e di Viterbo si inizia il 2 novembre; nella Asl di Rieti il 2 novembre per il personale e il 5 novembre per la popolazione considerata a rischio e nella Asl di Latina entro la fine della prossima settimana. Nel frattempo tutti gli ospedali si stanno organizzando per far fronte alla situazione. I posti letto attivati per far fronte all’eventuale emergenza sono 400 per l’area medica ed ottenuti attraverso la riorganizzazione dei reparti di degenza. Per l’area pediatrica invece i nuovi posti attivati sono 170. Tutti i pronto soccorso, inoltre, sono stati riorganizzati con percorsi differenziati per pazienti sospetti, area triage e sala di attesa apposita, sia per quanto riguarda gli adulti sia per quanto riguarda i bambini.

IL VIRUS CRESCE NEL LAZIO. Adesso il virus H1N1 comincia a fare sul serio. Raddoppiano nell’ultima settimana i casi di contagio dell’influenza A nel Lazio e la Regione corre ai ripari contro l’emergenza pandemica. Potenziamento dei reparti di terapia intensiva, soprattutto in pediatria, piano ricoveri, nuovi strumenti e percorsi differenziati nei pronto soccorso: queste le misure adottate per far fronte al nuovo boom di affluenza negli ospedali di Roma, dove si moltiplicano casi sospetti e ricoveri, tra cui un bimbo di tre anni in gravi condizioni al Policlinico Umberto I. Il Piano operativo della Regione, che partirà nelle prossime ore, coinvolgerà gli ospedali romani San Camillo-Forlanini, Umberto I, Gemelli e Bambino Gesù. La linea pediatrica, secondo le previsioni, è quella che subirà maggiori criticità. Agli ospedali saranno forniti nuovi ‘ventilatorì, strumenti per la respirazione meccanica nei casi di pazienti intubati, ma anche macchine per la circolazione extracorporea del sangue. Sul fronte dei ricoveri, 570 posti letto saranno temporaneamente riconvertiti e destinati all’area medica per ricoveri dovuti all’influenza A, di cui 170 posti solo per i bambini. Nei pronto soccorso ci saranno percorsi differenziati per pazienti sospetti, area triage e sala di attesa apposita. Intanto il Policlinico Gemelli è stato tra i primi ospedali a fare i conti con l’affluenza boom al pronto soccorso: solo ieri sono stati 45 i casi sospetti di influenza A rilevati al Gemelli, ma tra questi solo per due adulti è stato necessario il ricovero. Cifre ancora basse rispetto a quelle previste per il prossimo mese, quando si arriverà al periodo di picco dell’influenza, che si sta propagando sempre di più tra i bambini e i ragazzi fino ai 14 anni. Nel Lazio è stato rilevato, solo nel periodo dell’ultima settimana, un tasso di incidenza di 12 nuovi casi su mille abitanti nella fascia di età dai 0 ai 14 anni. Finora sono poco più di una decina i bambini ricoverati a Roma dopo aver contratto l’influenza. Tre sono in terapia intensiva al Policlinico Umberto I: di questi, uno di tre anni, già affetto da tetraplegia spastica, è in gravi condizioni. Intanto in alcune Asl, dove la vaccinazione coinvolge, oltre agli operatori sanitari, anche le categorie a rischio contagio come le donne in gravidanza e i bambini con patologie croniche gravi, le vaccinazioni sono già cominciate. Ma c’è anche chi lancia l’allarme contro «la paralisi che rischiano le strutture sanitarie romane e del Lazio». «I due milioni di vaccini previsti per la regione, non sono stati consegnati nei termini previsti», denuncia il segretario Regionale dell’Udc del Lazio Luciano Ciocchetti, per il quale sono insufficienti le prime 125.480 dosi di vaccino arrivate alcuni giorni fa. Ma entro il 4 novembre dovrebbero arrivare nel Lazio altre centomila dosi. Attese come una ventata d’aria contro il pressing soffocante del virus H1N1.

BASSA MORTALITA’ MA REGIONI IN RITARDO. «Il virus dell’influenza A è dieci volte meno aggressivo dell’influenza stagionale», forse anche molto di meno, decine di volte meno mortale. Ma, dice il viceministro alla salute Ferruccio Fazio, per ora i dati, seppur rassicuranti, sono insufficienti e bisognerà aspettare le prossime settimane quando A H1N1 raggiungerà il suo picco per capire realmente cosa il mondo sta affrontando. È adesso tuttavia, con il numero di casi che cresce in tutta Italia e, cartina di tornasole, le classi scolastiche decimate, che si accende la polemica sui ritardi da parte di alcune regioni che ancora non hanno efficacemente avviato la vaccinazione. «Io avevo detto al ministro, in tempi non sospetti, che di fronte ad una pandemia anche l’uniformità gestionale doveva essere garantita dal Governo. Ma nelle sedi istituzionali, il mio assist al Governo a centralizzare la gestione della pandemia non era stato recepito. Io in Toscana la mia parte l’ho fatta e il sistema funziona»: l’assessore toscano alla salute e coordinatore degli assessorati regionali alla sanità, Enrico Rossi, ha replicato così al viceministro il quale oggi, parlando del ritardo nell’arrivo dei vaccini, ha detto che ciò «dipende dalla strutturazione regionale della nostra sanità». Per Rossi «per contrastare in maniera efficace la diffusione del virus A accanto al federalismo serve un’efficiente centralismo. Anzi, in questo caso il federalismo può essere un’aggravante pericolosa. Le regioni sono tutte disponibili a collaborare». I NUMERI – Dopo la giornata di ieri, la più luttuosa in Italia con 4 morti che ha portato il bilancio totale a 11 decessi, lo stesso viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, ha sottolineato ancora una volta «il carattere leggero di questa influenza, che sino ad oggi ha fatto undici morti su 400 mila casi stimati, mentre lo scorso anno la stagionale ha fatto 8 mila morti su 4 milioni di casi». La mortalità dell’influenza A/H1N1, ha aggiunto Fazio è stata pari allo 0,03 per mille, contro il 2 per mille di quella stagionale. Una differenza notevole e rassicurante, che vede il virus pandemico uccidere decine di volte meno di quello stagionale. Ma Fazio, per prudenza, ritiene sia per il momento ragionevole un rapporto di uno a dieci fra la mortalità per influenza A e quella dovuta alla patologia stagionale. In questo momento gli italiani comunque sono a letto oltre che per l’influenza A, anche per almeno altri 10 virus para-influenzali. Alcuni, come l’H1N1, aggrediscono le vie respiratorie, altri l’apparato digerente, afferma Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di igiene dell’università del Sacro Cuore di Roma.

ATLETI OLIMPICI VACCINATI. I 350 atleti olimpici e paraolimpici che parteciperanno ai giochi invernali di Vancouver 2010 saranno tutti vaccinati contro l’influenza A. «L’urgenza e la priorità assoluta per il Coni era quella di vaccinare la delegazione italiana per Vancouver 2010 (350 tra Olimpiadi e Paralimpiadi). Questa ci è stata garantita e per questo ringrazio il vice ministro, Ferruccio Fazio, anche per il risvolto sociale che i Giochi olimpici hanno, e per quello che rappresentano nel nostro paese», ha detto il presidente del Coni, Gianni Petrucci Per quanto riguarda invece gli altri sport, compreso il calcio, si è deciso di dar vita ad un comitato ristretto di cui faranno parte il Ministero della Salute, il Coni e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Rocco Crimi, per effettuare ulteriori approfondimenti. Il ministero della Salute metterà a punto un’ordinanza per prevenire il contagio negli spogliatoi, palestre e impianti sportivi.

IL VIRUS NON FA PAURA. Il 61,4% degli italiani non ha paura dell’influenza A, come emerge dall’indagine periodica del Monitor Biomedico del Censis, non sono intimoriti dai rischi della pandemia soprattutto gli uomini (68,1%), i laureati (74,4%), i residenti del Nord-Ovest (66%) e del Nord-Est (74,5%). Ad avere meno paura sono, inoltre, gli abitanti dei centri urbani più piccoli – fino a 10mila abitanti (61,9%) e tra 10mila e 30mila abitanti (64,4%) – e gli italiani più giovani (più del 65%).