TRIPLICATI I LAVORATORI STRANIERI A LATINA
Dal 2000 al 2008 i lavoratori stranieri nel Lazio sono passati da 96.384 a ben 284.147, misurando una crescita del 194,8%, a fronte di una media nazionale del 159,0%. È quanto evidenzia il 19° Dossier Statistico sull’Immigrazione, redatto di caritas e Migrantes, presentato oggi a Roma. Si distinguono le province di Rieti (+249,8%), Latina (+229,1%) e Viterbo (+207,1%), che vanno oltre la triplicazione degli occupati nati all’estero dal 2000 al 2008; rimangono indietro invece Roma e Frosinone, rispettivamente con +195,1% e +125,0%.
Nello stesso periodo di tempo, rileva la Caritas, aumenta anche il peso regionale nel panorama nazionale: rispetto al totale italiano degli occupati nati all’estero, quelli del Lazio passano dall’8,3% del 2000 al 9,5% del 2008. Nel corso di quest’ultimo anno i livelli di inserimento lavorativo restituiscono l’immagine di una regione in buona salute, con un aumento di lavoratori nati all’estero del 7,7% rispetto ad una media nazionale del 7,3%. Un tale salto in avanti è dovuto, in valori assoluti, alla presenza di Roma, che passa da 215.586 a 230.171 occupati nati all’estero, sebbene la crescita percentuale della capitale sia la più contenuta registrata in regione, pari a +6,8%. Su questo piano guida la classifica Latina con +13,9; seguono Frosinone (+10,8%), Viterbo (9,9%) e Rieti (6,9%).
I numeri messi a disposizione dall’Inail permettono di comprendere l’importanza dell’apporto di manodopera straniera nel mercato occupazionale locale. A livello regionale i lavoratori nati all’estero costituiscono il 13,5% del totale degli occupati, a fronte di una media nazionale del 15,5%. I mercati occupazionali provinciali con il più elevato contributo di stranieri sono Latina (17,6%), Viterbo (16,0%) e Rieti (14,9%), mentre restano indietro Roma (13,3%) e Frosinone (10,6%). L’occupazione femminile, come non si è mancato di rilevare nei precedenti Dossier, possiede con tutta probabilità una fetta non trascurabile coinvolta nel lavoro irregolare: basti pensare che nel Lazio le donne non raggiungono il 40% del totale tra i lavoratori regolari nati all’estero e a livello nazionale sono il 43,3%. A Roma si registra la più elevata incidenza regionale, ovvero il 41,4%; seguono Frosinone (34,8%), Rieti (33,6%), Viterbo (33,3%) e Latina (33,1%). I dati dell’Inail consentono di isolare, tra i lavoratori nati all’estero, la quota di quelli provenienti da paesi extracomunitari, che a livello regionale sono l’88,0% (la fonte considera comunitari ancora solo i 25 Stati che formavano l’Uu prima degli allargamenti del 2007).
Tra i settori lavorativi in cui il Lazio dimostra una certa capacità di assorbimento di lavoratori nati all’estero prevale quello dei servizi, dove la regione concentra il 63,8% di tali occupati, a fronte di una media nazionale di 54,5%. È Roma a fare la parte del leone in questo settore, con il 69,4% di tutti gli occupati nati all’estero; in particolare il 18,3% di costoro lavora nell’informatica e nei servizi alle imprese, il 12,0% negli alberghi e ristoranti; segue il commercio con il 10,3% e solo al quarto posto si attestano i servizi alla famiglia, con il 9,1%. Latina, seconda provincia del Lazio con 25.601 lavoratori nati fuori dell’Italia, si conferma come polo agricolo regionale, con ben il 29,1% di costoro occupati nel comparto agricolo. Le province che prevalgono nell’ambito delle costruzioni sono Frosinone e Rieti, rispettivamente con il 28,3% e 28,0% degli occupati (la media nazionale supera di poco il 14%). Nel caso di Viterbo non assistiamo ad una spiccata specializzazione: prevalgono l’industria delle costruzioni (23,9%), l’agricoltura (20,8%) e, tra i servizi, l’albergazione e ristorazione (10,0%).