AEROPORTO, FROSINONE “APRE” A LATINA

24/10/2009 di

di DENISE COMPAGNONE *

Da Tajani a Marrazzo la posizione è unanime: l’aeroporto a Frosinone si può fare, si farà e sarà un’ottima mossa per il rilancio economico di tutto il basso Lazio. Con la clausola però, come hanno sottolineato tutti a cominciare dal presidente della Provincia Antonello Iannarilli, che il progetto venga ricalibrato su un 1,5 milioni di passeggeri l’anno così come previsto per uno scalo regionale.

Lo ha chiarito lo stesso presidente di Adf, Giacomo D’Amico, che si andrà incontro alle perplessità espresse dall’Enac, il quale pochi giorni fa si è pronunciato in maniera negativa esaminando però il progetto che era stato calibrato per lo scalo internazionale low cost e a cui era stato preferito quello di Viterbo. Ma bisognerà farlo in fretta, l’ha sottolineato anche Marrazzo, visto che la conferenza dei servizi, allargata a tutti gli enti che hanno voce in capitolo – dalla Regione alle singole amministrazioni locali passando per i vari corpi di forze dell’ordine -, partirà tra esattamente cinque giorni.

Segnali di incoraggiamento quindi ieri mattina a Palazzo Gramsci: l’occasione era il convegno organizzato da AdF sul sistema aeroportuale del Lazio, la prima vera occasione di dialogo dal vivo dei vari interlocutori, che sinora si erano sempre parlati dalle pagine dei giornali. C’erano quindi oltre al commissario Ue ai Trasporti Antonio Tajani, il presidente della Regione Piero Marrazzo e i presidenti delle province di Frosinone e Latina, Antonello Iannarilli e Armando Cusani, oltre ai due Marini, Michele, sindaco di Frosinone e Giulio, primo cittadino di Viterbo. Tutti d’accordo, per una volta sulla necessità di un terzo scalo aeroportuale nel Lazio, dopo Fiumicino (internazionale) e Viterbo (il nuovo Ciampino, soprattutto con voli low cost), la cui realizzazione è stata ormai ufficializzata da parte di tutti. Cusani ha anche calcato la mano auspicando una simbiosi tra le due province, che dovranno collaborare insieme anche sull’aeroporto – il cui nome potrebbe essere “aeroporto del basso Lazio” e non “di Frosinone -, fino a spingersi a dire che Latina e Frosinone “sono legate indissolubilmente: o vivono insieme o muoiono insieme”. Poi però, ha anche detto che ha perplessità sul luogo fisico in cui l’aeroporto sorgerà e di rivedere quindi la localizzazione: «Se si vuol fare, si faccia in qualche pianura».

Il messaggio comunque è stato recepito da parte di AdF: il presidente D’Amico ha confermato la disponibilità a rivedere il progetto, iniziando però la discussione proprio dalla conferenza dei servizi in modo che si possano sviscerare tutte le posizioni e le criticità per la messa a punto di un equilibrio finale, ovvero un nuovo progetto di caratura regionale. Questo è il nodo, infatti. La differenza principale tra uno scalo nazionale e regionale è nel numero dei voli e quindi passeggeri, per quest’ultimo notevolmente ridotti rispetto al primo: il nuovo progetto, o variante al progetto iniziale, dovrà tener conto di questo, in modo di arrivare ad una stima di passeggeri che si riduca da venti milioni ad un milione e mezzo.

«Così il parere dell’Enac si risolve per noi in un giudizio positivo», ha commentato a margine della seduta l’assessore Francesco Scalia, uno dei più attivi fautori dell’aeroporto. L’unico no è arrivato da Marco Maddalena del comitato cittadino “No Aeroporto” cui è stata data la parola: troppe le ricadute ambientali negative che tale infrastruttura potrà avere su una Valle, quella del Sacco, che già di per sé versa in una situazione drammatica. A questo dovrà dare risposte la valutazione dell’impatto ambientale che avrà luogo a conferenza dei servizi ultimata. Ma non si può pensare solo al domani. Lo hanno sottolineato il vescovo di Frosinone e l’abate di Montecassino. «In tanti, troppi – hanno detto Ambrogio Spreafico e Pietro Vittorelli – vengono a chiedere aiuto alla caritas».«Non illudiamo il territorio che l’aeroporto sia la panmacea dei nostri mali, bisogna affrontare i problemi di oggi», hanno sottolineato. E Spreafico: «Vediamo troppa ostentazione di ricchezza e poca voglia di condividerla con gli altri». Ma proprio il convegno di ieri potrebbe segnare una svolta: «Inaugurare – ha spiegato l’Abate Vittorelli – un nuovo modo di lavorare ragionando tutti insieme e puntanto sul dialogo e non sulla contrapposizione». (* Il Messaggero 24-10-2009)