CONGRESSO DEL PD, SERVE UN CONFRONTO SUI PROGRAMMI

30/07/2009 di

«Ci auguriamo che il congresso del Pd sia improntato sui contenuti, sul ‘che cosà rispetto al ‘chì, e quindi su un confronto di idee e programmi e non su una contrapposizione fra candidati, e che confermi l’avviato livello di scomposizione dei partiti d’origine verso nuove aggregazioni». Lo affermano in un documento politico vari esponenti del Partito Democratico del Lazio, tra cui Giorgio Pasetto, Claudio Moscardelli, Piero Ambrosi, Aurelio Lo Fazio, Michele Marini, Massimo De Simoni.

«Le elezioni europee ed amministrative – si legge nel documento – consegnano un responso ambivalente: significativo successo delle candidature laziali alle Europee, ma una mancata tenuta nelle amministrative. Segnali che confermano la necessità di favorire un ricambio democratico della classe dirigente locale a cui, in passato – sottolinea il documento -, si è risposto troppo spesso con la nomina della dirigenza locale in una logica più di presidio che di conquista di una maggiore rappresentatività, riducendo così la possibilità di rivitalizzare il partito con una costruzione dal basso». «Il Pd, nella sua strutturazione – continua il documento -, deve poggiare sulle autonomie locali e regionali, avviandosi ad essere un partito con forte autonomia regionale, e rifiutando la concezione presidenzialista del leader. Un obiettivo cui non risponde il regolamento congressuale dove – spiega il documento – vi è la trappola dell’autoreferenzialità riproposta col vincolo dell’elezione dei segretari regionali a sostegno preventivo di uno dei contendenti leader nazionali. A questo limite possono porre rimedio le primarie per l’elezione dei segretari, elemento di novità da rafforzare e da utilizzare, seppur con una regolamentazione più articolata di quanto fin qui previsto, anche per i segretari provinciali e per quelli dei comuni più grandi, in modo da allargare la rappresentatività del partito alla società civile».

Per i firmatari del documento «è importante che un partito che si avvale delle primarie per una forte investitura delle candidature abbia una guida collegiale in risposta al pluralismo delle culture che lo animano, come è importante che un partito rinnovato abbia stabili regole per il tesseramento, da contemperare con i voti acquisiti nelle elezioni nazionali e regionali e contrastare la deriva verso il professionismo politico per favorire la formazione ed il ricambio della dirigenza. A questo fine si sostiene il limite inderogabile di due mandati nel ricoprire un incarico allo stesso livello, l’incompatibilità di ricoprire cariche tra più livelli istituzionali, il ruolo centrale delle federazioni regionali nell’approvazione delle candidature al Parlamento. In presenza delle nuove funzioni riconosciute alla Capitale e della necessità di salvaguardare l’unità della regione, il Pd del Lazio – aggiunge il documento – avrà come banco di prova la riforma dell’ordinamento istituzionale, che richiederà di formulare una proposta unitaria sullo sviluppo economico e sui futuri assetti del territorio. Un’esigenza rafforzata, nella prospettiva della città metropolitana, dal dover assicurare con le altre province un governo generale e di programmazione della Regione Lazio, che punti ad interventi di carattere interprovinciale, fra Frosinone e Latina e Rieti e Viterbo, da realizzare con meccanismi premiali e processi di integrazione finanziaria ed amministrativa tra le province, per renderle protagoniste».

I firmatari del documento «impegnati per il rafforzamento e la salvaguardia dell’unità del partito», sentono come prioritaria « l’affermazione di una dirigenza che garantisca il rinnovamento accompagnato da competenza e trasparenza dei comportamenti, indispensabili per le elezioni regionali della prossima primavera». «Su questi contenuti – concludono – dichiariamo la nostra adesione a livello regionale a quella piattaforma programmatica che meglio sarà in grado di rappresentarci».