FONDI, IZZI AL GIUDICE: “MI SENTO TRADITO”

10/07/2009 di

di MARCO CUSUMANO *

Probabilmente non avrebbe mai immaginato di trovarsi chiuso in carcere per rispondere alle domande di un giudice, non come avvocato ma come uno dei principali accusati di mafia. Riccardo Izzi, ieri pomeriggio davanti al gip Laura Campoli, ha parlato per oltre due ore. Ha voluto rispondere personalmente, punto dopo punto, alle gravi accuse che la Procura antimafia muove nei suoi confronti.


«Mi sono sentito tradito» ha detto al giudice riferendosi alle spontanee dichiarazioni da lui rese ai carabinieri nel corso delle indagini. Forse pensava che quelle parole e la sua collaborazione lo avrebbero messo in qualche modo al riparo. Ma non è stato così. Il suo avvocato, Giulio Mastrobattista, spiega: «Izzi ha parlato con estrema lucidità per circa due ore. Ha spiegato al giudice cosa è accaduto veramente, difendendosi punto per punto dalle accuse che gli vengono contestate. In particolare posso dire che ha evidenziato una serie di incongruenze nella ricostruzione dell’accusa. Alcune delibere che vengono contestate sono precedenti al suo incarico come assessore al Comune di Fondi. Sarebbe interessante capire come avrebbe condizionato l’attività del Comune se non aveva nessun incarico».

La Dia e i carabinieri non la pensano così. Sono convinti che Izzi abbia avuto un ruolo determinante come ponte di collegamento tra la criminalità organizzata dei fratelli Tripodo e l’attività del Comune di Fondi. Sarebbe stato lui a favorire gli interessi del clan in cambio di un sostegno politico. Izzi fu ascoltato dai carabinieri nel gennaio del 2008 in seguito all’incendio della sua auto. In quella occasione rilasciò una serie di dichiarazioni relative alle persone con le quali aveva rapporti e che potevano nascondersi dietro l’atto intimidatorio. In quella occasione fece nomi e cognomi, ricostruendo una serie di legami tra persone coinvolte in inchieste giudiziarie tra le quali anche Carmelo Tripodo e Massimo Di Fazio. Ovviamente si discusse di questioni che andavano ben oltre l’incendio dell’auto. Izzi parlò molto dei suoi rapporti con Massimo Di Fazio detto “Peticone”, dell’intervento per il cambio di alcuni assegni, dell’interessamento per il trasferimento a Fondi di un noto pregiudicato ai “domiciliari” che invece fu ucciso appena uscito dal carcere.

Ieri il giudice Campoli ha ascoltato anche gli altri arrestati in carcere, tra i quali i fratelli Tripodo. Venanzio Tripodo si è così rivolto al giudice: «Sarei stato ben felice di rendere dichiarazioni davanti al giudice titolare dell’inchiesta». Ma l’interrogatorio è stato effettuato per rogatoria, come previsto dalla legge, davanti al giudice competente per territorio. Ora gli atti torneranno a Roma. L’avvocato Maria Antonietta Cestra contesta la procedura e il merito della vicenda: «C’è stata una carenza nella fornitura degli atti dell’inchiesta agli avvocati difensori. Abbiamo avuto modo di leggere l’ordinanza di custodia cautelare che francamente ci sembra quasi la trama di un film. Smonteremo le accuse una dopo l’altra e Tripodo uscirà innocente come già accaduto per quasi tutte le inchieste precedenti».Le tesi dell’accusa sono state però confermate dal giudice che ha accolto la richiesta di arresto. Ora si occuperanno del caso i giudici del Riesame mentre lunedì sono previsti gli interrogatori delle altre persone finite agli arresti domiciliari dopo il terremoto giudiziario che ha travolto Fondi. (* Il Messaggero 10-07-2009)