AMBULANZE A RISCHIO NEI PICCOLI OSPEDALI

19/06/2007 di
di GIOVANNI DEL GIACCIO *

Rischia
di avere pesanti ripercussioni sul servizio di emergenza in provincia
di Latina il “taglio” di 16 milioni di euro all’Ares 118. L’azienda
nata per occuparsi esclusivamente dei soccorsi, infatti, mutuata da
analoghe esperienze in mezza Italia, ha serie difficoltà finanziarie e
la Regione intende non solo rivedere i conti ma risparmiare.


Da
qualche giorno il personale della centrale operativa di Latina
segnalava difficoltà, mentre a Roma si svolgevano manifestazioni di
protesta, da ieri è scattata una raccolta firme per salvare l’esistenza
dell’Ares stessa. E il servizio sul territorio che rischia di essere
cancellato. Tra le ipotesi che andranno prese in considerazione per i
“tagli”, infatti, è indicata anche quella di eliminare le postazioni di
ambulanze nei punti di primo intervento. Vale a dire negli ospedali
minori, quelli che non hanno pronto soccorso, ma anche in altre
postazioni. Solo un progetto, ripetiamo, ma se attuato avrebbe
conseguenze gravissime. E i tempi sono strettissimi: una settimana.

Via
i mezzi di soccorso ad esempio da Cori, Sezze, Priverno, Cisterna,
Sabaudia, Fondi, Minturno. A rischio le postazioni di Latina Scalo e
Pontinia. La parola d’ordine è razionalizzare ma qui, a estate ormai
iniziata e senza un piano straordinario che in passato era già partito,
c’è il rischio di farlo sulla pelle della gente. «Non ho adottato
alcuna decisione né, eventualmente, sarò io a prenderla – spiega Paolo
Viola, dirigente della centrale operativa del 118 di Latina – al
momento c’è una proposta di delibera, si sta ragionando, la situazione
è difficile ma si stanno cercando delle soluzioni ed è presto per
trarre qualsiasi conclusione».

I dipendenti, però, sono
preoccupati. A parte le postazioni che scompaiono l’Ares ha bloccato
anche i concorsi, interni ed esterni. L’incertezza regna sovrana e la
storia dei “tagli” pesa. Addirittura si parla di una privatizzazione,
mentre non è escluso che per i centri minori non si debba fare ricorso
proprio ai privati per avere un’ambulanza e quindi pagarla di tasca
propria. Assurdo ma è una delle ipotesi. Un servizio di emergenza
capillare e funzionante che adesso è messo seriamente in discussione e
che mette a rischio la vita dei cittadini.

Prendiamo il caso di un
infarto a Sezze, l’ambulanza da dove partirebbe? E come si
rispetterebbero i tempi previsti dalla legge? E chi coordinerebbe
eventualmente i privati? A questo si aggiunge una vicenda che rischia,
di fronte a un progetto simile, addirittura di passare in secondo
piano. E’ quella relativa ai trasferimenti “ordinari” ovvero al
trasporto dei pazienti da un ospedale all’altro nel caso sia necessaria
una consulenza. Finora l’Ares 118 li ha svolti, da qualche tempo è in
atto una trattativa con la Asl perché sia la stessa azienda ovvero gli
ospedali a farsene carico. Quei viaggi, non essendo un’emergenza, hanno
un costo che l’Ares non intende più sostenere. Finora si facevano con
una sorta di scambio, la Asl continuava a pagare le utenze delle sedi,
le mettava a disposizione, e l’Ares faceva i trasferimenti. In una
situazione di “tagli” come quella che si profila rischia, invece, di
saltare l’intero sistema.
(* Il Messaggero 19-06-2007)