CUSANI-CIARRAPICO, IL CASO FINISCE IN CASSAZIONE

28/06/2009 di

Armando Cusani vuole andare fino in fondo e, dopo l’archiviazione della sua denuncia nei confronti del senatore-editore Giuseppe Ciarrapico per tentata estorsione, ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo l’annullamento dell’atto firmato dal giudice Lucia Aielli lo scorso 9 giugno.


Cusani sostiene la non legittimità dell’udienza svolta al Tribunale di Latina nonostante l’assenza del suo avvocato, Corrado De Simone, per motivi di salute. Il legale aveva fatto depositare un certificato medico per dimostrare il legittimo impedimento, ma l’udienza è stata celebrata ugualmente. Secondo De Simone il gip avrebbe dovuto rinviare l’udienza, cosa che invece non è stata fatta. Il caso Ciarrapico-Cusani fu precedentemente rinviato dal 13 al 25 maggio ma solo per «una questione di mera opportunità e di garbo nei confronti di un avvocato del foro», come disse il giudice secondo la ricostruzione di Cusani e De Simone. Ma il secondo rinvio non fu concesso, il che, secondo il legale del presidente della Provincia, è una violazione del diritto di difesa. All’udienza del 25 maggio intervenne il procuratore generale presso la Corte d’Appello che chiese al giudice di respingere la richiesta di archiviazione presentata dal sostituto Vincenzo Saveriano. Il procuratore generale chiese inoltre di disporre ulteriori indagini sulla presunta tentata estorsione, ascoltando Armando Cusani in qualità di parte offesa. Richieste cadute nel vuoto: l’inchiesta è stata archiviata.

Nel ricorso in Cassazione Cusani e De Simone ricostruiscono l’intera vicenda con una serie di riferimenti a episodi accaduti negli ultimi anni. L’accusa ritiene che Ciarrapico abbia «ripetutamente e minacciosamente tentato di costringere Cusani ad accogliere l’offerta pubblicitaria» relativa a una società collegata alla sua attività imprenditoriale. Cusani cita alcune lettere ricevute, in una delle quali veniva avanzata una «offerta di collaborazione per pubblicazione delle attività dell’amministrazione provinciale» con una serie di indicazioni sulle forme pubblicitarie e i relativi prezzi. Proposte di pubblicità a pagamento che Cusani non ha mai accettato nonostante le pressioni dell’editore. Le lettere – secondo la denuncia – avevano un carattere intimidatorio e contestavano anche l’attività di un addetto stampa della Provincia. «La missiva – secondo l’accusa – rappresenta un evidente tentativo di estorsione». Ipotesi, però, non condivisa dalla Procura di Latina che ha chiesto l’archiviazione poi accolta dal gip.
Ora l’ultima parola spetta alla Cassazione alla quale si è rivolto il presidente della Provincia chiedendo di riaprire il caso. (Il Messaggero 28-06-2009)