BATTISTI, STAMPA BRASILIANA: “ESTRADIZIONE MA CONDIZIONATA”

01/03/2009 di

Il Supremo Tribunal Federal (STF, la Corte Costituzionale brasiliana) approverà l’estradizione di Cesare Battisti, condizionandola però alla conversione della condanna dall’ergastolo a 30 anni di detenzione, il massimo previsto dalla Costituzione brasiliana. Lo afferma oggi l’autorevole quotidiano brasiliano Estado de S.Paulo. Il quotidiano brasiliano fa un’ampia analisi del caso Battisti e dei precedenti che si conclude con la quasi certezza che il STF considererà illegale l’asilo politico concesso all’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo (Pac) dal ministro della Giustizia Tarso Genro e approverà di conseguenza l’estradizione verso
l’Italia. Ferma restando la possibilità che, in ultima istanza, il presidente brasiliano Lula intervenga per dare appoggio politico al suo ministro, o invece segua di buon grado le decisioni del potere giudiziario, anche in nome dei buoni rapporti tra Italia e Brasile. 


LA LETTERA DI BATTISTI. «Sono disposto a dichiarare davanti ai familiari delle quattro vittime, faccia a faccia, che
non ho ucciso i loro cari»: è uno dei passaggi di una nuova lettera di Cesare Battisti, che nel ricordare i quattro omicidi per i quali è stato condannato in Italia, ribadisce la propria innocenza, sottolineando di non essere mai stato «un uomo sanguinario».
 Qualche giorno fa, Battisti aveva reso nota una lettera nella quale, ricordando la tradizione «cristiana» dell’Italia, chiedeva a Roma di concedere il perdono. Questa volta Battisti afferma, tra l’altro, che in Italia «durante i processi degli anni di piombo, il
sistema delle torture e dei pentiti era utilizzato correntemente (v. Amnesty International e la Commissione Ue), con un’intensità specifica da parte del procuratore Armando Spataro». «Era terribile averlo come procuratore», prosegue l’ex terrorista, per
il quale «Spataro era alla guida dello schema di torture dell’area di Milano». In un’altra parte della lettera, Battisti ricorda che durante un processo nel 1979 «ci furono numerosi casi di tortura, come il supplizio dell’acqua, anche se io – precisa –
non sono stato torturato». Il testo, che è stato letto dal senatore Eduardo Suplicy alla camera alta brasiliana, è
indirizzata agli 11 giudici del Tribunale Supremo Federale che, probabilmente alla fine di marzo, dovranno pronunciarsi sul suo caso, decidendo sulla richiesta di estradizione fatta dall’Italia. «So che la giustizia brasiliana prenderà in considerazione tutti gli
elementi che dimostrano la mia innocenza» aggiunge, precisando di essere stato coinvolto quale responsabile dei quattro omicidi dai suoi ex compagni di lotta armata.  L’ex terrorista sottolinea inoltre di essersi battuto all’interno dei Proletari armati
per il comunismo affinchè le armi non fossero utilizzati in crimini di sangue: «La morte di Aldo Moro ha segnato un prima e un dopo nella mia vita. Lì mi resi conto che l’uso delle armi era una trappola nella quale era caduta l’estrema sinistra italiana». «Quel giorno decisi di rompere definitivamente con la lotta armata», sottolinea Battisti, il quale ammette di aver partecipato a rapine in banche delle Pac nel periodo delle «ri-appropriazioni proletarie». Nel ricordare la decisione del 2007 con la quale la Corte europea dei diritti dell’uomo dichiarò non ricevibile il ricorso di Battisti contro il decreto francese di estradizione del 2004, l’ex terrorista conclude: «il mio avvocato, Eric Turcon, mi disse in Brasilia che la ‘Corte europeà era costituita esclusivamente da magistrati francesi molto vicini a Jacques Chirac». (ANSA)