GLI ALPINI: ECCO PERCHE’ ABBIAMO SCELTO LATINA

20/02/2009 di

A Latina, per molte ragioni. Per non dimenticare. Perché Latina è stata costruita dal nulla da tanti veneti, lombardi, friulani, piemontesi, emiliani che avevano combattuto nei reggimenti alpini durante la Grande Guerra che questa città commemora con i suoi quartieri: Borgo Carso, Borgo Pasubio, Borgo Monte Grappa, Borgo Bainsizza…, luoghi della nostra memoria che sono stati mantenuti dai figli dei bonificatori dell’Agro pontino, di coloro che trasformarono un territorio da paludoso a provincia vivibile nella quale l’uomo ha avuto il sopravvento sulla natura infida.

Una bonifica avvenuta negli anni Trenta, durante un regime (testimoniato ancora da una architettura razionalista, sfumata nei quartieri moderni) la cui condanna non impedisce di riconoscere i sacrifici di quanti furono chiamati a colonizzare una terra malsana per ricostruirvi città e paesi, creando nel contempo un modello d’unità nazionale fatto da lavoratori di regioni diverse per idiomi e abitudini, uniti da un unico obiettivo: il lavoro e la costruzione d’una famiglia.

Latina come omaggio al Centro-sud, alle nostre Sezioni e ai nostri Gruppi del Quarto Raggruppamento, ma soprattutto ai volontari di queste regioni che con professionalità, serietà e passione portano il cappello alpino in testa e fanno tanto onore al nostro Paese con il loro impegno in Patria e nelle missioni all’estero. Esiste una tradizione alpina della “linea delle palme”, come chiamava il Meridione Leonardo Sciascia, che nel comune sentire e nella condivisione dei valori fondamentali si avvicina sempre più alla “linea degli abeti”.

Lo testimoniano il sacrificio delle eroiche batterie siciliane, cadute sul posto senza cedere un metro di terreno, in Africa, e l’esempio di tanti alpini il cui idioma non ha mai costituito una barriera all’alpinità. E che dire dei sardi, dei campani, dei calabresi: oggi come ieri sono inquadrati nei nostri reggimenti; siamo fieri di loro semplicemente perché sono alpini. Andiamo dunque a Latina in centinaia di migliaia per un evento che sarà storico non solo per noi ma anche per la gente del territorio, per la maggior parte della quale sarà un momento familiare.

Non è certo una rivalsa del nord: nella rotazione dei luoghi dell’adunata nazionale il centro-sud mancava dalla splendida adunata di Catania, i cui cittadini sono scesi per le strade per far festa con gli alpini. Era da tempo che Latina chiedeva l’adunata, ma è stata la scansione del calendario a far preferire altri luoghi della memoria: Asiago ai piedi dell’Ortigara, Cuneo culla degli alpini e, nel 90° della fine della Grande Guerra, Bassano città del Grappa, sede del Comando dell’Armata dell’Ortigara negli ultimi mesi di guerra, finita con l’armistizio di Villa Giusti mentre i nostri soldati venivano accolti trionfalmente a Trento e a Vittorio Veneto.

Le adunate, si dice, sono tutte uguali e tutte diverse. Questa che ci prepariamo a celebrare a Latina sarà particolare, perché molti alpini troveranno cittadini con gli stessi cognomi, vedranno gli stessi volti delle proprie vallate, dei propri paesi. Sarà come ritrovare la stessa gente in una città sorta da una palude. E gli stessi abitanti di Latina non più giovanissimi, ritroveranno abitudini, suoni e colori delle origini. Latina città del Mezzogiorno d’Italia che vive una seconda identità, moderna; ma anche Latina città del Nord. (Fonte: “L’Alpino” febbraio 2009)