Radioterapia al Goretti, macchinari a singhiozzo. E i malati tornano a casa

20/09/2011 di
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Gentile redazione,

vorrei denunciare l’infelice situazione del settore di radioterapia del padiglione “Porfiri” dell’ospedale “Santa Maria Goretti” di Latina, affinché chi di competenza possa prendere seri provvedimenti per risolvere il cattivo funzionamento di quei macchinari che sovente vanno in tilt, ma anche del problema dell’infiltrazione di acque piovane lungo il corridoio che dalla sala di attesa conduce ai reattori nel piano sottostante.

Di acceleratori per la radioterapia, ubicati in quella divisione, ce ne sono due: “A e B”, in ognuno di loro sono inseriti vari pazienti da trattare, ma sovente fanno le bizze al momento dell’avvio e non sempre riescono a partire neanche al secondo o terzo tentativo di accensione.

La settimana scorsa è stata la volta dell’acceleratore “A” che dopo insistenza dei tecnici radiologi è riuscito a partire in ritardo e sono stati richiamati i pazienti che erano già stati invitati a tornare a casa senza fare il trattamento.

Ieri, 19 settembre, è stata la volta del reattore “B”, dove è inserita mia moglie per una recidiva di un carcinoma, che non è voluto ripartire neanche attraverso successivi tentativi, quindi mia moglie è dovuta tornare a casa senza eseguire il trattamento, come tanti altri pazienti, con rammarico e tristezza, perché saltare anche una sola terapia mette in angoscia chi ha tanta speranza di salvezza proprio in quei macchinari. Tuttavia, nel primo pomeriggio di ieri, mia moglie, è stata avvisata che l’acceleratore era stato riparato e di tornare nella giornata di oggi.

E’ mio sospetto che quei macchinari possono essere troppo obsoleti e affaticati, oppure per altre cause che solo i tecnici preposti possono saperlo, e chi ci rimette in questi casi, purtroppo, è sempre il cittadino sofferente e indifeso.

Confido nella sua sensibilità di giornalista, e le chiedo di appurare quanto da me detto e di lanciare un appello -attraverso la stampa- alle Istituzioni preposte di sostituire o sistemare, una volta per tutte, quei “benedetti” macchinari che tanta speranza danno ai malati entrati, per forza maggiore, nel tunnel di quel maledetto male del secolo.

Ma anche la situazione dell’infiltrazione piovana, lungo il corridoio, non è cosa da sottovalutare, perché è inammissibile che all’interno di una struttura pubblica un malato debba portarsi l’ombrello per ripararsi dalle goccioline di acqua che colano dal soffitto.

Antonio Pisa