BRASILE, NEGATO L’ASILO POLITICO A CESARE BATTISTI

29/11/2008 di

S’infrange contro il parere del Comitato nazionale per i rifugiati (Conare), organo del Ministero della Giustizia brasiliano, la richiesta avanzata da Cesare Battisti, l’ex membro dei Proletari armati per il comunismo, di essere considerato rifugiato politico nel paese latinoamericano, evitando così l’estradizione in Italia, dove è stato condannato all’ergastolo per quattro omicidi tra il 1977 e il 1979.

Battisti – origonario di Latina espatriato in Francia e poi in Brasile, dove si trova agli arresti dal marzo dell’anno scorso – aveva qualche settimana fa chiesto a Brasilia di essere considerato un rifugiato politico, pretendendo appunto che tale condizione fosse riconosciuta dal Conare, organismo che comprende tra l’altro rappresentanti dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati e della Caritas. Sotto forma di un breve comunicato, oggi è arrivata la risposta del ministero della giustizia, che ha comunicato il proprio diniego, precisando che la decisione è stata presa dalla «maggioranza dei componenti» della Conare.

Ora Battisti ha quindi 15 giorni di tempo per fare appello presso il ministro della giustizia brasiliano, Tarso Genro. Lo scorso aprile, il procuratore generale della Repubblica brasiliano, Antonio Fernando Souza, aveva dato parere favorevole all’estradizione dell’ex leader di estrema sinistra in Italia. Se la Conare avesse oggi accettato la sua richiesta, il processo di estradizione sarebbe stato automaticamente sospeso, in quanto la legge brasiliana vieta l’estradizione di stranieri accusati di crimine politico o di opinione. La decisione odierna segna quindi una nuova tappa della vicenda di Battisti, che nel marzo del 2007 venne arrestato a Copacabana, a poca distanza da un albergo sull’avenue Atlantica, a Rio de Janeiro, tradito dall’arrivo di una donna giunta da Parigi che gli portava 9.000 euro.

La fuga dell’ex esponente dei Proletari armati per il comunismo, avvenuta alla fine d’agosto del 2004 dopo che il tribunale di Parigi aveva deciso la sua estradizione in Italia, non aveva fermato in Francia la mobilitazione di politici e intellettuali a favore dell’ex terrorista, che è detenuto nel complesso penitenziario di Papuda, a Brasilia. Tra Brasile e Italia esiste un trattato di estradizione entrato in vigore nel 1993. Secondo gli specialisti, però, il trattato esclude che possano essere accettati i casi ritenuti di carattere politico, tant’è che tale aspetto è stato fatto valere nell’ambito delle richieste di estradizione di Achille Lollo e di Pietro Mancini, entrambe respinte a suo tempo dal Supremo tribunale di giustizia (Stg) brasiliano.