Piano Casa, è scontro tra Galan e Polverini

03/08/2011 di

Ripensamenti? No grazie. Il ministro per i Beni culturali Giancarlo
Galan tiene il punto. Le critiche mosse al Piano casa della Regione Lazio restano
(«quattro o cinque punti hanno un profilo di incostituzionalità») ed era
l’amministrazione Polverini, semmai, che «doveva stare più attenta». Ma la
governatrice Renata Polverini non ci sta, e dopo aver inviato ieri una lettera di
proteste al premier, ottiene oggi dal segretario del Pdl Angelino Alfano il suo
«sostegno alla giunta e al Consiglio per il varo del Piano casa».
«Galan dice che come ministro ha fatto il suo dovere?
Altrettanto ho fatto io come presidente di questa Regione – la replica della
governatrice -. Il Piano casa è parte importante del programma elettorale, e un
cavallo di battaglia del presidente Berlusconi. Le famiglie lo aspettano da anni». E,
in serata, eccola in Consiglio ad attendere una votazione che, dopo la presentazione,
ieri notte, del maxiemendamento di giunta, è ormai solo questione di ore. Notte
movimentata: i consiglieri d’opposizione hanno occupato i banchi della presidenza,
chiedendo di sbloccare una discussione ferma «da troppo tempo». Polverini ha dato loro
dei ‘berlusconianì (causando più di un mal di pancia nell’ala ex-forzista del partito,
si mormora alla Pisana), sottolineando come lei avesse difeso la Regione, mentre le
sinistre avevano dato ragione al ministro del governo.
Ma le sinistre, stamattina, hanno ribadito il concetto. In una conferenza stampa
unitaria i rappresentanti di Pd, Sel, Idv, Verdi, Fds, Radicali e Civica hanno
ribadito come «i rilievi del ministro siano gli stessi che, in mesi di opposizione,
abbiamo fatto anche noi. È gravissimo che Polverini non ci abbia voluto ascoltare
prima, e non abbia accolto il nostro invito a ritirare la legge». E poi c’è il giallo
dell’articolo 9 bis, un testo che, accusano le sinistre, «ieri sera nel
maxi-emendamento non c’era» e che trasformerebbe il sindaco di Roma Gianni Alemanno in
un «dittatore urbanistico», dandogli la possibilità di costruire nella Capitale «6-7
milioni di metri cubi in aree degradate, non edificabili» cambiando le destinazioni
d’uso «senza passare per il consiglio Comunale».
Ma, si difende la giunta, si è trattato di «un errore tecnico di copia e incolla», un
problema sorto al computer. Per cui, spiega l’assessore all’Urbanistica Luciano
Ciocchetti, viene presentata una nuova versione del maxiemendamento, in cui l’ormai
famigerato ‘9 bis’ non c’è più. Ma mentre il testo si avvia a diventare legge, si
preannunciano all’orizzonte nuove battaglie: il Pd è pronto a un referendum abrogativo
contro quella che chiamano già «la peggior legge di questa Regione».