SILVIO BARSI CONDANNATO, SULLA SOSPENSIONE DECIDERA’ IL MINISTRO

11/10/2008 di

di MARCO CUSUMANO *

Esplode il “caso Barsi” dopo la clamorosa condanna a otto anni del preside dell’istituto Magistrale “Manzoni” per lo scandalo delle tangenti per superare i concorsi di abilitazione all’insegnamento.


La patata bollente. Il caso è arrivato già a Roma all’attenzione del ministero dell’Istruzione che dovrà decidere se adottare provvedimenti. I giudici di Latina hanno infatti disposto anche l’interdizione di Barsi dagli incarichi pubblici. Il preside dovrà rinuciare al suo posto di dirigente? Maria Rita Calvosa, dirigente del Csa, taglia corto: «Non ho dichiarazioni da rilasciare, posso solo dire che di questo caso si occuperà l’Ufficio scolastico regionale». Ma dall’Ufficio scolastico regionale la patata bollente è già passata nelle mani del Ministero, probabilmente per un parere, prima della decisione finale. Le ipotesi che circolano in queste ore sono molte. Barsi potrebbe essere sospeso dal suo incarico oppure potrebbe andare in pensione rinunciando alla proroga, visto che ha raggiunto e superato il limite di età. Oppure potrebbe restare tutto invariato, con Barsi alla guida della scuola nonostante la pesante condanna sulle spalle.

Manzoni sotto shock. Il giorno dopo la sentenza l’istituto “Manzoni” è frastornato per quanto accaduto. La scuola aveva ormai digerito lo scandalo degli arresti del 2000 ma ora si trova di fronte a un ostacolo forse più grande. Adesso non ci sono più soltanto delle accuse, c’è un primo verdetto di colpevolezza. Gli studenti non hanno troppi dubbi. «Di questa vicenda abbiamo sentito parlare per anni – racconta una ragazza del quinto – e ora abbiamo saputo della condanna. E’ un fatto molto grave, credo che il preside dovrebbe andare via dalla scuola. Non è giusto avere un dirigente condannato per un fatto che oltretutto riguarda la scuola».

I prof non parlano. Gli insegnanti mantengono invece un comprensibile silenzio che però sembra nascondere una gran voglia di parlare. «Cosa vuole che le dica? – sorride una prof all’uscita di scuola – è una storia complicata ma devo ancora leggere attentamente il giornale per farmi un’opinione». Un altro insegnante, invece, sembra piuttosto impaurito: «Mi dispiace, ma non sono autorizzato a parlare». Parla, al contrario, un genitore in attesa della figlia: «E’ una vicenda al limite dell’incredibile, per quanto ho sentito. Anche se non ho tutti gli elementi per valutare devo dire che dopo una condanna a otto anni di carcere Barsi dovrebbe essere rimosso. Se poi dovesse essere assolto successivamente potrebbe riavere il suo posto». La chiacchierata nel cortile della scuola dura poco: qualcuno segnala la presenza di un cronista e subito una bidella lo invita ad uscire dal recinto: «Lei non è autorizzato a stare qui». Fuori dal cortile le opinioni non cambiano: «Barsi va allontanato – sbotta una studentessa – ora non ci sono solo accuse, c’è una sentenza. Per molto tempo non abbiamo capito se questa vicenda era solo una montatura per screditare il nostro preside. Ora sappiamo che i giudici lo hanno dichiarato colpevole. Purtroppo era tutto vero».

UNA LEGGE POTREBBE SALVARE SILVIO BARSI 

La possibilità di sospendere Silvio Barsi è una questione ancora tutta da chiarire. La legge 97 del 27-03-2001 prevede: «Nel caso di condanna anche non definitiva, ancorché sia concessa la sospensione condizionale della pena, per alcuno dei delitti previsti dall’articolo 3, comma 1 (tra cui concussione corruzione, ndr), i dipendenti indicati nello stesso articolo sono sospesi dal servizio. La sospensione perde efficacia se per il fatto è successivamente pronunciata sentenza di proscioglimento o di assoluzione anche non definitiva e, in ogni caso, decorso un periodo di tempo pari a quello di prescrizione del reato». Barsi potrebbe quindi evitare la sospensione essendo passati otto anni dall’arresto. Tuttavia la legge è stata contestata per incostituzionalita, dunque il caso è ancora da chiarire. Oltre a Barsi i giudici hanno condannato a sei anni la moglie Bianca Brusca, quattro anni a Gerardo Abate, sei anni a Giuseppe Cortesano, Giuseppe Cittadini e Domenico Del Bove, cinque anni a Lory Ulgiati, 8 mesi a Maria Grazia Gentile, 4 mesi a Giuseppe Morgante. Interdizione dai pubblici uffici per Barsi, Del Bove, Cortesano, Brusca, Ulgiati e Cittadini. M.Cus. (* Il Messaggero, 11-10-2008)