Ecomafie, ecco di numeri di Latina e del Lazio

07/06/2011 di
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«8,5 illegalità al giorno, 3.124 infrazioni nel 2010, il 10,1% del totale nazionale. Crescono in modo preoccupante i reati legati al ciclo dei rifiuti, rimangono stabilmente elevati i numeri dei reati per il ciclo del cemento e aumentano quelli degli incendi boschivi, mentre calano le infrazioni legate alle illegalità in campo faunistico e all’arte rubata. È questa la fotografia che emerge dal Rapporto Ecomafie 2011 di Legambiente, che quest’anno vede il Lazio scendere di tre posizioni rispetto all’anno precedente, tornando al quinto posto che già aveva nel 2008 dal secondo posto dello scorso anno, appena sotto al podio nella triste classifica nazionale delle ecomafie, elaborata sulla base dei dati delle Forze dell’Ordine. Si dimezzano le persone denunciate da 2.248 a 1.197, diminuiscono i sequestri che quest’anno sono stati 751 a fronte dei 919 del 2009 e vedono un drastico crollo anche le persone arrestate, 5 contro le 30 dell’anno prima, mentre diminuiscono di poco i reati (da 3.469 a 3.124, meno 345). Colpiscono le 231 infrazioni accertate in provincia di Roma per reati che riguardano i rifiuti, che portano questo territorio al terzo posto della classifica delle province in Italia per questi fenomeni, mentre sono seriamente preoccupanti le 264 infrazioni nella provincia di Latina nel ciclo del cemento che la portano al quarto posto in Italia e le 246 nella provincia di Roma che la fanno piazzare quinta in Italia». Lo comunica, in una nota, Legambiente Lazio. «Nel Lazio crescono i reati legati allo smaltimento illecito dei rifiuti e sono saldamente elevati quelli per il cemento illegale, una triste conferma di una illegalità troppo diffusa e di una pericolosa ascesa della criminalità organizzata che richiede una risposta determinata da parte della Regione, per sostenere il prezioso lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura -ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. Da un lato continuano gli illeciti diffusi, ma dall’altro si radicano organizzazioni criminali con troppi casi nei quali ci sono legami con amministrazioni locali ben oltre i livelli di guardia, soprattutto nel Sud Pontino. Da un lato, servono norme più severe, ed è molto positivo che si stia lavorando per il recepimento nel codice penale delle norme europee, quella deve essere l’occasione per potenziare gli strumenti a disposizione delle Procure. Dall’altro, chiediamo più attenzione da parte delle istituzioni, prima su tutte la Regione Lazio che deve prendere sul serio questo allarme. Su cemento e rifiuti, la Regione deve dare un forte impulso alle Amministrazioni locali con il nuovo piano rifiuti che deve puntare su una nuova stagione per la gestione dei rifiuti, che incrementi riduzione e raccolta differenziata, settori a basso livello di illegalità e infiltrazione, facilitando sul fronte del cemento abusivo il riavvio delle ruspe per gli abbattimenti». Risulta davvero preoccupante nel Lazio l’andamento dei reati legati al ciclo dei rifiuti, al cemento illegale – proasegue il comunicato – Il Lazio quest’anno scala una posizione e passa da sesta a quinta regione in Italia per ecomafie nei rifiuti (dopo le quattro regioni storicamente caratterizzate da infiltrazioni mafiose), con un incremento del 30% dei reati accertati che arrivano ad essere 376, pari al 6,3% del totale nazionale, con 341 persone denunciate, 169 sequestri e nessun arresto. Una situazione critica, tanto da far affermare alla Direzione nazionale antimafia (Dna) nell’ultima relazione annuale che la «dispersione dell’attività investigativa nelle varie procure ordinarie (…), in funzione di un coordinamento utile a evidenziare segnali di presenza di sodalizi mafiosi dietro le organizzazioni o i traffici individuati, ha di fatto reso impossibile o estremamente difficoltoso comprendere quali siano le dimensioni degli interessi delle altre mafie verso questo fenomeno criminale, interessi che non possono certamente escludersi.» Mafie o no, la cronaca recente è zeppa di storie riguardanti provvedimenti giudiziari legati al ciclo dei rifiuti, con imprenditori e funzionari pubblici solleticati dalla prospettiva di guadagni facili: da Minturno (Lt), a Villa Latina (Fr), da Anagni (Fr) a Ceprano (Fr) e fin nelle isole pontine e a Roccasecca (Fr). Stabilmente elevati i numeri nel ciclo del cemento: i 721 i reati accertati (il 10,4% del totale nazionale) confermano il Lazio in terza posizione, dopo Calabria e Campania, con 913 persone denunciate, 269 sequestri effettuati e un arresto. Possono servire per fotografare il fenomeno del cemento illegale nella nostra Regione anche gli ultimi dati ufficiali forniti dalla Regione Lazio: dal 2004 al 2009 sono stati perpetrati 41.588 abusi edilizi, con una media di 20 al giorno. Il 22% di questi si concentra i numeri e le storie del ciclo del cemento nei 23 comuni costieri della regione, in aree vincolate paesaggisticamente, dove un immobile vale sul mercato in media il 30% in più rispetto a edifici costruiti in aree di minor pregio ambientale. Casi diffusi un pò ovunque, dalla Capitale con vicende assurde come quella dell’ufficio condono edilizio più volte sotto inchiesta della procura alle vicende dei Mondiali di nuoto, alla provincia di Latina che è la più colpita dall’illegalità nel settore edilizio e subisce anche una forte pressione della criminalità organizzata mafiosa dove risultano particolarmente esposti i comuni all’interno del Parco nazionale del Circeo, con un milione e 200.000 metri cubi fuori legge -2 abusi edili per ogni ettaro-, ma anche qualche buona notizia come gli abbattimenti lungo le sponde del lago di Paola. Preoccupanti casi anche a Tor San Lorenzo, frazione di Ardea (Rm) dove non mancano però importanti segnali positivi legati ai recenti abbattimenti voluti dall’amministrazione comunale, ma anche nel Parco dei Castelli romani«. »I numeri delle Ecomafie rimangono davvero inquietanti, c’è una preoccupante commistione di interessi che va stroncata immediatamente con una forte risposta istituzionale, ma anche portando a termine i processi già avviati -ha dichiarato Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio-. L’abusivismo si esprime nelle pieghe dell’urbanistica ufficiale, con grandi sequestri che riguardano troppo spesso lottizzazioni nate legali e divenute nella loro attuazione abusive, ma anche nella lotta agli incendi boschivi si vede un arretramento dopo il positivo lavoro svolto col catasto. Leggendo i dati sembra poi probabile che la gravità dei reati stia aumentando, la diminuzione degli arresti fa pensare a pene detentive più gravi come la reclusione, mentre l’elevato numero dei sequestri evidenzia la necessità di importanti misure cautelari. Servono allora più controlli da parte dei Comuni, ma bisogna anche agire sul piano educativo, sulla cultura della legalità, e speriamo che la Regione Lazio voglia presto rinnovare il sostegno all’attività dell’Osservatorio Ambiente e Legalità che la nostra associazione da tempo porta avanti, anche col numero verde        800-911856. Alla Regione chiediamo anche fermezza nei confronti dei grandi processi che si stanno celebrando nel Lazio, da quello per traffico illecito di rifiuti nel viterbese a quello per i reati della Valle del Sacco, le comunità non si possono permettere che siano prescritti per decorrenza dei termini buttando anni di lavoro.« »Nel Lazio va male anche sul fronte incendi, dove da qualche tempo si registravano trend positivi: con 492 incendi (erano stati 394 l’anno scorso), pari al 10% del totale dove invece risultano in calo i numeri complessivi, si passa dal settimo al sesto posto a livello nazionale, con 15 persone denunciate e 10 sequestri effettuati. Non cambiano i dati relativi alle archeomafie e ai reati contro la fauna: anche per il 2010 il Lazio conferma il triste primo posto tra le regioni italiane in entrambi gli ambiti. Contribuendo al 18,7% del totale nazionale, i reati contro la fauna registrati nel Lazio sono stati 1.091 nel 2010, per un totale di 201 persone denunciate e 146 sequestri effettuati. Per le Archeomafie il Lazio registra la peggior performance italiana, dovuta però anche al patrimonio esistente nel territorio regionale: sono state 161 le opere d’arte rubate nel Lazio, il 16,4% del totale nazionale«.